“Chiediamo a tutti nel mondo di sostenere ciò che gli Stati Uniti stanno facendo per far sì che la Repubblica dell’Iran si comporti come una nazione normale”: sono queste le parole pronunciate al Segretario di stato Usa, Mike Pompeo, a seguito dell’uccisione del generale Qassem Soleimani. Una richiesta che Washington non si aspettava di dover avanzare, avendo sperato fin da principio in un maggiore sostegno da parte degli alleati, soprattutto europei. Ma l’azione intrapresa dagli Stati Uniti e giustificata come difensiva ha suscitato più preoccupazione che applausi tanto in Europa quanto in Medio Oriente, fatta eccezione per Israele. Anche la reazione della Turchia è stata piuttosto fredda e ponderata, ennesimo segno del peggiorare dei rapporti tra Washington e Ankara.
La reazione turca
Il primo ad esprimere un commento sull’uccisione di Soleimani è stato il Ministero degli esteri, che dopo ben 10 ore ha rilasciato un comunicato in cui sottolineava come l’azione statunitense rischia di minare ulteriormente la stabilità della regione. “La Turchia”, prosegue il messaggio, “è sempre stata contraria agli interventi stranieri, agli assassini e ai conflitti settari” in Medio Oriente. Una posizione condivisa anche dal presidente Erdogan, che in un’intervista televisiva alla Cnn turca ha rimarcato gli effetti destabilizzanti dell’uccisione di Soleimani e promosso il dialogo per evitare una nuova escalation. La Turchia sembra quindi intenzionata a ricoprire il ruolo di mediatore tra le parti, sfruttando i legami tanto con gli Stati Uniti quanto con l’Iran per scongiurare un conflitto aperto che potrebbe avere luogo in territorio iracheno. Una nuova destabilizzazione dell’Iraq avrebbe infatti effetti negativi su tutta la regione mediorientale, fornendo tra l’altro nuova linfa vitale allo Stato islamico che proprio in Iraq aveva iniziato a costruire il proprio Califfato.
I rapporti Usa-Turchia
La reazione turca all’uccisione di Soleimani, come detto, è anche un segno dell’attuale stato delle relazioni con gli Stati Uniti. I rapporti tra i due alleati Nato sono tesi da diverso tempo a causa delle diverse posizioni assunte dai due Paesi in Siria: la Turchia non hai perdonato agli Usa il supporto dato da questi ultimi alle forze curde, mentre gli Stati Uniti minacciano ancora di imporre sanzioni contro Ankara per l’acquisto dei S-400 russi. A peggiorare i rapporti tra i due Paesi adesso c’è anche la questione Libia. La Turchia ha inviato le sue truppe a sostegno di Al Serraj, presidente del Governo di Accordo Nazionale riconosciuto dall’Onu, mentre gli Stati Uniti propendono più verso il suo avversario, il generale Khalifa Haftar. Altra questione che vede i due Paesi in contrapposizione e che potrebbe rappresentare un serio problema per gli Stati Uniti riguarda le due basi Nato presenti in Turchia. Ankara minaccia da mesi di allontanare gli americani da Incirlik e Kurecik in risposta alle sanzioni Usa e se dovesse davvero decidere di farlo in un momento di tale tensione la situazione si complicherebbe per gli Stati Uniti. A pochi giorni dall’uccisione di Soleimani è tuttavia difficile capire fino a che punto le relazioni Usa-Turchia potranno peggiorare, ma è probabile che Ankara cercherà di rimanere neutrale il più a lungo possibile proponendosi come mediatore e cercando di ottenere più vantaggi possibile dalla situazione attuale.