“L’epoca in cui la Cina poteva essere intimidita o vittima di abusi è finita per sempre. Il popolo cinese non permetterà mai che forze straniere lo intimidiscano, lo opprimano o lo sottomettano”. In occasione del 100esimo anniversario della fondazione del Partito Comunista Cinese (Pcc), Xi Jinping si è presentato in piazza Tienanmen indossando un abito grigio in stile Mao Zedong. Dalla Porta d’accesso alla Città Proibita, il presidente cinese ha parlato per un’ora di fronte a circa 70 mila persone. Il resto della nazione ha potuto seguire a distanza le parole di Xi grazie a una minuziosa diretta televisiva. E anche il mondo intero ha preso nota di un paio di concetti piuttosto rilevanti ai fini della geopolitica internazionale.

Al netto degli obiettivi raggiunti, tra cui la risoluzione della povertà in Cina e la costruzione di una “società moderatamente prospera”, con tanto di stoccata indiretta all’Occidente (“Ora non accetteremo prediche da chi pensa di avere il diritto di darci lezioni”), Xi ha toccato temi sensibili come Taiwan e Hong Kong. Per quanto riguarda la “provincia ribelle”, il messaggio è chiaro: “Nessuno deve sottovalutare la determinazione, la volontà e la capacità del popolo di riunificare la Cina e di schiacciare i complotti indipendentisti di Taiwan, la questione della sovranità e integrità nazionale sarà risolta”. Tradotto: prima o poi l’isola tornerà a essere a tutti gli effetti parte integrante della Cina, anche se Pechino la considera già una sua provincia. Capitolo Hong Kong: nell’ex colonia britannica adesso regna la stabilità grazie al Pcc. Discorso chiuso e tanti saluti agli indipendentisti.

I nuovi missili di Pechino

Mentre a Pechino si stava celebrando l’anniversario del partito, a circa 2 mila chilometri a ovest della capitale sono in corso strani lavori per la costruzione di almeno un centinaio di silos teoricamente impiegabili per contenere missili intercontinentali. Per capire cosa sta accadendo nella periferia dell’ex Impero di Mezzo, bisogna volare nel deserto del Gansu. Qui, secondo quanto riferito dal Washington Post, che ha citato un rapporto americano, i satelliti hanno scoperto la possibile edificazione di un arsenale militare di tutto rispetto. Ricordiamo che la Cina può contare su 250-350 testate nucleari e su poco più di 100 missili intercontinentali, a fronte delle migliaia in mano americana. Dunque, le 119 postazioni di lancio individuate potrebbero essere un regalo che Xi ha voluto offrire al popolo cinese in vista del centenario del Pcc.

Attenzione però, perché secondo gli analisti del James Martin Center for Nonproliferation Studies di Monterey quanto rivelato dai satelliti potrebbe anche essere un depistaggio. Gli indizi a conferma di tale tesi non mancano: i lavori sono diffusi in un’area di mille chilometri quadrati, e vari silos danno la sensazione di essere diversivi. Ovvero: buchi effettuati nel terreno per simulare la presenza di missili al momento inesistenti. In ogni caso il dubbio permane, e il Pentagno non può certo permettersi di valutare erroneamente la capacità militare del suo principale avversario.

Un “rinascimento irreveresibile”

Tornando in piazza Tienanmen, la folla ha applaudito i passaggi più rilevanti scanditi dalla sicura voce di Xi. La Cina non si farà opprimere e non accetterà “prediche bigotte” per il corso del suo sviluppo. Non solo: il leader cinese ha rivendicato risultati e lanciato avvertimenti a chiunque tenti di “opprimere” la Cina, in quello che suona come un riferimento indiretto alle tensioni con gli Stati Uniti e con l’Occidente, tuttavia mai nominati esplicitamente. La Cina, ha quindi detto Xi in un altro passaggio scandito dall’entusiasmo del pubblico, accoglierà suggerimenti da altre culture, ma non accetterà “prediche bigotte da chi pensa di avere il diritto di darci lezioni” e “ci assicureremo che lo sviluppo della Cina rimanga saldo nelle nostre mani”. È anche per questo, forse, che Stati Uniti e Cina dovrebbero quanto prima dialogare per allentare ogni tipo di tensione. Anche perché il “rinascimento” del Dragone, ha avvisato Xi, è “irreversibile”.