Marine Le Pen è intenzionata a sconvolgere il quadro partitico francese. Il Front National, infatti, non solo è destinato a cambiare nome, ma anche a modificare profondamente la sua piattaforma programmatica. Il fine dell’ennesima rivoluzione targata Le Pen è quello di “normalizzare” il Fn rendendolo sempre più speculare ad un futuro progetto governativo. Dopo la “dediabolizzazione”, insomma, sembra essere arrivato il tempo della “normalizzazione”. “Patrioti contro la globalizzazone”, “”Unione dei patrioti”, “Alleanza patriota e repubblicana”, questi sono i nomi che circolano sul web in vista del restyling organizzato mediante una consultazione degli iscritti. Per ora, però, nessuna ufficialità: tutte le scelte saranno rese pubbliche a marzo, durante un congresso nazionale che si prospetta pieno di cambiamenti per il lepenismo. “Non bisogna esitare a dotarsi degli strumenti per vincere – ha sottolineato la figli di Jean Marie in una conferenza stampa -. E ancora: “Se cambiamo il Front National, allora dobbiamo cambiarne anche la denominazione”, dato che “se un nome contiene una carica che può suscitare dei timori, oppure porta con sé una carica emotiva troppo forte, come sembra sia il caso del Front National” allora quel nome va cambiato. Rivoluzione in corso, quindi, condita dalla fretta di recuperare il terreno perso dopo le due batoste elettorali subite contro Emmanuel Macron.
E Marine Le Pen, com’è normale che sia, guarda ai modelli vincenti. Quello austriaco su tutti: Sebastian Kurz ha dimostrato come sia possibile prevalere all’interno di una piattaforma politica popolare, pur mantenendo stili e tematiche di stampo “populista”. Basta, insomma, con la contestazione dura e pura. La Le Pen vuole prendere da “esempio” i modelli dei partiti sovranisti polacchi, ungheresi e, come detto, austriaci. L’alleanza di Visegradresta sullo sfondo, ma un occhio di riguardo Marine lo sta riservando soprattutto allo scacchiere politico della sua nazione: le contrattazioni con Nicolas Dupont Aignan, il presidente di Debout la France, che era stato alleato del Front ai tempi delle presidenziali, sono in corso dalla fine di dicembre. Florian Philippot ha abbandonato la causa lepenista e Marine ha un urgente bisogno di un nuovo braccio destro. Dopo la “scomunica” arrivata in piena campagna elettorale dal padre Jean Marie e l’addio alla politica di Marion, Marine sembra essere rimasta sola nel tentativo di aprire il più possibile le porte della sua creatura politica. L’Ump, invece, con la vittoria congressuale di Wauquiez, ha svoltato a destra: il nuovo leader dei “Republicains” è considerato dalla frangia centrista del partito un estremista. Anche per questo, quindi, il Front National ha bisogno di prendere in fretta le contromisure. Il rischio che l’elettorato storico del Fn cominci a pensare al partito di Sarkozy come ad un interlocutore politico più credibile è alto.
La linea euro-scettica è stata, e verrà sempre di più, messa in discussione. La sensazione è che la Le Pen stia rimescolando le carte al fine di poter imbastire alleanze durante i prossimi appuntamenti elettorali. Certo, di tempo per rifondare tutto ce ne vorrà, ma il Front National non vuole correre il rischio di sparire dalla scheda elettorale. Cinquantuno mila militanti di partito, intanto, sono stati chiamati a scegliere sul futuro del Fn mediante una consultazione popolare. Circolano voci che segnalerebbero un certo malcontento per il cambio del nome, ma Marine ha derubricato tutto affermando la tesi contraria. L’allontanamento delle tematiche sovraniste, infine, potrebbe facilitare il lavoro degli scissionisti di Phlippot e delle formazioni di sinistra, ma la Le Pen pare non avere scelta: cambiare radicalmente o arrivare sempre ad un passo della vittoria senza mai trionfare e quindi, probabilmente, scomparire.