Il fatto che la campagna di Marine Le Pen verso il voto presidenziale francese del 23 aprile scorso sia stata coronata da un successo senza precedenti per il Front National è indubbio e suffragato dai dati: oltre 7,6 milioni di voti, con il 21,30% delle preferenze e 47 dipartimenti in cui Marine Le Pen ha ottenuto la maggioranza relativa testimoniano un notevole progresso rispetto agli ultimi appuntamenti elettorali. Tuttavia, alla prova dei fatti l’impatto del “ciclone Le Pen” sulla Francia è sicuramente risultato molto più attenuato rispetto alle aspettative preventivate da numerosi sondaggisti e opinionisti politici sino a poche settimane fa e il Front National è risultato secondo nelle preferenze complessive, alle spalle del movimento En Marche! di Emmanuel Macron e con un vantaggio di 400.000 voti su Les Republicains, che hanno portato François Fillon a subire una sconfitta sicuramente meno rovinosa di quella preventivata da alcuni mesi a questa parte. Il Front National e Marine Le Pen fanno la storia, ma non possono dimenticare determinate recriminazioni legittime legate alle modalità di conduzione della campagna elettorale verso il primo turno, che hanno sicuramente impedito il completo dispiegamento di un programma di governo ben strutturato e lungamente elaborato e il raggiungimento di un risultato pari o superiore al 25% e del primo posto in vista del ballottaggio, obiettivi alla portata che avrebbero impresso ulteriore vigore alla marcia frontista.Ad erodere la considerevole base di consensi di Marine Le Pen potrebbe aver concorso, in maniera sostanziale, l’ascesa del candidato di La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon, andato vicino al raddoppio dei risultati di cui lo accreditavano i pronostici negli ultimi giorni di marzo e capace di superare la soglia dei 7 milioni di voti grazie al dispiegamento di un’efficace campagna elettorale, fondata fortemente sul potenziale dei social network, di eccellenti doti comunicative e di una piattaforma politico-economica di aperta rottura. Le proposte di Mélenchon, fondate su un ampio piano di investimenti pubblici da oltre 270 miliardi di euro, sulla messa in discussione dei trattati europei, sull’uscita dalla NATO e sul rafforzamento del welfare state non hanno solo, come indicato dai sondaggisti, condannato all’irrilevanza e letteralmente cannibalizzato il Parti Socialiste: Mélenchon, infatti, ha incarnato in maniera completa una visione antisistema populista ma, al tempo stesso, fondata su un concreto richiamo all’ideologia dellaa Gauche che ha saputo concorrere in maniera aperta con il Front National e le sue prese di posizione nì Droite nì Gauche nell’acquisizione di consensi in un elettorato almeno parzialmente sovrapponibile. Visione che si è mostrata in maniera particolarmente evidente nel corso dei dibattiti televisivi, che hanno segnato l’apice della campagna elettorale dell’ex Ministro socialista, il quale ha decisamente superato Marine Le Pen in quanto a capacità di utilizzo dei diversi mezzi a disposizione. In vista del ballottaggio, in ogni caso, la candidata del Front National sembra aver impresso un deciso salto di qualità: più visibilità, maggiore diversificazione degli obiettivi e un’immagine più attiva ne hanno caratterizzato le prime uscite. Le Pen, per potersi giocare al meglio le carte a disposizione contro Macron, deve da un lato fare presa sulla base di consensi di François Fillon, particolarmente radicata in campo cattolico, e dall’altro beneficiare di almeno una quota dei consensi andati, nel corso del primo turno, a Mélenchon.Il tema del travaso dei consensi da La France Insoumise al Front National nel ballottaggio dei 7 maggio è di capitale importanza: non è un mistero che i due candidati di riferimento di un variegato complesso di partiti “antisistema” e anti-mondialisti che, nel primo turno della corsa all’Eliseo, hanno raccolto il 45% delle preferenze abbiano ampiamente beneficiato dell’arretramento del Parti Socialiste nelle sue roccaforti operaie, della comune attenzione a temi cardine come il lavoro, il rapporto con l’Europa e la sicurezza sociale e del forte fermento interessante il mondo politico francese. Tuttavia, Mélenchon ha fatto della sua dichiarata alternatività a Marine Le Pen un punto fermo della sua campagna e tra i due sussistono abissali differenze per questioni come quella concernente l’immigrazione. Mélenchon ha rifiutato di garantire il suo endorsement a Macron in vista del ballottaggio decisivo e ha dichiarato che non renderà pubblica la sua preferenza personale in vista del ballottaggio. Al tempo stessa , come riportato da Politico,ha proposto una consultazione online ai 450.000 iscritti alla piattaforma informatica de La France Insoumise, per conoscere l’opinione prevalente tra i suoi sostenitori. . In questa, l’appoggio a Marine Le Pen è escluso a prescindere: Marine Le Pen dovrà di conseguenza conquistare sul campo il favore della fascia di elettori di Mélenchon che sentono come prioritari gli appelli agli “sconfitti della globalizzazione” e all’unità dei “patrioti”, mentre al contempo il candidato della Sinistra porta avanti un delicato progetto politico. Come riportato da Aldo Giannuli in un articolo pubblicato sul suo blog, infatti, Mélenchon guarda con fiducia alle elezioni legislative di giugno, che potrebbero rappresentare l’occasione per un ulteriore balzo in avanti de La France Insoumise, per preparare il quale egli ha assoluta necessità di mantenere compatti i suoi sostenitori e, soprattutto, di venire meno a una linea coerentemente sostenuta nel corso della campagna elettorale, identificante in Macron un prodotto di un establishment in disfacimento e in Marine Le Pen l’erede di un’estrema destra percepita come dichiaratamente ostile. Per quest’ultima, di conseguenza, la corsa si preannuncia in salita: la sovrapposizione tra diverse tematiche delle due campagne non riduce la natura profondamente alternativa di Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, specie se si prende in considerazione l’ampia prospettiva delle elezioni francesi. Per la Le Pen, l’ipotesi migliore è che dalla consultazione interna a La France Insoumise emerga un chiaro invito all’astensione: in tal modo, la riduzione della base elettorale potrebbe tradursi in un aiuto, inconsapevole, da parte di Mélenchon nella sfida a Macron.
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