Ankara e Budapest vogliono potenziare gli scambi bilaterali sfruttando tanto il commercio quanto le interazioni culturali. Questo almeno è quanto dichiarato dall’ambasciatore ungherese Viktor Matis nel corso di un seminario virtuale svoltosi nella giornata di giovedì. Matis ha affermato che “Per i Turchi l’Ungheria è la porta di accesso all’Europa mentre per gli ungheresi la Turchia è un ponte che collega l’Oriente e l’Occidente” ed ha poi aggiunto che le relazioni commerciali si sono rafforzate a partire dal 2013 grazie alla fondazione di un Consiglio di Cooperazione Strategica. L’ambasciatore ungherese si è detto convinto che l’economia turca abbia ottime prospettive di crescita ed ha chiarito come ci sia l’intenzione di raggiungere un volume di scambi pari a 6 miliardi di dollari. Le parole al miele di Budapest sembrano ricambiate dalla controparte. Adnan Polat, a capo del Comitato d’Investimenti tra Turchia ed Ungheria, ha reso noto che “il volume degli scambi bilaterali era pari ad 1.6 miliardi di dollari cinque anni fa mentre ora ha toccato i 3.6 miliardi” mentre gli investimenti turchi in Ungheria sono passati, nello stesso arco temporale, “da 100 milioni ad oltre due miliardi di euro”.
Un’intesa a tutto tondo
Le convergenze tra Turchia ed Ungheria non si limitano all’ambito economico ma si estendono a quello geopolitico. La nazione dell’Europa Centrale si è schierata in favore dell’Azerbaigian, alleato dei Ankara, nell’ambito del conflitto scoppiato con l’Armenia per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. Il Ministero degli Esteri ungheresi ha diffuso una nota in cui afferma che “la regione del Nagorno Karabakh si trova all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Azerbaigian e l’Ungheria supporta l’integrità territoriale e la sovranità degli Stati come principio generale del diritto internazionale”. Il supporto fornito dall’esecutivo di Viktor Orban potrebbe rivelarsi particolarmente importante tanto per Ankara quanto per Baku. Il conflitto azero-armeno verrà affrontato nell’ambito di un summit dell’Unione Europea e, date le pessime relazioni tra Bruxelles e la Turchia, buona parte dei leader del Vecchio Continente potrebbe scegliere di appoggiare l’Armenia. L’Ungheria è in pessimi rapporti, proprio come la Turchia, con le istituzioni europee. Bruxelles si è scagliata, in più occasioni, contro Ankara e Budapest e le ha accusate di violare o di mettere a rischio i principi democratici dello Stato contribuendo a raffreddare il dialogo.
Una visione comune
Viktor Orban e Recep Tayyip Erdogan hanno molto in comune. Il Primo Ministro ungherese ed il Presidente turco condividono un’ideologia politica di stampo conservatore, hanno buoni rapporti con l’Amministrazione Trump (Turchia ed Ungheria sono membri dell’Alleanza Atlantica) ed hanno intenzione di lasciare il segno nella storia delle rispettive nazioni. Ankara, ormai una potenza regionale a tutti gli effetti, intende diventare un punto di riferimento (ed una guida) per l’intero mondo arabo mentre Budapest vede con favore il consolidamento del Blocco di Visegrad, un’alleanza regionale ed informale di stampo sovranista che include anche Praga e Varsavia ed un rafforzamento della Russia di Vladimir Putin, interlocutore privilegiato di Viktor Orban. Turchia ed Ungheria possono dunque sfruttare ciò che hanno in comune per perseguire obiettivi concreti e per cercare di imporre la propria visione strategica sul Vecchio Continente. L’esecutivo di Orban è in favore di un’Europa chiusa nei confronti del mondo esterno (almeno dal punto di vista migratorio) mentre l’amministrazione Erdogan aspira ad esercitare un’influenza crescente in Medio Oriente ed in parte dei Balcani (Albania, Kosovo). Le due nazioni possono lavorare in maniera sinergica al soddisfacimento delle rispettive aspirazioni potendo contare sull’appoggio dell’altra parte. L’unico rischio, nel lungo termine, è che una controversia internazionale, come il conflitto siriano in cui Russia e Turchia sono schierate su fronti opposti, possa costringere Budapest ad appoggiare Mosca irritando, in questo modo, Ankara. Al momento, però, non si intravedono pericoli di questo genere e le cose sembrano destinate a proseguire nel migliore dei modi.