In questi giorni si è avuto un massiccio movimento di veicoli militari lungo le strade del Belgio e della Germania: si tratta dell’operazione Nato “Atlantic Resolve” che ogni anno, a partire dal 2014, schiera truppe e mezzi corazzati nei Paesi dell’Est Europa in funzione antirussa.

Nel porto di Anversa, in Belgio, sono sbarcati 3300 uomini con a seguito 2500 pezzi di equipaggiamento di vario tipo (dagli Mbt agli Humvee) della prima brigata corazzata facente parte della prima divisione di cavalleria di stanza a Fort Hood (Texas). La formazione andrà ad avvicendare la seconda brigata corazzata della prima divisione di fanteria che tornerà in patria, a Fort Riley (Kansas). 

Una delle finalità di “Atlantic Resolve” è quella di valutare le modalità e le tempistiche di dispiegamento delle truppe e dei mezzi dal momento in cui sbarcano in Europa sino al posizionamento finale nei Paesi Baltici, Romania, Ungheria ed in Polonia. 

Inquadrati nella prima brigata corazzata ci sono 87 carri M1A2 “Abrams”, 140 veicoli corazzati da combattimento “Bradley”, 18 obici “Paladin” e 350 altri mezzi cingolati.

Tutti i mezzi, secondo quanto riporta il sito Defense News, si muoveranno su autostrade e ferrovie ma quest’anno il Comando ha previsto anche l’utilizzo di vie d’acqua che collegano Anversa a Mannheim, in Germania. Dei circa mille veicoli ruotati è previsto che poco più di un quarto (280) si muoveranno lungo le strade dell’Europa centrale e orientale andando a complicare la situazione viabilistica in quanto negli stessi giorni è previsto il dispiegamento del secondo reggimento di cavalleria dalla città bavarese di Vilseck verso la Polonia e i Paesi Baltici nel quadro dell’esercitazione “Sabre Strike” che si terrà dal 3 al 15 giugno e che vedrà il contributo di 12500 soldati americani sul totale di 18 mila partecipanti.

Che cos’è Atlantic Resolve? 

In risposta alla crisi in Ucraina l’amministrazione Obama ha stanziato un miliardo di dollari (nell’anno fiscale 2015) in misure per rassicurare gli alleati dell’Europa Orientale. Il programma si chiama Eri (European Reassurance Initiative) ed è ormai divenuto stabile nel quadro della difesa europea con un budget che nel corso degli anni è andato aumentando sino ai 3,4 miliardi di dollari dell’anno scorso. 

“Atlantic Resolve” è uno dei programmi americani per sostenere la presenza militare in quel settore europeo che è diventato il nuovo fronte tra Nato e Russia. Come si legge nel documento ufficiale del Us European Command l’operazione è la “dimostrazione del nostro continuo coinvolgimento nella sicurezza collettiva della Nato” e “continua attenzione alla sicurezza e stabilità della regione alla luce dell’intervento russo in Ucraina”. 

“Gli Stati Uniti intraprendono parecchi e immediati passi per dimostrare la solidarietà verso i nostri alleati della Nato” si legge nel documento “come aumentare la presenza terrestre, aerea e navale nella regione e implementare le esercitazioni precedentemente stabilite”. Sostanzialmente quindi si tratta di un’operazione che ricorda molto la “Reforger” (Return of Forces to Germany) che si teneva durante la Guerra Fredda – l’ultima è stata effettuata nel maggio del 1993 – e che doveva testare la capacità della Nato di dispiegare rapidamente le proprie forze nella Germania Occidentale nel caso di un conflitto con il Patto di Varsavia. 

Ora ovviamente il panorama strategico (e tattico) è mutato e la Germania non rappresenta più “il fronte”, oltretutto l’Europa viene ancora considerata dagli Stati Uniti come il luogo più stabile al mondo dove mantengono la loro presenza militare pertanto il teatro europeo continua ad essere lo scenario meno probabile di impiego delle truppe Usa. L’Europa invece rappresenta la base “logistica” per le operazioni americane in Medio Oriente ed in Africa come se fosse una sorta di enorme hub da cui partono le forze Usa impegnate nelle varie operazioni. Eri ed in particolare “Atlantic Resolve” nascono quindi dall’esigenza di dimostrare agli alleati più orientali della Nato (Polonia, Paesi Baltici, Romania, Bulgaria e Ungheria) che Washington non intende defilarsi dal teatro europeo e anzi, fornisce un determinato dispiegamento di uomini e mezzi in funzione di deterrenza rispetto ad un possibile attacco russo. 

Del resto se andassimo a guardare i numeri della presenza Usa in Europa nel corso degli ultimi 20 anni, e ci mettessimo nei panni di un governante di un Paese dell’est europeo con ancora viva la memoria dell’occupazione sovietica, avremmo un quadro allarmante: la consistenza delle truppe Usa negli anni ’90 era di 122 mila uomini a fronte dei 213 mila del periodo pre caduta del Muro di Berlino.Nel 2014 in particolare questi erano scesi a 75 mila ulteriormente diminuiti a 62 mila nel 2016.

In risposta quindi a queste preoccupazioni gli Stati Uniti hanno cambiato la disposizione delle proprie unità già presenti sul territorio europeo: la maggior parte delle truppe e dei mezzi si sono infatti spostate da Italia, Uk e Germania verso Bulgaria, Polonia, Paesi Baltici e Ungheria sia con rischieramenti a rotazione sia in pianta stabile.

Il nemico è davvero la Russia? 

Se dovessimo fare un’analisi strategica basandoci solo sui proclami delle agenzie stampa diremmo di sì, ma andando ad analizzare in dettaglio quanto sta avvenendo negli ultimi anni possiamo dire che le cose sono leggermente diverse. 

Gli Stati Uniti continuano a considerare la Russia un pericolo serio per la stabilità e la sicurezza europea e mondiale, ma non è esistenziale né per sé stessi né per gli alleati della Nato. Uno scenario di guerra in Europa avrebbe una dimensione locale ed è  improbabile che vengano coinvolti direttamente i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica: Bielorussia, Ucraina, Moldavia e Finlandia sono considerati gli obiettivi più probabili di un’eventuale “coup” russo. 

In questo senso Washington considera le forze presenti in Europa pienamente adatte a svolgere il ruolo di deterrenza – si calcola che la Nato possa disporre tra i 60 e i 100 mila uomini di pronta mobilitazione – ma sotto l’egida di Eri ha comunque aumentato di circa 5 mila unità la propria presenza che nel 2017 ammontava a 67 mila uomini di stanza fissi o in rotazione.