I media israeliani hanno sollevato un polverone che vede protagonista la vicenda sull’accordo JCPOA, il famigerato accordo sul nucleare iraniano sottoscritto nel 2015 da Teheran, con la negoziazione dei P5+1, con gli Stati Uniti in testa, alla cui presidenza vi era all’epoca Barack Obama.
Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, citata dal New Yorker, l’entourage di Donald Trump avrebbe ingaggiato l’agenzia di servizi di indagine israeliana Black Cube, che annovera tra i suoi operatori ex agenti del Mossad, i servizi segreti israeliani, con uffici che hanno sede a Tel Aviv, Londra e Parigi.Â
La stessa agenzia è tornata alla ribalta delle cronache di mezzo mondo dopo che era stata ingaggiata anche dall’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein, travolto dallo scandalo dei favori sessuali a Hollywood, che avrebbe richiesto le prestazioni dell’agenzia per screditare le attrici che avevano accusato il produttore di molestie sessuali.Â
Secondo quanto espresso, dunque, i servigi richiesti a Black Cube riguardavano l’eventualitĂ di scavare nel passato di due consiglieri politici di Obama, al fine di rinvenire alcuni passaggi controversi, o dei particolari interessi economici, che potessero essere oggetto di scandalo, nonchĂ© causa legittimante di un ritiro statunitense dall’accordo.
In effetti, Donald Trump non ha usato mezzi termini per indicare il proprio disappunto per un accordo che ha piĂą volte giudicato come “il peggiore di sempre“, corroborato pochi giorni fa dalle prove pubblicamente esposte da Benjamin Netanyahu circa dei presunti e segreti esperimenti iraniani su un impiego militare dell’energia atomica.Â
Nel giugno 2017 Ann Norris, ex funzionario del dipartimento di Stato, ha ricevuto un’e-mail contenente una proposta insolita. La Norris è sposata con Ben Rhodes, ex consigliere di politica estera del presidente Barack Obama e un importante difensore del nucleare iraniano. Nell’e-mail, una donna che si presentò come Eva Novak e dichiarò di lavorare per una societĂ cinematografica con sede a Londra chiamata Shell Productions, chiese alla Norris di consultarsi su un film che lei descriveva come una via di mezzo tra “Tutti gli uomini del presidente” e “The West Wing“: a questa mail ha fatto seguito un carteggio elettronico tra i due interlocutori, che avrebbe mirato a carpire delle informazioni personali proprio su Rhodes e sulla sua affezione nei confronti del famigerato accordo iraniano.Â
Allo stesso modo, anche Rebecca Kahl, moglie dell’ex consigliere di Obama, Colin Kahl, fu contattata da una donna di nome Adriana Gavrilo che, per conto di una azienda denominata Ruben Capital, nella quale era a capo dell’ufficio di corporate social responsibility, aveva bisogno di ottenere delle informazioni su un programma di istruzione condotto nella scuola che la figlia dei coniugi Kahl frequentava. Sebbene Rebecca Kahl si fosse ripetutamente offerta di fungere da tramite tra la Gavrilo e i funzionari dell’istituto scolastico, questa voleva interfacciarsi soltanto con la Kahl, che all’epoca lavorava in un programma del National Democratic Institute.Â
I documenti mostrano che Black Cube ha compilato profili dettagliati sul background di diverse persone, tra cui Rhodes e Kahl, contenenti i loro indirizzi, le informazioni sui membri della loro famiglia e persino le marche delle loro automobili. Gli agenti della Black Cube furono indirizzati alla ricerca di informazioni dannose sul loro conto, comprese affermazioni infondate secondo cui Rhodes e Kahl avevano lavorato a stretto contatto con i lobbisti iraniani e si erano arricchiti personalmente attraverso il loro lavoro politico sull’Iran (hanno negato tali affermazioni); voci secondo cui, prosegue il New Yorker, Rhodes era uno dei membri dello staff di Obama responsabile di “smascherare” i funzionari della transizione verso Trump che erano stati nominati in documenti dell’intelligence (Rhodes ha negato tale affermazione); e una voce secondo cui uno degli individui presi di mira dalla campagna aveva una relazione clandestina.
In una nota pubblica, Black Cube ha dichiarato: “La politica di Black Cube è di non discutere mai dei propri clienti con terze parti e di non confermare o negare alcuna speculazione fatta in merito al lavoro dell’azienda”. La dichiarazione diceva anche: “Black Cube non ha alcun rapporto con l’amministrazione Trump, con gli assistenti di Trump, con nessuno vicino all’amministrazione, o con l’accordo con l’Iran. “Lo studio ha anche affermato che “opera sempre nel pieno rispetto della legge in ogni giurisdizione in cui conduce il suo lavoro, seguendo la consulenza legale dei principali studi legali del mondo”.