Il conflitto in Ucraina ha riportato in essere profonde divisioni globali, definendo due schieramenti contrapposti, ovvero gli Stati Uniti, l’Europa e i rispettivi alleati come il Giappone, l’Australia e la Corea del Sud schierati su un fronte, e la Russia insieme ad alcuni partner come la Siria, la Bielorussia, la Corea del Nord, il Nicaragua, l’Eritrea e altri (pochi) Paesi sul fronte opposto. La maggior parte dei Paesi del mondo si posiziona in una condizione di “non allineamento” che assume declinazioni diverse: la Cina, ad esempio, non ha mai apertamente condannato l’invasione russa né l’ha appoggiata, se pure condivida con la Federazione il punto di vista “anti-unipolare”. Questa situazione è cambiata nella recente votazione all’Onu, del 23 febbraio scorso, che chiedeva l’immediata fine delle ostilità, dove 141 Paesi hanno votato a favore, 7 contro e 32 si sono astenuti, ma bisogna comunque precisare che si tratta di una votazione scontata dal punto di vista politico, appunto perché la maggior parte dei Paesi non allineati chiede una risoluzione del conflitto in modo diverso, ovvero senza sanzionare la Russia per la sua aggressione militare e con un intervento diretto delle Nazioni Unite. Questa dinamica ha portato molta confusione nel pubblico occidentale, dove alcuni hanno erroneamente ritenuto che un voto di astensione nel consesso dell’Onu equivalesse a un sostegno esplicito all’agire di Mosca. Non è così. Per chiarire meglio il perché e per capire esattamente come i Paesi non allineati si posizionano in questo conflitto e in generale nelle dinamiche internazionali contemporanee, abbiamo intervistato il professor Gustavo de Carvalho, ricercatore senior nel campo della governance e diplomazia africane specializzato nelle relazioni Russia-Africa presso il SAIIA, un importante istituto di ricerca del Sudafrica. Prima di dare spazio all’intervista, ricordiamo che il Sudafrica è stato uno dei 32 Paesi che si sono astenuti nella votazione del 23 febbraio.
Lei è un ricercatore presso un importante istituto sudafricano specializzato in relazioni internazionali. Quindi le chiediamo: qual è il punto di vista del governo del Sudafrica e in generale della popolazione sudafricana verso l’attuale conflitto in Ucraina? C’è interesse di parte?
La posizione ufficiale del governo sudafricano riguardo al conflitto in Ucraina è di non allineamento nei conflitti geopolitici globali. Il governo sottolinea l’importanza del dialogo tra Russia e Ucraina, con l’ONU che potrebbe svolgere un ruolo di mediatore. Tuttavia, alcune delle azioni intraprese dal governo sudafricano hanno creato confusione e persino sfiducia riguardo i suoi interessi, poiché hanno mostrato un certo allineamento con la Russia. Ad esempio, la visita del Ministro della Difesa in Russia nel 2022 e le recenti esercitazioni (navali n.d.r.) Mosi II condotte con Russia e Cina. Mentre le politiche non allineate del governo sono eco di una parte della società, le questioni di politica estera non sono una priorità assoluta nel mezzo delle numerose crisi interne del Sudafrica, come i tagli all’elettricità e la competizione politica. Sembra che la vicinanza percepita tra il Sudafrica e la Russia sia guidata più da una connessione tra le rispettive élite piuttosto che da una richiesta del pubblico in generale. Nel complesso, la posizione ufficiale del governo sudafricano sul conflitto in Ucraina è di non allineamento con un’enfasi sul dialogo, ma le sue azioni hanno mostrato un certo grado di allineamento con la Russia, che ha creato confusione e sfiducia. Mentre una parte della popolazione è in sintonia con la politica dei non allineati, le questioni di politica estera non sono una priorità assoluta di fronte alle crisi interne.
Il Sudafrica ha una partnership con la Russia di tipo economico insieme ad altri Paesi come la Cina e il Brasile (i BRICS), e con Mosca effettuerà presto (dal 17 al 27 febbraio) esercitazioni navali congiunte che vedono anche la presenza di unità navali cinesi. Secondo lei, visti i precedenti voli di cortesia dei bombardieri strategici russi nel suo Paese, siamo davanti al preludio di un partenariato strategico/militare con Mosca?
In termini di dottrina militare, l’esercito sudafricano sembra essere più allineato con le dottrine dei Paesi europei. A causa della limitata interoperabilità con le marine russe e cinesi, la recente esercitazione navale congiunta con Mosca e la presenza di unità navali cinesi potrebbero essere più simboliche che indicative di una concreta partnership con Russia e Cina negli affari militari. La South African National Defence Force ha affrontato diverse sfide negli ultimi due decenni, inclusi tagli al budget e ridotta capacità di proiettare il proprio potere nella regione. Pertanto, l’esercitazione congiunta con Russia e Cina potrebbe non significare necessariamente una nuova era di partenariati militari per il Sudafrica.
Il Sudafrica come vede l’attività dei Paesi della NATO – come la Francia, l’Italia e gli Stati Uniti – nel continente africano?
Il Sudafrica ha espresso preoccupazione per il ruolo della NATO nella regione, in particolare a seguito dell’intervento dell’Alleanza in Libia nel 2011, che ha portato a un processo di cambio di regime. Questa narrativa di preoccupazione riguardo al coinvolgimento della NATO è significativa per il Sudafrica. Inoltre, molti Paesi e cittadini africani hanno anche espresso preoccupazione per il tono e l’approccio dei Paesi del Nord nei confronti dell’Africa dall’inizio del conflitto in Ucraina. La pressione per allinearsi con le posizioni europee è stata spesso espressa in modo sordo, e vista come condiscendente. Il dibattito non si è incentrato sull’Africa, ma piuttosto sul posizionamento dei Paesi africani. Di conseguenza, molti paesi stanno cercando modi per affrontare questi problemi mantenendo il loro grado di autonomia.
Quale dovrebbe essere l’atteggiamento occidentale, oppure russo o cinese, per avviare collaborazioni di tipo strategico con gli Stati africani (ma non solo) che siano veramente bilanciate ed eque?
Per stabilire collaborazioni strategiche con gli Stati africani o l’America Latina che siano veramente equilibrate ed eque, i Paesi occidentali come la Francia, l’Italia e gli Stati Uniti, così come la Russia e la Cina, devono dare priorità al rispetto reciproco della sovranità e dell’indipendenza nel processo decisionale. Qualsiasi partenariato deve essere basato su una comprensione condivisa degli interessi e delle prospettive dei rispettivi Paesi, e guidato da un desiderio di reciproco vantaggio e progresso. In pratica, ciò significa che i Paesi occidentali, così come la Russia e la Cina, devono prendersi il tempo per ascoltare le voci africane e latinoamericane e impegnarsi in un dialogo serio che consideri le sfide e le opportunità uniche affrontate da queste regioni. Occorre anche riconoscere gli squilibri storici e le ingiustizie che hanno modellato il rapporto tra queste regioni e il resto del mondo.
Lei in un recente meeting in Italia ha detto che i Paesi africani, o comunque “non allineati”, non vogliono avere collaborazioni con una Potenza globale o con un’alleanza che abbia come fine il contrasto a un’altra Potenza globale. Può spiegarci meglio questo concetto?
Il concetto di non allineamento, in particolare in Africa, è radicato in un desiderio di indipendenza e autonomia nel processo decisionale. Molti Paesi africani diffidano dall’allinearsi troppo strettamente con qualsiasi potenza o alleanza globale, temendo di poter essere usati come una pedina nella politica globale. Invece, i Paesi africani cercano di impegnarsi con una varietà di potenze alleanze globali, in un modo che si dia priorità ai propri interessi e prospettive. Questo approccio è radicato nel desiderio di indipendenza e autonomia e nel rifiuto del dominio o del controllo esterno.
Secondo lei la guerra in Ucraina ha ridimensionato il ruolo e l’immagine della Russia a livello mondiale?
La guerra della Russia in Ucraina è stata un punto di svolta nella politica globale, con implicazioni sulla ricerca del multipolarismo da parte della Russia. Nonostante i suoi sforzi per acquisire influenza in diverse regioni del mondo, compresa l’Africa, la presenza economica della Russia nel continente è relativamente piccola, rappresentando solo 14 miliardi di dollari all’anno, con la maggior parte del commercio legato all’esportazione e all’importazione di armi. L’immagine della Russia è spesso costruita attraverso una scala e una presenza ristrette, basate sui rapporti tra le élite. Per molte di queste élite, la guerra in Ucraina non ha cambiato del tutto ciò che si aspettano di ottenere dalla Russia.
La Cina potrebbe approfittare del conflitto in Ucraina per essere più assertiva nel continente africano?
La Cina è già un grande attore in Africa, con la maggior parte dei Paesi del continente che la considerano il loro principale partner commerciale. Sebbene si sia discusso se la Cina possa utilizzare il conflitto in Ucraina per diventare più assertiva in Africa, la realtà è che la guerra potrebbe effettivamente causare interruzioni per Pechino e potrebbe non essere positiva per avere relazioni globali stabili. Abbiamo visto segnali di stabilizzazione degli investimenti cinesi in Africa, con la Cina che cerca di mantenere forti i suoi legami economici e di mantenere la cooperazione coi Paesi africani. Sebbene il ruolo cinese in Africa sia decisamente significativo, è difficile dire in che modo il conflitto in Ucraina influenzerà l’approccio della Cina nella regione.
Come vede le relazioni tra il suo Paese e gli altri che appartengono ai BRICS? Secondo lei l’accordo è destinato a crescere oppure no?
L’accordo BRICS si concentra principalmente sulla cooperazione economica e sulla collaborazione tra cinque Paesi con prospettive, capacità economiche e interessi diversi. Il Sudafrica vede l’accordo come uno strumento importante per il suo impegno internazionale e crede che continuerà ad esserlo. Tuttavia, è importante notare che il Sudafrica mantiene forti relazioni con molti altri Paesi e organizzazioni e non vede il BRICS come un accordo esclusivo. In qualità di presidente dei BRICS nel 2023, il Sudafrica avrà un ruolo importante nel definire le priorità e l’obiettivo del gruppo, il che avrà implicazioni significative per il continente africano. Nel complesso, mentre in futuro potrebbero esserci alcune sfide e incertezze per l’accordo, il Sudafrica è ottimista riguardo al suo potenziale di crescita e collaborazione con altri Paesi membri.
Che rapporti esistono tra il Sudafrica e l’Unione Europea? Ritiene l’Italia un Paese con cui è possibile avviare una collaborazione bilaterale di qualche tipo?
L’Unione Europea ha recentemente fornito finanziamenti al Sudafrica per una corretta transizione energetica, che è importante data l’attuale crisi elettrica nel Paese. Il Sudafrica e l’Italia hanno entrambi un forte interesse a promuovere fonti energetiche sostenibili e rinnovabili e a ridurre le emissioni di carbonio, e vi è un notevole potenziale di collaborazione tra i due Paesi in questo settore. L’Italia ha competenze e risorse nel settore energetico che potrebbero essere preziose per il Sudafrica nel suo lavoro per un sistema energetico più sostenibile. La collaborazione in questo settore potrebbe avvantaggiare entrambi i Paesi migliorando la sicurezza energetica, riducendo gli impatti ambientali e rafforzando i legami economici.