Separare l’economia dalla politica. Nei rapporti tra Stati Uniti e Cina sarà sempre più importante distinguere questi due piani. È infatti sempre più evidente la discrepanza che sussiste tra i dossier che riguardano gli affari e il business e i temi che rientrano nella casella etichettabile come politico-istituzionale.

Detto altrimenti, mentre Washington e Pechino potrebbero (e in certi casi vorrebbero) intavolare una collaborazione economica senza più sventolare dazi e ripicche commerciali, dall’altro lato emerge la necessità, soprattutto da parte delle rispettive élite politiche, di limitare le interazioni a causa di inevitabili linee rosse da non superare.

L’esempio più calzante riguarda le recenti contromosse del governo Usa che hanno colpito in pieno il settore tecnologico cinese, nello specifico il campo dei semiconduttori, avvenute poche settimane dopo che alcuni tra i più importanti Ceo delle multinazionali statunitensi avevano effettuato molteplici pellegrinaggi oltre la Muraglia incontrando gli alti funzionari del Paese, Xi Jinping compreso. Ci sono, insomma, due dimensioni dotate di traiettorie tra loro contrapposte, con l’economia a spingere da un lato e la politica dall’altro.

Politica ed economia

Tutto, insomma, ruota attorno alla combinazione di queste due dimensioni, politica ed economia. Due dimensioni tanto efficienti, in termini di pace e sviluppo, quando si trovano in perfetto equilibrio, quanto pericolose nei momenti in cui una prevale sull’altra.

Come ha sottolineato Foreign Policy, il ripetuto invio di figure di alto livello a Pechino da parte dell’amministrazione Biden sembra dare i suoi frutti, almeno nel convincere la Cina a dialogare di più. Al momento, statunitensi e cinesi hanno istituito due nuovi gruppi di lavoro economici, ed è pure plausibile ipotizzare che Xi possa presto visitare gli Stati Uniti (e per la prima volta dal 2017).

Di pari passo, la dimensione politica pone seri ostacoli a qualsiasi forma di appeasement economico. Già, perché sul tavolo ci sono pur sempre questioni scottanti – Taiwan in primis – sulle quali né Cina né Usa intendono ritrattare le rispettive posizioni. E allora ecco spuntare all’orizzonte nuvole nere che coprono gli spiragli di luce frutto del dialogo economico.

Nei prossimi giorni, intanto, una delegazione bipartisan del Senato Usa visiterà Cina, Giappone e Corea del Sud. Il gruppo sarà co-guidato dal repubblicano Mike Crapo – il cui ufficio ha fatto sapere che i senatori sperano di incontrare Xi Jinping in persona – e coordinato da Chuck Schumer, lo stesso che aveva più volte esortato gli Stati Uniti ad adottare una linea più dura nei confronti di Pechino. Si prevede che i legislatori terranno incontri con il governo cinese e i leader aziendali, oltre a discutere di una serie di questioni controverse.

Anime contrapposte

Due anime contrapposte sembrerebbero essere presenti anche all’interno del sistema politico cinese. Pare, infatti, che le agenzie di sicurezza nazionali abbiano messo in guardia in merito alla possibile visita di Xi negli Usa.

Quel che è certo è che Pechino è sempre meno disposta ad accettare il ruolo che Washington intende ricoprire in Asia orientale. Un ruolo che, agli occhi della Cina, consentirebbe agli Stati Uniti di trovarsi al centro di una rete diplomatica rianimata per contenere, se non strangolare proprio la Repubblica popolare cinese. È per questo che i media cinesi hanno criticato i nuovi accordi stretti tra Biden e il Vietnam, o che la Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) cinese abbia intensificato le provocazioni nei pressi delle isole contese vicino alle Filippine.

La sensazione è che all’ombra della Città Proibita, proprio come accade tra i corridoi della Casa Bianca, vi siano due mentalità distinte che fatichino a trovare punti d’accordo in un periodo così carico di tensioni. Da un lato individuiamo la mentalità economica dei funzionari cinesi che spererebbero di arginare l’emorragia economica del loro Paese – e che sarebbero pronti a collaborare con gli Stati Uniti – mentre dall’altro, come perfetto contraltare, ecco invece i funzionari della sicurezza. Gli stessi che danno l’impressione di considerare la “mentalità economica” una sorta di cedimento al nemico.   

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.