Nessun giro di parole per il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ha definito i test effettuati dalla Turchia con il nuovo sistema d’arma di fabbricazione russa S-400 “preoccupante”. Il Pentagono, che ha a lungo tentato una non troppo velata operazione di mobbing nei confronti dell’alleato più complicato della Nato affinché non acquisisse questo sofisticato sistema d’arma – secondo gli esperti, non può e non deve entrare in contatto con gli F-35 -, sembra essere su un binario morto. Se in contatto, i sistemi della piattaforma aerea di ultima generazione potrebbe rischiare rischiare di fornire ai russi “informazioni” di alto livello protette dal segreto militare. Nonostante questo, il Segretario americano ha aggiunto al termine di una recente conferenza, che i colloqui tra Washington e Ankara per risolvere questo “problema” sono ancora in corso. Ma intanto le forze armate del Sultano si esercitano con le prime batterie missilistiche, arrivate quest’estate sui mastodontici aerei cargo di Mosca
Come riportato dall’agenzia stampa Reuters, Pompeo ha affermato che gli Stati Uniti hanno chiarito alla Turchia che vogliono vedere Ankara “prendere le distanze” dalla piena operatività del sistema di difesa aerea S-400, anche soprannominato negli ambienti del Cremlino l’ F-35 killer. L’S-400, sistema surface-to-air su piattaforme mobili, è capace di tracciare oltre 30 obiettivi contemporaneamente, vanta un raggio d’azione di oltre 400 chilometri e suoi missili possono raggiunge una velocità di Mach 2.3/9. Il prezzo suo unitario si aggira intorno ai 400 milioni di dollari.
“È preoccupante”, ha affermato Pompeo quando gli è stato domandato se fossero veri i rapporti secondo cui aerei da combattimento F-16 della forza aerea turca avessero sorvolato un sito militare nei pressi capitale Ankara per testare il nuovo sistema missilistico di fabbricazione russa appena dispiegato. La notizia è stata riportata dal quotidiano Milliyet, che vanta stretti legami con il governo di Ankara.
“Siamo fiduciosi. Stiamo ancora parlando con i turchi, stiamo ancora cercando di trovare la nostra strada”, ha riferito il Segretario di Stato americano, che prosegue sulla linea intrapresa dalla Casa Bianca: ossia quella di sbloccare la partita degli F-35 ordinati e pagati da Ankara, se Recep Tayyip Erdogan acconsentirà a fare un passo indietro nei confronti di Mosca e del suo sistema missilistico (lo stesso che proprio in passato abbatté un F-16 turco nel pieno della crisi siriana) e privilegerà il sistema missilistico compatibile con gli asset della Nato, il Patriot.
Washington ha sempre sostenuto – e non si è mai stancata di ripetere – che il sistema S-400 non è compatibile con le difese dell’Alleanza atlantica e “rappresenta una minaccia per i suoi aerei da combattimento stealth F-35”. Il presidente Donald Trump, ha recentemente ospitato l’omologo turco alla Casa Bianca per un incontro al vertice che era stato descritto dal tycoon come “meraviglioso”. Tuttavia, l’impasse sulla questione S-400 che coinvolge tutta la Nato, quello sull’affaire F-35 e le sanzioni da attivare di conseguenza, e non ultimo il pasticcio dell’offensiva turca in Siria con annesso ritiro strategico delle truppe americane, sono lungi dall’essere concepibili come risultati da associare a un successo che rasenti la “meraviglia”.