Visti dall’Italia, i risultati di questi giorni in Germania e nel resto d’Europa sembrano ancora più sorprendenti. A crescere maggiormente ed a fare un vero e proprio boom elettorale non sono sovranisti o “populisti”, bensì i Verdi. Nella nostra penisola esiste ancora oggi un partito verde, caratterizzato nello stemma da un Sole che ride: nei due governi Prodi, i Verdi hanno anche avuto in mano il Ministero dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio è stato anche candidato nelle primarie dell’allora Unione nel 2006. Ma i Verdi sono comunque sempre stati un po’ ai margini del dibattito politico, mai andati oltre il 2.5% dei consensi ed oggi sembrano quasi spariti. Non è affatto così in Germania ed in Europa.

L’exploit dei Verdi in Germania

Sia quando ancora non era unificata e sia dopo il 1990, la Germania non ha mai visto un vero bipolarismo ma, nei fatti, sono sempre state due le aree politiche di riferimento e, come accade in gran parte delle democrazie occidentali, si parla di centro – destra e centro – sinistra. I Verdi, da questo punto di vista, sia a Bonn che a Berlino hanno sempre rappresentato una sorta di “seconda gamba” del centro – sinistra, utile a garantire la maggioranza ai governi a guida Spd. Caso lampante riguarda le due legislature di Gerhard Schröder, al potere dal 1998 al 2005: in entrambi i suoi esecutivi, il predecessore di Angela Merkel ha guidato coalizioni rosso – verdi, frutto dell’alleanza tra Spd e Verdi. In molti casi i “Grune” hanno sfiorato i due punti percentuali, piazzandosi costantemente tra il terzo ed il quarto posto nelle elezioni generali tra gli anni ’90 e 2000. Poi il “semi bipolarismo” tedesco termina di fatto proprio quando arriva Angela Merkel, con la nascita delle grandi coalizioni tra Cdu ed Spd.

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I Verdi da quel momento in poi non vanno più al governo, ma non spariscono (al contrario che in Italia) dal parlamento. Anzi, dopo il tonfo del 2005, che li vede scendere sotto il 6%, riescono ad ottenere cifre vicine alla doppia cifra percentuale nelle consultazioni successive. Ma adesso il quadro appare radicalmente cambiare. In alcuni casi, nelle ultime elezioni regionali e locali, i Verdi superano l’Spd e diventano prima forza del centro – sinistra. O, forse, bisogna iniziare a parlare di una forza a sé stante: se è vero che centro – destra e centro – sinistra sono da considerare categorie non più molto attuali, i Verdi allora potrebbero rappresentare unicamente la forza ecologista pronta a spegnere gli ultimi rantoli dei partiti tradizionali. Ed ecco quindi il possibile nuovo bipolarismo in Germania ed in Europa nel futuro: sovranisti da un lato, ecologisti dall’altro. E dentro quest’ultima categoria c’è molto: non solo cura dell’ambiente, ma anche rottura con gli attuali stili di vita, drastico cambiamento del sistema economico, critica alla globalizzazione selvaggia. In poche parole, i Verdi attirano quella fascia di elettorato sensibile a temi che oramai i partiti tradizionali di centro – sinistra non curano più.

Le elezioni in Baviera lo dimostrano: qui i Verdi hanno addirittura sfiorato il 20%, surclassando l’Spd e ponendosi come seconda forza dietro soltanto ad una decadente Csu. Analogia situazione si ha in Assia ed in tante piccole/medie realtà della Germania.

L’avanzata dei Verdi nel resto d’Europa

Ma quello tedesco non è un caso isolato. Se in Italia, come detto, i Verdi hanno fatto solo fugaci apparizioni al governo, nel resto d’Europa i partiti “Green” sono sempre stati in parlamento. Ma adesso in molti casi sforano il 10% dei voti e si attestano stabilmente al comando di formazioni di centro – sinistra: al tracollo della socialdemocrazia in tutto il vecchio continente dunque, fa da contraltare l’exploit dei Verdi. Un caso emblematico arriva dai Paesi Bassi, dove già lo scorso anno il leader dei partito dei Verdi olandesi, Jesse Klaver, è riuscito a portare al 9% la formazione a dispetto della quasi scomparsa dei Laburisti. In Belgio nei giorni scorsi nelle elezioni amministrative i Verdi sono riusciti a raggiungere i loro migliori risultati. In Lussemburgo, paese di Junker, nelle legislative dello scorso 14 ottobre i Verdi risultano essere il partito più in crescita riuscendo a passare dal 10% al 15%.

In Italia un’onda verde sembra al momento fuori portata, anche se il Movimento Cinque Stelle negli anni della sua scalata ha spesso trattato anche tematiche ambientaliste. Oggi, specie dopo il via libera alla Tap, la situazione appare in tal senso ribaltata, ma è difficile trovare grosse formazioni in grado di prendere a cuore queste tematiche. Nel resto d’Europa il discorso è diverso. Chi ha votato a destra negli anni passati, si rivede nelle formazioni sovraniste, ma chi invece ha votato a sinistra guarda ai Verdi. I partiti tradizionali tracollano e mostrano la loro incapacità nel rapportarsi con l’elettorato e nel fare breccia nell’opinione pubblica: ecco dunque che, difensori dei confini da un lato e critici degli attuali modelli di sviluppo dall’altro, sembrano destinati a prendere il loro posto ed a segnare il passo.

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