Nessuna sorpresa e nessuno stravolgimento: in Azerbaijan il “day after” delle elezioni legislative ha presentato un Paese in mano allo stesso partito che lo guida dal giorno dell’indipendenza, ossia lo Yeni Azerbaijan Party (Yap). Si tratta della formazione politica del presidente Ilham Aliyev, il quale è capo di Stato dal 2003 ed è succeduto al padre Heydar Aliyev. Le ultime consultazioni legislative hanno avuto anche un non indifferente significato politico, visto che arrivavano al culmine di alcune riforme attuate da Aliyev nel corso del 2019. 

I risultati delle elezioni

Il Paese caucasico è andato al voto con alcuni mesi di anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura. Ad indicare lo scioglimento del parlamento uscente è stato lo stesso presidente al termine del 2019, con l’organo legislativo che ha acconsentito alla fine anticipata del proprio mandato. Tuttavia, la composizione del nuovo parlamento non sembra discostarsi molto da quello precedente. Lo Yap, secondo i primi risultati annunciati dalla commissione elettorale, avrebbe ottenuto 70 seggi su 125, uno in più rispetto all’ultima legislatura. Complessivamente, il partito del presidente avrebbe avuto il 47% dei consensi, ma questo non deve illudere: la formazione di Aliyev è l’unica realmente in grado di dominare la scena anche se a livello percentuale non è arrivata al 50%+1 dei voti.

Infatti, gran parte dei seggi non andati allo Yap sono stati assegnati a candidati indipendenti e non agganciati ad alcuna formazione politica. Tra questi, non sono pochi coloro che, una volta aperti i lavori del nuovo parlamento, dovrebbero schierarsi con il partito del presidente ed essere inquadrati nella maggioranza. Molto indietro gli altri partiti, mentre altre formazioni avevano già prima del voto deciso di boicottare le elezioni.

L’Azerbaijan ad un bivio

Negli anni 2000 il Paese ha conosciuto una lunga fase di sviluppo economico che, tra le altre cose, ha impedito il “contagio” delle rivoluzioni colorate sviluppatesi nella vicina Georgia ed in altri paesi della regione. Gli introiti del petrolio e del gas, con la società statale Socar diventata tra le principali del settore ed impegnata nella sponsorizzazione di eventi sportivi in Europa, hanno consentito all’Azerbaijan di avere una fase stabile sia a livello economico che politico. Quando nella capitale Baku si corre il gran premio del mondiale di Formula 1, il pubblico da tutto il mondo può osservare il volto più moderno del Paese.

Ma ci sono diverse sfide a cui Baku deve far fronte: lo spettro della crisi economica del 2016 e la mai risolta questione del Nagorno Karabakh.

Per questo Aliyev nel 2019 ha promosso una serie di riforme, al culmine delle quali ha deciso di sciogliere il parlamento. Dalla riforma del consiglio dei ministri, con diversi dicasteri chiusi ed inglobati in altri ministeri, fino al licenziamento di dirigenti e membri del governo “storici” e considerati molto potenti, sono state diverse le “scosse” che il presidente Aliyev ha provato a dare per togliere l’Azerbaijan dalla stagnazione in cui è caduto. Lo stesso capo dello Stato ha presentato lo scioglimento anticipato del parlamento come il tentativo di accelerare il piano di riforme grazie ad una rinnovata assemblea legislativa.

Un processo dunque che nelle intenzioni ufficiali del governo dovrebbe portare ad ulteriori svolte in seno alla politica ed all’economia del Paese.

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