Il ruolo di Angela Merkel nel decisivo consiglio europeo straordinario che, a meno di clamorosi colpi di scena, dovrebbe fare il punto sugli aiuti economici post pandemia, è più ambiguo di quanto non si possa pensare. Giuseppe Conte ha elogiato la cancelliera tedesca, sottolineando come la Germania abbia avuto un “grande ruolo”. Non solo: la leadership della Merkel, ha aggiunto il premier italiano, è stata decisiva per orientare il suo Paese in direzione delle richieste italiane.

Peccato che Berlino stia semplicemente facendo i suoi calcoli. Già, perché la situazione, a Bruxelles, è alquanto complessa. Da un lato troviamo chi spinge per varare subito il pacchetto preparato dalla Commissione: in testa ci sono Italia, Spagna, Francia. Dall’altra parte, invece, ecco i Paesi frugali, che si mettono di traverso per avere delle modifiche.

Lì in mezzo c’è la Germania: la cancelliera Merkel appoggia il piano della Commissione, ma è aperta a modifiche. “Devo dire che le differenze sono molto, molto grandi, – ha spiegato all’arrivo al vertice europeo – quindi non posso prevedere ancora se raggiungeremo un risultato. Sarebbe auspicabile, ma dobbiamo affrontare la realtà. Serve davvero molta buona volontà per trovare compromessi da parte di tutti, se vogliamo ottenere qualcosa di buono per l’Europa”.

Il piano di Angela Merkel

Le prime parole di Angela Merkel avrebbero dovuto far scattare un campanello d’allarme nei corridoi di Palazzo Chigi. La Germania, come non ha mancato di evidenziare il quotidiano La Verità, sta usando l’Italia per giocare la propria partita in Europa.

Mentre ieri saliva la tensione tra il premier olandese Mark Rutte e Conte, la Cancelliera osservava la scena storcendo la testa. Per quale motivo? Semplice: nel caso in cui dovesse passare la richiesta dell’Olanda – ovvero il diritto di veto per i singoli Paesi membri all’interno del Consiglio – scatterebbero due effetti indesiderati per i tedeschi.

Primo: il depotenziamento dello stesso Consiglio. Secondo: l’affievolimento della Commissione europea. Merkel vuole che la gestione e i criteri dell’utilizzo del Recovery Fund restino paralleli a quelli del budget Ue. Anche perché o proprio questo il modo con cui l’asse formato da Berlino e Parigi riesce a esercitare la propria supremazia nel continente. Una supremazia tanto industriale quanto geopolitica.

Cosa rischia l’Italia

E qui arriviamo all’Italia. A costo di mantenere i propri vantaggi in seno all’Ue, la Germania potrebbe accettare qualcuno dei compromessi proposti dai Paesi frugali. Magari proprio nella quantità di denari da investire nel fondo o da destinare ai trasferimenti a fondo perduto. Certo è che le trattative proseguono.

Al termine del primo round di negoziati, fa sapere l’agenzia Adnkronos, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha visto prima la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, per poi incontrare in bilaterale prima l’olandese Rutte e poi il premier ungherese Viktor Orban, i due ossi più duri nel negoziato sull’Mff 2021-27, il Quadro Finanziario Pluriennale dell’Ue, e sul Recovery Plan.

Mentre Rutte vuole un aumento dei ‘rebates‘, gli sconti ai contributi al bilancio Ue, e un meccanismo di governance dei piani nazionali che assicuri che i soldi vengano spesi per fare le riforme, Orban non vuole che ci siano legami tra l’erogazione dei fondi Ue e il rispetto dello Stato di diritto, cosa per la quale, invece, spinge molto l’Olanda, insieme ad altri nordici. L’Italia, sperando nella benevolenza di Merkel, rischia così di doversi accontentare delle briciole.

Secondo quanto riportato da Politico, Charles Michel avrebbe proposto un nuovo piano, ben visto dai cosiddetti Paesi frugali, e che prevede che 450 miliardi vengano concessi ai paesi sotto forma di prestiti e 300 miliardi siano invece erogati sotto forma di sovvenzioni (nel testo precedente erano previsti 500 miliardi di sovvenzioni e 250 di prestiti).