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L’ambasciatore degli Stati Uniti in Colombia ha annunciato l’arrivo di una task force militare americana in supporto alle unità colombiane nella lotta contro i cartelli della droga. La missione – cui numeri ancora non sono stati divulgati – è diretta al contenimento ed alla distruzione delle fiorenti coltivazioni di coca diffuse nello Stato sudamericano, il cui prodotto è in buona parte destinato al consumo della clientela statunitense e che negli ultimi anni si è rivelato un mercato in forte espansione.

Tuttavia, dietro la mossa americana sembrano celati interessi che vanno ben oltre il “semplice” contrasto alla produzione e al contrabbando di stupefacenti. E in questo scenario, gli Stati Uniti di Donald Trump sono decisi a non farsi trovare impreparati: sia contro i rivali asiatici della Russia e della Cina sia contro uno dei nemici giurati di Washington, Nicolas Maduro.

La droga della Colombia: un mercato da capogiro

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reutersil mercato della cocaina della sola Colombia ha contato, nel 2019, 951 tonnellate, contro le 879 dell’anno precedente, con un incremento di oltre l’8%. Nonostante la grande campagna lanciata dall’attuale presidente colombiano Ivan Duque la Colombia continua dunque ad essere un fiorente mercato per la malavita organizzata della regione. Tuttavia, come promesso dallo stesso presidente, i prossimi anni saranno segnati da un nuovo inasprimento della lotta alle coltivazioni, alla quale gli Stati Uniti hanno deciso di prendere parte per permettere alla regione di liberarsi – o almeno limitare – dalla piaga del narcotraffico.

L’intervento americano, infatti, non è finalizzato al semplice sostegno momentaneo. Anzi, la permanenza delle truppe americane nella regione a supporto dell’esercito colombiano è indirizzato a gettare le basi per una collaborazione durevole nel tempo, col fine anche di avvicinare maggiormente Bogotà e Washington. E se la battaglia contro la droga potrebbe essere stata il definitivo collante, ciò potrebbe non essere altro che un banco di prova per il raggiungimento di obiettivi comuni nella regione: molti dei quali volgono lo sguardo verso Caracas.

La Colombiabase americana in Sudamerica?

Benché sia ancora presto per parlare di una serie di progetti che Washington e Bogotà potrebbero portare avanti come coalizione, è impossibile non notare una serie di interessi comuni ai due Paesi che trarrebbero beneficio da una durevole collaborazione. Non soltanto la lotta ai cartelli che limiterebbe l’ingresso illegale di coca negli Stati Uniti ed al tempo stesso rafforzerebbe la posizione di Duque, ma anche da una maggiore pressione militare sul Venezuela la stessa Colombia – oltre agli Usa – trarrebbe dei benefici, grazie alla maggiore stabilità della regione. Inoltre, gli stessi Stati Uniti a quel punto avrebbero ottenuto una base operativa a pochi passi dal Venezuela ed in una favorevolissima area strategica dal quale controllare l’evolversi la situazione e – in caso di necessità – gestire operazioni militari in tutto il Sudamerica. E in questo scenario, dunque, un programma di collaborazione pluriennale non può che soddisfare gli interessi di entrambe le parti in causa, oltre ad accrescere le tensioni di tutta la regione.

Trump sta già pensando al dopo Guaidò?

Dopo la scomparsa nel nulla di Juan Guaidò a seguito del tentativo di golpe venuto alla luce nelle scorse settimane, Washington ha perso un importante alleato nella regione in grado di contrastare l’avversario politico e presidente del Venezuela Maduro. Senza però il proprio uomo di fiducia a comando dell’opposizione, appare chiaro come gli Stati Uniti siano intenzionati però a non perdere le redini della situazione, trovandosi però costretti a vagliare dei piani alternativi. E non potendo seguire la strada politica a causa della probabile implicazione del Paese nel fallito progetto golpista, ecco che Washington potrebbe utilizzare un’altra arma nel proprio arsenale lungamente utilizzata anche contro l’Iran in Medio Oriente: la pressione tramite il dispiegamento militare nei Paesi confinanti.

Con questa chiave di lettura, l’intervento americano nella lotta al contrabbando di cocaina appare decisamente più convincente. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai l’interesse degli States si sarebbe rivolto a questa piaga in un così breve lasso temporale, considerando come sino a questo momento mai la questione abbia interessato in modo così pregnante ol Pentagono. E se la presenza americana in Colombia dovesse rivelarsi col tempo più alta delle attese, ecco che una nuova ondata di tensioni potrebbe nuovamente abbattersi sul continente sudamericano.

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