Il momento tanto atteso dagli avversari di Donald Trump è arrivato: l’ex consigliere per la sicurezza nazionale “neocon” John Bolton sta mettendo in atto la sua vendetta contro la Casa Bianca con la pubblicazione del controverso The Room Where It Happened: A White House Memoir che il Dipartimento di giustizia sta cercando di non far arrivare sugli scaffali delle libreria d’America. Secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, infatti, il dipartimento di Giustizia ha presentato ad un giudice federale una richiesta d’urgenza per bloccarne la pubblicazione: la richiesta presentata dal Doj sostiene che “la pubblicazione del manoscritto danneggerebbe la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. L’uscita del libro è in programma la prossima settimana, ma oltre alle anticipazioni, Bolton ha anche rilasciato un’intervista televisiva che andrà in onda domenica. Secondo la richiesta presentata al tribunale federale dal dipartimento di Giustizia, l’ex national advisor avrebbe violato l’accordo di riservatezza sottoscritto con la Casa Bianca e non avrebbe sottoposto il manoscritto al vaglio delle autorità, prima della sua pubblicazione, per verificare l’eventuale rivelazione di informazioni riservate.
L’accusa di Bolton a Donald Trump: “Chiese aiuto a Xi”
Dopo l’epopea del Russiagate e della falsa narrativa riguardante la presunta collusione fra Cremlino e la Campagna di Trump, smentita dalle indagini del Procuratore speciale Robert Mueller, ora John Bolton cerca di inguaiare il Presidente che ha servito per 17 mesi nel ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale accusando lo stesso di aver chiesto aiuto all’omologo cinese Xi Jinping. Secondo la tesi di Bolton, Donald Trump chiese al presidente cinese Xi Jinping di acquistare prodotti agricoli Usa per poter vincere il voto degli agricoltori statunitensi in vista delle elezioni. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, che ha pubblicato un’anticipazione del libro, il presidente Usa espresse a Xi “l’importanza degli agricoltori e dell’aumento degli acquisti cinesi di soia e grano nel risultato elettorale”, in quella che Bolton definisce “la confluenza nella mente di Trump dei suoi interessi politici e degli interessi nazionali Usa”.
Immediata la dura replica dell’inquilino della Casa Bianca. Intervistato dal Wall Street Journal, Donald Trump si è rivolto all’ex consigliere per la sicurezza nazionale sottolineando che quelle di Bolton sono “menzogne ed esagerazioni”. “E’ un bugiardo”, ha detto il presidente Usa. “Alla Casa Bianca lo odiavano tutti” ha aggiunto. Per quanto concerne l’accusa di John Bolton di aver avvallato la repressione dei musulmani uiguri da parte di Pechino, The Donald ha sottolineato che “non è affatto vero”. Nel frattempo il suo avversario, Joe Biden, gongola e accusa Trump di aver “venduto il popolo americano alla Cina per proteggere il suo futuro politico”.
Quei dubbi sulla figura di John Bolton
Come ricorda Federico Rampini su Repubblica, “Bolton come accusatore ha un limite grave: la sua dottrina di politica estera è perfino più nazionalista, e potenzialmente pericolosa, di quella di Trump. L’ex National Security Adviser non solo è sempre stato un falco, ma nei dissensi con il presidente lui era molto più a destra. Si ricorda una battuta dello stesso Trump secondo cui “se fosse per Bolton avrei già cominciato un paio di guerre nuove”. Con l’Iran, ricorda Rampini, “per esempio. Del resto Bolton era vicino ai neoconservatori dell’era di George W. Bush, mentre Trump rappresenta una tradizione di destra molto più antica, quella isolazionista”. Una dottrina, quella di Bolton, che si sposa in realtà più con l’interventismo liberale dei democratici, che non con quella – seppur confusa e contraddittoria – dell’amministrazione Trump.
Ricordiamo inoltre che John Bolton è stato uno dei sostenitori della procedura di impeachment ai danni di Donald Trump e le anticipazioni emerse in queste ore rispetto ai contenuti del nuovo libro erano già state diffuse mesi fa. Bolton aveva già accusato Trump di avergli riferito che avrebbe tenuto bloccati i 391 milioni di dollari di aiuti militari Usa all’Ucraina finché Kiev non avesse acconsentito a collaborare ad inchieste sui democratici e in particolare sullo sfidante Joe Biden, in corsa per la Casa Bianca. Se l’avessi ascoltato, saremmo alla “Sesta Guerra Mondiale”, ha affermato il presidente Usa in un tweet, sostenendo di averlo licenziato per “i molti errori di giudizio”.