L’accusa del team legale del Presidente Usa Donald Trump è pesantissima: anche Roma sarebbe potenzialmente coinvolta nei presunti brogli denunciati dal partito repubblicano che avrebbero consentito a Joe Biden di vincere le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Ricordiamo che l’avvocato dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, Sidney Powell, ha intentato nei giorni scorsi una causa per annullare i risultati delle elezioni nel Michigan denunciando “centinaia di migliaia di schede illegali, non ammissibili, duplicate o puramente fittizie”, rese possibili dalla “massiccia frode elettorale”. Al centro della battaglia legale della Powell c’è il sistema di voto Dominion voting systems, società fondata in Canada, le cui apparecchiature e software sono utilizzati in oltre 20 Stati americani. Secondo il team legale del Presidente Usa, attraverso questo sistema il voto sarebbe facilmente manipolabile.

Possibili brogli Usa, l’accusa del team legale di Donald Trump

Come spiega La Verità, l’ultima pista investigativa che riguarderebbe il nostro Paese sarebbe concernente parte del presunto switch elettorale, cioè del meccanismo per spostare voti manipolando i risultati, che sarebbe stata pensata (forse sin dalla primavera scorsa) e poi realizzata anche dall’Italia, attraverso una triangolazione tra un officiale statunitense operante presso l’ambasciata Usa a Roma (ipotesi che, se confermata, non rimarrebbe ovviamente priva di conseguenze), figure militari di altissimo livello, e la collaborazione tecnica di una società italiana nel settore della difesa. Tutto sarebbe avvenuto attraverso quella che viene chiamata una military encryption, quindi codici e crittografie militari per proteggere certe operazioni e renderle difficilmente decodificabilii.

Ricordiamo inoltre che, a detta dei repubblicani, il nostro Paese è al centro della controinchiesta sul Russiagate e di una possibile cospirazione ai danni del Presidente Donald Trump e della sua Campagna sulla quale sta indagando il procuratore John Durham. Quest’ultimo, a seguito della conclusione delle indagini del procuratore speciale Robert Mueller che ha sgonfiato l’ipotesi della “collusione” fra lo staff di Trump e la Russia, è stato incaricato da William Barr di determinare se il Dipartimento di Giustizia, l’Fbi e le autorità dell’intelligence hanno agito in maniera impropria e “cospirato” contro Donald Trump nel 2016.

Donald Trump: “Ci sono stati importanti brogli”

Nei giorni scorsi The Donald è stato ospite della giornalista Maria Bartiromo e del suo programma Sunday Mroning Futures in onda su Fox News dove si è scagliato contro il sistema giudiziario americano e ha fatto il punto sulla lunga battaglia legale che lui e il suo team, guidato dall’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, hanno avviato denunciando presunti brogli in molti degli stati contesi. Il Presidente Usa ha spiegato che “hanno buttato via molte schede di Trump. Questo è il modo più semplice per imbrogliare. Abbiamo ottenuto 74 milioni di voti” ha rimarcato. Maria Bartiromo ha chiesto al tycoon se riuscirà a dimostrare l’esistenza di brogli: “Userò il 125% della mia energia per farlo – ha replicato Trump -. Ho bisogno di un giudice che sia disposto ad ascoltare. C’è bisogno di una Corte Suprema disposta a prendere una decisione davvero importante”.

Su Youtube, l’avvocato di Trump ed ex sindaco di New York Rudy Giuliani ha illustrato – a suo dire – il funzionamento di Dominion. Quest’ultima società, afferma Giuliani, “ha un contratto con una compagnia chiamata Smartmatic, che ha sede a Francoforte, in Germania e a Barcelona, Spagna. E quando i voti vengono conteggiati vengono dunque inviati, la maggior parte di essi, a Francoforte. Questi software sono particolarmente vulnerabili agli hacker aggi ed estremamente vulnerabili da manipolare”. Smartmatic, afferma l’ex primo cittadino della Grande Mela, “è una compagnia che ha le sue origini intorno al 2004 circa, 2005. È stata fondata da due venezuelani molto vicini al dittatore Chavez. Ed è stata fondata con l’obiettivo specifico di essere in grado di commettere brogli nelle elezioni”. Quanto ci sia di vero o falso in queste affermazioni spetta ora al team legale di Trump dimostrarlo.