Il deterioramento delle condizioni di salute di Alexei Navalny, noto oppositore politico del presidente Vladimir Putin ed in carcere da gennaio, ha provocato una serie di reazioni internazionali. Il presidente americano Joe Biden ha definito la situazione che si è venuta a creare come “totalmente ingiusta ed inappropriata” mentre il suo consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan ha ricordato, come riportato da Politico che ci saranno conseguenze se Navalny morirà in carcere. L’oppositore è in sciopero della fame da tre settimane dopo che gli sono state negate alcune visite mediche e secondo il suo medico di fiducia “potrebbe morire in qualunque momento”. Navalny è stato condannato a due anni di detenzione nel mese di gennaio dopo che una vecchia condanna per frode ed appropriazione indebita, che secondo l’oppositore sarebbe una montatura, è diventata esecutiva. La salute di Navalny è malferma dopo l’avvelenamento del 2020 che lo ha costretto a sottoporsi a mesi di cure specialistiche in Germania.

Anche l’Europa prova ad alzare la voce

Le relazioni americane con Mosca sono già tese soprattutto per quanto accade intorno ai confini dell’Ucraina. Washington ha implementato una serie di sanzioni in risposta al presunto tentativo russo di influenzare l’esito delle presidenziali del 2020 e all’occupazione della Crimea. La Russia ha reagito espellendo alcuni diplomatici americani ma la questione Navalny potrebbe creare nuove fratture dato che Biden si è già speso per il suo rilascio. Non ci sono, però, solamente le reazioni americane a questa vicenda ma anche quelle europee.

Come segnalato da Radio France International il ministro degli Esteri francesi Jean-Yves Le Drian ha affermato che il suo Paese è “estremamente preoccupato” dalle condizioni di salute di Alexei Navalny. “Spero che siano prese delle misure” ha commentato il ministro “affinché sia tutelata la sua integrità fisica ed anche la sua libertà”. “Questa” ha concluso Le Drian “è una grande responsabilità per il presidente Vladimir Putin”. Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha ricordato che il problema sarà affrontato nel corso di una videoconferenza dei ministri degli Esteri dei Paesi Membri che si svolgerà lunedì e chiesto la sua liberazione “immediata e senza condizioni”.

Borrell ha poi aggiunto che l’Ue è “profondamente preoccupata” e ritiene “le autorità russe responsabili della sicurezza e della salute” dell’oppositore. Non è escluso che i Ventisette possano ipotizzare nuove sanzioni nel caso che non si sblocchi la situazione. Per il presidente francese, Emmanuel Macron, le potenze mondiali devono indicare delle “chiare linee rosse” che Mosca non può oltrepassare. “Questo è l’unico modo per essere credibili”, ha dichiarato in un’intervista alla Cbs, “le sanzioni da sole non bastano ma sono parte del pacchetto”.

Le ultime dalla Russia

Gli alleati di Alexei Navalny hanno chiesto ai suoi sostenitori di dar vita a proteste di massa, mercoledì 21 aprile, nelle città e nei villaggi di tutta la Russia. Secondo i collaboratori – che avevano dichiarato come le proteste sarebbero riprese nel caso in cui una petizione in loro favore avesse raggiunto le 500mila firme – non c’è più tempo da perdere e la salute di Navalny è peggiorata così tanto da richiedere uno sforzo di massa per salvarlo.

Secondo il suo vice Leonid Volkov “se non ci muoviamo ora giungerà un periodo molto buio per le persone libere in Russia e verrà a mancare la speranza”. L’appello è destinato a provocare uno scontro tra i seguaci di Navalny e Vladimir Putin, che sarà protagonista di un’importante conferenza stampa nei prossimi giorni. Nel frattempo prosegue la repressione nei confronti delle attività legate all’oppositore. La sua fondazione anti-corruzione denominata FBK e le sue branche regionali sono state definite organizzazioni estremiste dall’ufficio del procuratore generale. Si tratta di uno sviluppo nefasto dato che, ora, i colleghi di Navalny potrebbero essere condannati fino a sei anni di carcere.

Non è escluso che, nei prossimi mesi, le proteste possano favorire un aumento dell‘instabilità all’interno della Russia e che possano provocare una frattura sociale tra i diversi strati della popolazione. Non sembra che Vladimir Putin sia particolarmente preoccupato da tutto ciò. La vittoria al referendum costituzionale del luglio del 2020 gli ha assicurato la possibilità di ricandidarsi fino al 2036 e l’apparato amministrativo che presiede continua ad essergli fedele. Buona parte della popolazione russa è inoltre indifferente nei confronti delle autorità, una condizione che in Russia può giocare a tutto vantaggio dello stesso Putin.