Non sarà Afrin l’ultima tappa delle operazioni anti curde da parte della Turchia ma, per la verità, non sarà nemmeno la Siria; infatti, come dichiarato nei giorni scorsi dal ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu, il Partito dei Lavoratori Curdo (Pkk) sarà colpito in Iraq ed in special modo nelle sue basi presenti nel nord del paese mesopotamico. Una dichiarazione, quella resa dal capo della diplomazia di Ankara, che testimonia l’accelerazione impressa dal governo di Erdogan contro gli obiettivi curdi negli ultimi mesi, dopo le azioni svolte prima all’interno del proprio territorio e successivamente nel nord della provincia di Aleppo con l’operazione “Ramoscello d’Ulivo”, scattata lo scorso 20 gennaio. Con Afrin ancora non del tutto conquistata, la Turchia si spinge oltre e pensa quindi già agli obiettivi curdi presenti a Manbji e, per l’appunto, in Iraq; nei giorni scorsi, i primi raid dell’aviazione di Ankara sembrano testimoniare le reali intenzioni turche.
La Turchia ha bombardato 18 basi del Pkk in Iraq
Molte agenzie del paese anatolico, a partire da Anadolu, già nella giornata di domenica hanno iniziato a battere la notizia secondo cui l’aviazione turca ha effettuato alcuni raid nel nord dell’Iraq; in particolare, secondo quanto riporta anche Middle East Eye in un articolo dello scorso lunedì, gli aerei di Ankara hanno effettuato diverse incursioni all’interno dello spazio aereo iracheno prendendo di mira almeno diciotto basi del Pkk. Il partito dei lavoratori curdo è incluso nella lista delle formazioni considerate terroristiche dalla Turchia, è molto attivo nel Kurdistan turco ma ha diversi agganci ed una buona ramificazione territoriale nel nord dell’Iraq, pur se lontano dalle posizioni dei due principali partiti della zona curdo – irachena, ossia il Pdk e l’Upk; l’obiettivo di Ankara è quello di evitare che, dopo gli arresti ed i colpi inferti al Pkk in Turchia, il partito si riorganizzi sfruttando la solidarietà di molti curdi al di là dei confini iracheni.
La conferma dei raid avvenuti nel suolo dell’Iraq, segna l’inizio di una strategia mirante a colpire i curdi anche in questo paese dopo probabilmente la fine delle operazioni in Siria; lo stesso governo turco ha fatto sapere che i bombardamenti hanno avuto successo e che, probabilmente, già nei prossimi giorni potrebbero essere effettuate nuove azioni. Per la verità, anche a gennaio e febbraio sono stati registrati alcuni raid ad opera dell’aviazione turca, ma in quel caso le azioni sono apparse meno incisive.
Possibile accordo anti Pkk tra Ankara e Baghdad?
I bombardamenti al momento non hanno suscitato reazioni da parte delle autorità centrali irachene; da Baghdad non si sono elevate significative voci di protesta contro le azioni turche, nonostante tra i due paesi non corra buon sangue specie da quando, prima delle operazioni per la riconquista di Mosul dall’Isis, alcune truppe di Ankara sono penetrate in territorio iracheno occupando una base. Il silenzio che arriva dal governo iracheno, può trovare indiretta spiegazione grazie alle parole del ministro degli esteri turco Cavusoglu: “Stiamo concordando con l’Iraq un’operazione congiunta – ha dichiarato l’esponente del governo di Erdogan durante una conferenza – Con le autorità di questo paese stiamo pianificando un’azione contro il Pkk, è interesse anche iracheno combattere questa organizzazione terroristica”. Dunque, stando almeno a quanto affermato dal capo della diplomazia di Ankara, potrebbe essere lo stesso governo iracheno a dare non solo l’ok alle operazioni, ma a parteciparvi direttamente.
Il Pkk in Iraq ha diverse basi soprattutto nelle montagne di Qandil, oggetto dei raid turchi dei giorni scorsi; con le tensioni esplose nella regione autonoma curda dell’Iraq, soprattutto dopo il referendum indipendentista svoltosi a settembre, collaborando con la Turchia Baghdad sembrerebbe voler dare un importante segnale a tutte le varie organizzazioni curde che operano nel paese. Sia nella capitale irachena che in quella turca, in tanti scommettono nel prossimo mese di maggio come data per il via all’operazione congiunta anti Pkk tra i due paesi; il 12 di quel mese infatti, si svolgeranno le elezioni in Iraq e, molto probabilmente, sarà dopo la chiusura delle urne che scatteranno operazioni non solo aeree ma anche terrestri, sulla scia di quanto la Turchia sta effettuando in queste ore ad Afrin.