Continua a farsi sentire la morsa della Turchia sulla libertà di espressione. Un fenomeno che non riguarda solo i media turchi – presi di mira con una violenza senza precedenti – ma che investe sempre più di frequente anche l’Europa.Questa volta presa di mira è una pagina di storia a lungo messa a tacere e dimenticata: il genocidio degli assiri avvenuto (insieme a quello più noto degli armeni e a quello dei greci del Ponto) negli ultimi anni dell’Impero Ottomano. Un crimine – o meglio una serie di crimini – contro le minoranze cristiane, spazzate via nella volontà di turchizzare un territorio storicamente plurale da un punto vista etnico e religioso. Un genocidio – quello degli assiri – riconosciuto da diversi parlamenti, da quello austriaco a quello olandese, dall’armeno a quello svedese.E proprio in Svezia ha avuto luogo l’ultimo tentativo di censura della diplomazia turca. Il 24 aprile – data simbolo in cui gli assiri ricordano il loro olocausto del 1915 – la televisione TV4 ha ricevuto una lettera dall’ambasciata turca in cui si chiedeva di “riconsiderare la decisione di trasmettere il documentario” in programma per quel giorno. Il film sotto accusa è Seyfo 1915 – The Assyrian Genocide, che racconta al pubblico questo crimine dimenticato.Il tentativo è stato portato avanti mettendo in causa la storicità degli avvenimenti, definiti dubbi dal diplomatico Arif Gülen, autore della lettera, in quanto mancherebbe su di essi un “consenso storico, accademico e legale”. “Solo un tribunale competente” si legge ancora nella lettera, pubblicata sul sito della TV svedese, “può definire se un determinato evento è genocidio”.Dura la reazione della TV svedese, che non ci è stata a farsi mettere in piedi in testa. La direttrice dei programmi di rete, Viveka Hansson, ha ribattuto al tentativo di intimidazione affermando: “Non accetteremo mai una cosa simile. Ci opporremo a ogni tentativo di esercitare pressione che minacci la libertà di espressione”.Dello scandalo prodotto da questo tentativo di censura abbiamo parlato con Afram Yakoub, presidente della Federazione Assira di Svezia, che ha prodotto il documentario in questione. “L’ambasciata porta avanti la politica ufficiale di negazionismo turco e ha ordini da Ankara per cercare di bloccare le iniziative fatte per far conoscere il nostro genocidio”, ci ha raccontato. Non si tratta del primo incidente, ha proseguito Yakoub: “Sì, abbiamo avuto altri casi come questo in Svezia. Proprio di recente un’organizzazione turca ha fatto chiudere una mostra che raccontava il ruolo delle donne assire durante il genocidio. La mia opinione personale è che l’attuale politica turca non serva gli interessi del popolo turco nel lungo periodo. Fare i conti con la propria storia è importante se si vuole prosperare e costruire una vera democrazia”.Lo scandalo della TV svedese segue di pochi giorni la denuncia di Markus Rindt, direttore dell’Orchestra Sinfonica di Dresda, che ha affermato che le autorità turche abbiano fatto di tutto per far rimuovere la parola “genocidio” (riferita agli armeni, questa volta) da un loro concerto. Ma sono tanti, tantissimi i casi come questi avvenuti negli ultimi anni, anche in Italia.
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