Il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo russo Vladimir Putin hanno si sono scambiati le reciproche vedute sull’Afghanistan in una telefonata mercoledì mattina, un giorno dopo che i leader dei Paesi del G7 si sono incontrati per discutere della crisi afghana.

Cina e Russia non fanno parte del gruppo delle sette nazioni “più industrializzate” del pianeta, ma hanno un ruolo fondamentale per il presente ed il futuro del martoriato Paese dell’Asia Centrale. Mosca e Pechino, al pari di altri attori internazionali, hanno intavolato, infatti, una forma di dialogo coi talebani, che, sebbene non equivalga ancora ad un loro riconoscimento dal punto di vista internazionale, potrebbe essere un prodromo verso questa eventualità.

Putin e Xi, secondo quanto riferito da Tass, hanno concordato di rafforzare il coordinamento proprio sulla questione afghana, che, a quanto pare, è risultata essere lo snodo centrale del loro colloquio telefonico.

“La Cina è pronta a rafforzare il dialogo sull’Afghanistan con la Russia e altri membri della comunità internazionale”, ha affermato il presidente cinese come riportato anche dal canale televisivo Cctv. Secondo il media di stato di Pechino, Putin si è trovato d’accordo anche per quanto riguarda la necessità di stabilire un quadro politico per un’interazione aperta e tollerante con tutte le parti interessate in Afghanistan, sottolineando anche il bisogno che le forze politiche afghane debbano prendere le distanze da tutte le organizzazioni terroristiche.

Secondo Xi Jinping le autorità afghane devono creare una struttura politica aperta. “Dovrebbero perseguire una politica interna moderata e sobria, dissociarsi completamente da tutte le organizzazioni terroristiche e mantenere relazioni amichevoli con tutti i Paesi del mondo, in particolare con quelli vicini”, ha detto il presidente cinese.

“La Cina rispetterà la sovranità dell’Afghanistan, la sua indipendenza e integrità territoriale, aderirà al principio di non interferenza nei suoi affari interni e svolgerà sempre un ruolo costruttivo nella soluzione politica del problema afghano”, ha affermato ancora Xi in merito alla questione.

Il possibile ritorno della minaccia terroristica continua a preoccupare Mosca e Pechino, e per questo risulta ancora centrale nei colloqui bilaterali tra le due nazioni che stanno stringendo ulteriormente i loro rapporti diplomatici e militari proprio in questo contesto. Recentemente si sono tenute le prime esercitazioni congiunte russo-cinesi nel territorio della Repubblica Popolare, che hanno avuto come obiettivo lo sviluppo ed il perfezionamento di tattiche di counter terrorism e counter insurgency condivise, anche con l’impiego di assetti “importanti” come forze corazzate leggere e mezzi aerei.

Parallelamente la Russia sta preoccupandosi del suo “estero vicino”, ovvero delle repubbliche dell’Asia Centrale nate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica: anche in questo caso lo strumento militare del Cremlino è stato mobilitato in manovre bi e multilaterali per poter affinare le metodologie di intervento congiunto.L’Afghanistan, però, sembra che non sia stato l’unico argomento di discussione tra i due leader.

Xi ha fatto sapere che Pechino intende sostenere lo sviluppo della Russia in conformità con le sue specificità nazionali. “Sosteniamo le misure adottate dalla parte russa per proteggere la sovranità e la sicurezza della Federazione Russa” ha detto il capo di Stato cinese, precisando anche che la strada è quella di una ricerca di interazione con Mosca di più ampio spettro rafforzando il sostegno reciproco. Nelle intenzioni del presidente della Repubblica Popolare c’è anche la promozione della solidarietà tra i membri dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai – fondata nel 2001 – che ha per scopo il coordinamento sovranazionale esclusivamente negli ambiti di contrasto al separatismo, al terrorismo e al fondamentalismo religioso.

In particolare la Cina offre alla leadership russa di aggiornare il formato della cooperazione bilaterale e ampliare la sfera di interazione per ottenere “risultati ancora più fruttuosi”, ha rimarcato Xi Jinping.

La massima carica cinese ha espresso soddisfazione per l’avanzamento di una collaborazione strategica globale tra Pechino e Mosca e ha anche suggerito di rafforzare la cooperazione sino-russa per combattere più efficacemente la pandemia, in particolare, rafforzare i contatti nel campo dei vaccini.

L’attuale forma di collaborazione bilaterale tra Russia e Cina sembra quindi non bastare più a Xi, che, tra le righe, sta invitando il presidente Putin a rafforzare i legami russo-cinesi ben oltre il Trattato di Buon Vicinato e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. “Ampliare la sfera di interazione”, estendendola anche ad altri Paesi che già collaborano, però su un livello diverso, significa organizzarsi in un blocco da contrapporre a quello formato dagli Stati Uniti e dai loro partner economici e commerciali, e, in prospettiva, gettare le basi per una possibile alleanza militare. Alleanza che, lo ricordiamo, in questo momento non esiste, e che Mosca nemmeno vuole per non restare invischiata nella politica assertiva cinese verso il Pacifico Occidentale, che è uno dei punti più caldi del globo.

La Russia, spinta nelle braccia della Cina dalle pressioni occidentali, si trova ad avere a che fare con un vicino di casa che sta diventando sempre più scomodo come si può evincere dalle parole di Xi Jinping: Pechino vuole portare “il buon vicinato” a un livello superiore per avere “profondità strategica” in Asia Centrale in modo da potersi dedicare all’espansione nel Pacifico Occidentale e sistemare una volta per tutte le questioni di Taiwan e del Mar Cinese Meridionale. Per fare questo il “dragone” sa che può contare sul suo alleato più prezioso: il tempo.