Il memorandum con la Libia ha agitato in questi giorni il dibattito politico, in primo luogo perché ha messo a nudo alcune tensioni interne alla maggioranza sulle quali il premier Giuseppe Conte ha dovuto fare altri salti mortali per poter mediare. Ecco perché l’informativa di questo mercoledì da parte del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese era molto attesa: alle 16:00, in un parlamento pronto ad una nuova bagarre in aula sull’immigrazione, il titolare del Viminale ha illustrato nel suo discorso quelle che sono le linee dell’esecutivo.
“Avanti con il memorandum ma con delle modifiche”
Il discorso del ministro si è articolato in due parti: nella prima ha illustrato lo status e le finalità del memorandum, nella seconda invece focus del discorso è stato rappresentato dalla volontà di attuare modifiche. Luciana Lamorgese, parlando a proposito delle finalità delle intese con la Libia, ha di fatto elogiato il memorandum: “Dal 2016 ad oggi si registra un calo del 97.2% degli sbarchi, la rotta libica è quella che ha subito il maggior decremento”, ha dichiarato l’ex prefetto di Milano. Ma oltre ai numeri, secondo la Lamorgese il memorandum è stato importante anche sotto un profilo politico: “Abbiamo evitato l’isolamento delle istituzioni libiche – ha infatti dichiarato ai deputati – Grazie all’Italia nel 2017 le agenzie delle Nazioni Unite hanno potuto visitare la Libia, un fatto non scontato”.
Dunque, per il titolare dell’Interno il memorandum è stato ed è tuttora uno strumento indispensabile, confermando implicitamente peraltro la bontà delle intenzioni del ministro Marco Minniti, ideatore del documento quando era al Viminale all’Interno del governo Gentiloni nel 2017. L’accordo infatti, è stato sottoscritto da quell’esecutivo e dal premier libico, Fayez Al Sarraj. Il 2 novembre scorso è stato tacitamente rinnovato, ma con delle richieste di modifiche figlie delle tensioni interne alla maggioranza nelle settimane precedenti. E Luciana Lamorgese ha confermato questo passaggio: “Giorno 1 novembre – ha spiegato il ministro – la nostra ambasciata a Tripoli ha proposto la convocazione di una riunione della commissione italo-libica, ai sensi dell’articolo 3 dello stesso memorandum, per discutere delle modifiche”. Una proposta che, sempre a detta del ministro, il governo libico ha accettato il 3 novembre.
La posizione del governo è dunque chiara ed è quella trapelata già nei giorni scorsi: sì al rinnovo del memorandum, ma con delle modifiche da apportare tramite una commissione da istituire con la Libia. Una decisione che è frutto di un compromesso interno alla maggioranza: a fronte di un M5S restio a toccare il memorandum, dalla parte più a sinistra del Pd e da LeU sono arrivati invece inviti a non rinnovare l’accordo. In mezzo, la sintesi è quindi arrivata con la linea del sì al rinnovo, a patto che vengano discusse importanti modifiche.
Le modifiche annunciate da Lamorgese
Due le preoccupazioni principali dei detrattori del memorandum: da un lato i rapporti con una Guardia costiera, quale quella libica, certamente non esente da ambiguità, come dimostrato anche dal caso Bija. Dall’altro, i timori per le condizioni dei migranti all’interno dei campi profughi allestiti in Libia. Luciana Lamorgese ha soprattutto messo nel mirino proprio quest’ordine di problemi, il più sentito forse tra i 25 deputati che nei giorni scorsi hanno chiesto al governo di stoppare gli accordi con la Libia. Infatti, tra i quattro punti sui quali verteranno le richieste di modifica, illustrati dal ministro nel suo discorso, il primo si riferisce proprio ai centri d’accoglienza libici: “L’obiettivo è quello di migliorare la situazione all’interno dei centri – ha affermato il ministro – In vista di una loro graduale chiusura”. Quest’ultima affermazione rappresenta forse la più importante presa di posizione: il Viminale infatti, punta sulla creazione di centri gestiti direttamente dall’Oim e dell’Unhcr, le due agenzie dell’Onu che si occupano di migranti.
Nel secondo punto invece, si avanza l’ipotesi di corridoi umanitari in cui l’Italia dovrebbe avere un importante ruolo politico di intermediazione con le Nazioni Unite e con l’Ue. Tasto non toccato nei giorni scorsi, è invece quello di cui il ministro ha parlato nel terzo punto: le iniziative nel sud della Libia, volte a migliorare i livelli di sorveglianza dei confini meridionali del paese nordafricano. Infine, il quarto punto prevede sostegno alle municipalità libiche ed assistenza con la distribuzione di generi di prima necessità e di materiale sanitario.
Le contraddizioni
Dai toni notati alla Camera, ben si intuisce come dall’informativa di oggi non cambierà nulla nei rapporti con la Libia, né tanto meno si procederà con sostanziali modifiche al memorandum. Come sottolineato dall’Agi, in aula c’è stato sì lo scontro, ma non il pathos. Perché, in fin dei conti, tutti sono d’accordo con la prosecuzione del memorandum. E non poteva essere diversamente: il rischio di ritrovarsi con nuove emergenze migratorie e di perdere anche terreno politico in Libia era troppo forte. Ma occorreva, alla luce dei dibattiti interni alla maggioranza nei giorni scorsi, parlare oggi alla Camera di cambiamenti da voler attuare. Un modo per sedare le polemiche a sinistra, un tentativo riuscito in buona parte ma non a 360 gradi visto che Orfini, a capo della linea dura del Pd contro il memorandum, ha parlato di un discorso “imbarazzante ed ipocrita” da parte del ministro Lamorgese.
Le modifiche proposte, semmai verranno mai quanto meno discusse con i libici, non cambieranno nella sostanza l’accordo con Tripoli. E questo già lo si notava nei giorni scorsi, prima del discorso odierno: perdita di consenso e Realpolitik, hanno in qualche modo imposto la strada del rinnovo. I quattro punti elencati dalla Lamorgese, esprimono linee politiche già rimarcate in passato ed in parte già comprese nel memorandum. Ad esempio, il coinvolgimento dell’Oim e di altre organizzazioni internazionali è stato scritto nero su bianco nell’articolo 2, al comma 5, nel 2017. Anche il controllo dei confini è contenuto in questo articolo, precisamente al comma 1. Quella di oggi è stato, in definitiva, un dibattito volto a mettere sotto la polvere le distanze tra i giallorossi. Ed i libici, dall’altra parte del Mediterraneo, potrebbero costituire per davvero una commissione con gli italiani ma solo perché sono adesso nelle condizioni di poter battere cassa e chiedere più soldi.