“Le azioni di oggi vogliono riaffermare il nostro impegno a sostenere uno stato di diritto e sono volte a rafforzare le istituzioni democratiche della Bulgaria. Gli Stati Uniti sono al fianco di tutti i bulgari e il Dipartimento farà ogni cosa in suo potere per perseguire gli attori corrotti”. Con questa chiusura, contenuta in un comunicato federale, gli Stati Uniti hanno ufficialmente imposto sanzioni verso 64 società appartenenti o riconducibili ai massimi gerarchi della Bulgaria, accusati di corruzione e di ripetute violazioni dello stato di diritto nel Paese europeo. In uno scenario che, se non adeguatamente ribattuto, potrebbe gettare discredito non soltanto verso la Bulgaria ma verso la stessa Unione europea, e in particolar modo sulla Germania di Angela Merkel.

Perché la Bulgaria non sarebbe uno Stato di diritto?

Negli ultimi anni, come affermato anche dal tedesco Der Spiegel, l’Unione europea si è molto interessata alla questione dello Stato di diritto ed alla tutela dei diritti fondamentali nei Paesi dell’Europa dell’est. Tuttavia, la sua attenzione si è sostanzialmente focalizzata verso quei Paesi (come l’Ungheria di Viktor Orban e la Polonia di Jaroslaw Kaczinsky) che più volte sono giunte ai ferri corti con Bruxelles, spesso rimarcando posizioni opposte riguardo a molte tematiche care ai burocrati europei.

Al netto della corruzione per il quale è accusato assieme ad altri esponenti di spicco del suo partito, Boyko Metodiev Borissov (leader del partito “Cittadini per lo sviluppo europeo”) non è mai arrivato allo scontro frontale con l’Unione europea. Anzi, nella sua posizione di storico appartenente al Partito popolare europeo e grazie ai suoi ottimi rapporti con la cancelliera tedesca Merkel, Borissov non è mai stato descritto nello stesso modo delle sue controparti ungheresi e polacche. Tuttavia, quello che starebbe accadendo in Bulgaria andrebbe ben oltre le più cupe preoccupazioni che Bruxelles in questi anni ha rivolto a Budapest e Varsavia.

Secondo un rapporto sulla libertà di stampa, infatti, la Bulgaria occuperebbe l’ultimo posto dell’Unione europea, venendo preceduta a livello mondiale persino dall’Etiopia, dalla Guinea e dal Mozambico. Tutto ciò, purtroppo, mentre l’interesse dei magnati dilaga nel Paese a discapito della popolazione, rendendo in questo modo le disparità sociali ai massimi del Vecchio continente.

L’Europa ha fallito con la Bulgaria?

Quando nel 2007 venne accolta la candidatura della Bulgaria per l’ingresso nell’Unione europea, si sapeva che i problemi relativi alla sua corruzione ancora non erano risolti. Tuttavia, la speranza di Bruxelles e la promessa di Sofia era quella di risolvere nel più breve tempo possibile questa condizione; particolare che, però, non si è verificato, lasciando il Paese ben al di sotto degli standard attesi.

Quasi ininterrottamente al potere dal 2009, secondo le accuse americane Borissov ha infatti costruito un Paese ed una burocrazia a sua immagine e somiglianza, rendendo la Bulgaria l’ultima vera oligarchia dell’Unione europea. E se ciò è realmente accaduto, difficile non vedere delle colpe proprio tra i burocrati d’Europa, concentrati più a vessare chi, come l’Ungheria e la Polonia, hanno sempre espresso le proprie intenzioni piuttosto che indagare su chi, nell’ombra, tirava i fili delle politiche nazionali.

Le sanzioni Usa sono un messaggio alla Germania

Come sottolineato in precedenza, Sofia e Berlino godono di ottimi rapporti dovuti all’estrema vicinanza degli ultimi anni tra la cancelliera tedesca Merkel e il premier bulgaro Borissov. Sotto questa chiave di lettura, dunque, la decisione unilaterale di sanzionare le società appartenenti ai massimi politici del Paese sono un chiaro segnale alla Germania di come gli Stati Uniti non tollerino i doppi giochi tedeschi.

Con questa mossa a sorpresa, infatti, Washington ha di fatto obbligato Bruxelles ad approfondire la questione relativa alla corruzione bulgara. E in questo scenario, dunque, vi è la possibilità che la scoperta degli scheletri nell’armadio di un sistema corrotto possano cambiare gli equilibri di potere nella regione; con il possibile allontanamento di Sofia dalla sfera di influenza tedesca. Eliminando, di fatto, quella che poteva diventare una “lunga mano” della Merkel in Europa dopo il suo abbandono alla carica di cancelliere della Germania prevista per il prossimo autunno.

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