A quasi un anno dal suo insediamento alla Casa Bianca Donald Trump ha mostrato al mondo tutto il potere dei suoi tweet. Cinguettii lanciati come bombe, o al posto di esse. L’account del Presidente USA è diventato ormai un manuale da studiare per i politici del futuro.

Senza Trump Twitter poteva non sopravvivere

Tutto è partito dallo stesso Twitter, un social network che era entrato in un periodo di stagnazione prima della prepotente entrata in scena del tycoon. Veniva riportato infatti come il biennio 2015/2016 non fosse stato dei più rosei per l’azienda con sede a San Francisco. Gli abbonati si erano stabilizzati a 300 mlioni e i dirigenti avevano cominciato a voltare le spalle all’azienda per cercare realtà più dinamiche.

Poi è arrivato Trump. Inizialmente con un profilo seguito da 2 milioni di persone, che sono passate a 19 milioni durante la campagna elettorale, per arrivare a oltre 41 milioni attuali. L’ascesa del tycoon è servita per ridare linfa ad un’azienda in declino. “C’è stato un balzo significativo delle App di Twitter scaricate negli Usa e CivicScience ha segnalato un aumento dell’uso”, veniva riportato da Repubblica.

Una riforma fiscale lanciata a suon di tweet

Oltre a far le fortune della piattaforma virtuale i tweet di Trump sono stati in grado di smuovere gli equilibri dell’intera economia americana. Prima di essere approvata al Congresso la riforma fiscale di Trump è infatti stata approvata su Twitter. Con soli 140 caratteri il tycoon è riuscito a comunicare ai suoi followers l’obiettivo di questa “maxi-riforma”. “JOBS, JOBS, JOBS”  e “AMERICA FIRST” sono i cinguettii martellanti usati per sponsorizzare un lavoro in realtà molto complesso.

Trump ha così trovato il modo per ricostruire quel ponte tra i cittadini e la politica. Certo vi è una grossolana semplificazione tra la parola “JOBS” e il complesso testo della riforma fiscale, tuttavia questo atteggiamento ha riportato l’attenzione dei cittadini americani verso la politica, quando invece un certo snobismo d’establishment li avrebbe voluti fuori. Questo comportamento piace sia alla popolazione, come dimostrato dal balzo in avanti dei followers del profilo del tycoon, sia ai mercati.

Trump “cinguetta” e i mercati volano

Il Presidente USA è infatti molto attento all’andamento della borsa americana. Quest’anno ha infatti più volte utilizzato il proprio account per esaltare i continui record toccati da Wall Street. Lo aveva fatto lo scorso gennaio 2017 twittando “Great!#Dow20K” in riferimento al record di 20.061 punti registrato. Lo ha fatto nella terza settimana di ottobre con un “WOW” volto a sottolineare l’ennesimo record del Dow Jones, stavolta oltre i 23.000 punti.

Se è vero che non sono i tweet il vero motivo di questo balzo borsistico, è altrettanto vero che l’entusiasmo presidenziale diffuso in maniera immediata a oltre 40 milioni di followers contribuisce non poco ad aumentare la fiducia da parte degli investitori. I mercati americani impennano perché sono consci della reale possibilità che questa enorme riforma fiscale venga attuata.

Le borse ne sono entusiaste perché ciò significa meno tasse (imposta aziendale tagliata dal 35 al 20%) meno burocrazia e meno regolamentazione bancaria e tutela del lavoro autoctono. Insomma quel nazional liberismo che Donald Trump ha sponsorizzato in campagna elettorale e che ha contribuito in larga parte alla sua vittoria. Così i “JOBS, JOBS, JOBS” twittati possono trasformarsi facilmente in punti guadagnati a Wall Street.

I tweet che colpiscono i nemici di Trump

La tweeteconomy di Trump viene anche usata come arma contro i nemici. Lo scorso agosto un cinguettio presidenziale rivolto ad Amazon (“Amazon sta facendo danni enormi ai piccoli rivenditori che pagano le tasse”) aveva avuto delle immediate ripercussioni per il titolo dell’azienda di e-commerce. Un trattamento simile era stato poi riservato all’azienda Nordstrom Inc. colpevole di aver ritirato il marchio lanciato da Ivanka Trump. Anche in questo caso il tweet era stato seguito da una discesa del titolo sul mercato borsistico. Insomma Trump twitta e Wall Street esegue.

Una tweeteconomy che all’occorrenza si trasforma in tweetpolicy, come la guerra diplomatica con la Corea del Nord condotta per ora, fortunatamente, solo a colpi di cinguettii. O come l’immagine animata twittata da Trump, in cui un colpo da golf del tycoon colpisce e stende a terra la rivale Hillary Clinton. Una modalità che, per quanto possa sembrare fuori luogo, in realtà ha riavvicinato i cittadini americani alla politica, all’economia e a tematiche di rilevanza internazionale. Il primo anno di Trump su Twitter diventerà con buona probabilità oggetto di studio negli istituti di comunicazione politica del domani. 

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