“Rivolgo un appello al ministro Di Maio, che dopo Fratelli d’Italia è stato coraggioso nel denunciare la questione del Franco Cfa e del neocolonialismo francese in Africa: FdI chiede al governo di convocare l’ambasciatore francese per chiedere conto del carteggio pubblicato dal Dipartimento di Stato americano e sulle cause che avrebbero spinto la Francia a bombardare la Libia, generando l’attuale caos immigrazione che subiamo”. A dirlo in un video pubblicato su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

A cosa si riferisce? Alle circa 3.000 email declassificate dell’ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton diffuse nel 2016. Alcune di esse raccontano in maniera precisa le vere motivazioni dell’intervento francese e occidentale contro la Libia di Muammar Gheddafi nei primi mesi del 2011. Motivazioni umanitarie? Il timore di un imminente genocidio? Gli stupri di massa da parte dei miliziani? Nulla di tutto questo. Precisi e cinici interessi geopolitici che hanno spinto la Francia di Nicolas Sarkozy a intervenire militarmente, con il pieno supporto della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e, obtorto collo, anche dell’Italia – che si ritrovò nell’angolo. Attacchi che successivamente furono unificati il 25 marzo 2011 sotto l’Operazione Unified Protector a guida Nato. 

Il timore di una valuta panafricana convinse l’Eliseo

La email No. F-2014-20439 Doc No. C05779612 inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill e poi di Hillary) all’allora Segretaria di Stato Usa Hillary Clinton, dal titolo “France’s client & Qaddafi’s gold”, svela la verità sull’intervento occidentale in Libia a supporto degli insorti.

“Secondo le informazioni disponibili – scrive Blumenthal – il governo di Gheddafi detiene 143 tonnellate di oro e una quantità simile in argento. Durante la fine di marzo 2011 questi stock sono stati spostati nel Sabha (sud-ovest in direzione del confine libico con il Niger e il Ciad); presi dai caveau della Banca centrale libica a Tripoli”. Questo oro, prosegue, “è stato accumulato prima dell’attuale ribellione e doveva essere utilizzato per stabilire una moneta panafricana basato sul dinar libico. Questo piano è stato progettato per fornire ai Paesi africani francofoni un
’alternativa al franco francese (Cfa)”.

Un piano, quello del Colonnello, che allarma l’Eliseo, come conferma Blumenthal nella stessa e-mail, nero su bianco. “Gli ufficiali dei servizi segreti francesi hanno scoperto questo piano poco dopo l’inizio della ribellione in corso e questo era uno dei fattori che hanno influenzato la decisione del presidente Nicolas Sarkozy di impegnare la Francia nell’attacco alla Libia”.

Ecco perché la Francia è intervenuta contro Gheddafi in Libia

Oltre alla questione legata al Franco Cfa  e al progetto di Gheddafi di coniare una moneta panafricana basa sul dinar libico, Blumenthal riassume al Segretario di Stato le motivazioni interveniste di Nicolas Sarkozy: “Il desiderio di ottenere una quota maggiore della produzione petrolifera della Libia; aumentare l’influenza francese in Nord Africa; migliorare la sua situazione politica interna in Francia; fornire alle forze armate francesi l’opportunità di riaffermare la propria posizione nel mondo; affrontare la preoccupazione dei suoi consiglieri sui piani a lungo termine di Gheddafi di soppiantare la Francia come potenza dominante Africa francofona)”. Il tutto a danno anche dell’Italia. 

Altro che la dottrina Responsability To Protect (2P2) invocata dall’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama il 28 marzo 2011 o le bugie raccontate dal Presidente francese Nicolas Sarkozy sui bombardamenti occidentali che, a suo dire, sarebbero stati “soltanto di natura difensiva” nel caso Gheddafi si fosse servito “di armi chimiche o attacchi aerei contro manifestanti non violenti”. Il Presidente francese mentì al mondo perché l’Eliseo, scoperti i piani del Colonnello sul Franco Cfa, era oramai deciso a intervenire con le bombe in Libia. Ad ogni costo. 

“Credo sia vergognoso che nessuno abbia mai ritenuto di approfondire questo documento pubblico e di risalire alle reali cause che hanno scatenato il caos in Libia e generato il caos immigrazione che arriva da noi” prosegue Giorgia Meloni. “Perché e quello che c’è scritto qui fosse anche lontanamente vero, significherebbe che la Francia non è esattamente un filantropo che stampa queste monete, ma ha un interesse a difendere questa moneta coloniale”.