Mentre Donald Trump chiede agli Stati della Nato di aumentare il proprio piano di spese per il budget dell’Alleanza Atlantica, c’è un Paese che compra russo. È la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Nelle ultime settimane, sembra, infatti, essere arrivata al punto di arrivo la trattativa per l’acquisto da parte di Ankara del sistema missilistico S-400 di fabbricazione russa. Secondo le fonti governative sia di parte turca sia di parte russa, il processo di acquisto sarebbe ormai giunto ai dettagli tecnici riguardo le questioni finanziarie. Mentre, infatti, sull’accordo in termini di sfruttamento e logistica si è già giunti a una conclusione, restano dei problemi, comunque risolvibili in breve tempo, sul prestito con cui il governo di Ankara vorrebbe finanziare l’acquisto del sistema. Questo è quanto affermato dal Ceo di Rostec Corporation Sergey Chemezov.L’acquisto di un sistema di difesa anti-missilistico di fabbricazione russa da arte della Turchia, rappresenta una mossa molto importante di Erdogan nella sua personalissima politica estera. Non si tratta, infatti, di un semplice acquisto di un sistema bellico, ma di una scelta politica molto rilevante sotto il profilo delle relazioni diplomatiche triangolari fra Ankara, Nato e Mosca. Ed è interessante ricordare come in realtà, la scelta di acquisto sia ricaduta sul sistema russo dopo che per molto tempo Ankara aveva ritenuto di poter acquisire il sistema HQ-9 dalla Cina. Quasi a voler confermare ai suoi “alleati” della Nato, e in particolare agli Stati Uniti, che la Turchia non fosse disposta ad accettare passivamente ogni scelta strategica imposta dalla centrale atlantica di Bruxelles.La Turchia di Erdogan potrebbe dunque diventare il primo Paese della Nato a decidere di acquistare un sistema di difesa di matrice russa. Un sistema che, proprio perché non dell’orbita atlantica, non può essere integrato nel sistema di difesa dell’Alleanza, noto come Nato Integrated Air and Missile Defence System. Fikri Isik, ministro della Difesa turca, ha sempre difeso questa scelta del governo di cercare oltre il patto atlantico propri sistemi anti-missile. In particolare, a detta del Ministro, ciò che ha indotto l’esecutivo di Ankara a premiare la tecnologia russa, sarebbe stata l’impossibilità di giungere a un accordo sul prezzo e sul know-how con la controparte atlantica. Ma è chiaro che dietro questa scelta risiedano motivi che vanno ben al di là del semplice prezzo del sistema.La trattativa tra Russia e Turchia sul sistema S-400 è in realtà una trattativa chiaramente politica. Erdogan, nel tempo, ha deciso di sganciarsi sempre di più dall’orbita atlantica. Non ne esce perché è utile sia a lui sia alla stessa Nato, che può contare su un Paese in Medio Oriente comunque non dichiaratamente avverso; ma nello stesso tempo non crede di dover condividere troppo le politiche europee e americane. In particolare, dopo il fallito golpe, la Turchia è entrata in un’era in cui il suo sistema politico si è trasformato in una sorta di emanazione di Erdogan e dei suoi desideri, slegando la Turchia dalla condivisione dei piani politici con Washington e Bruxelles. Questa voglia di autonomia da parte turca, è stata poi giustificata negli ultimi mesi soprattutto dalla decisione della coalizione internazionale impegnata in Siria e Iraq di rifornire le milizie curde nella guerra al Daesh. Per Erdogan, e per la Turchia, i curdi sono un nemico ben più temibile e grave dello Stato Islamico che anzi, è stato utilizzato in una logica anti-curda e anti-siriana sin dai primi mesi del conflitto.Con la decisione americana di armare le milizie popolari curde in avanzata verso Raqqa, e prima ancora con lo scontro politico ormai costante tra Europa e Turchia sia sul fronte migratorio sia sul fronte interno, Erdogan ha deciso di cogliere l’opportunità di rompere gli indugi e spostare il proprio baricentro strategico da Occidente verso Oriente, avvicinandosi alla Russia e ai suoi alleati. Così, dopo i mesi roventi in cui sembrava che i rapporti tra Ankara e Mosca fossero ai minimi storici, Erdogan ha deciso che tra l’Occidente e il Cremlino fosse più conveniente tendere la mano al secondo piuttosto che rimanere ancorato al primo. La Russia, nel suo approccio pragmatico alla diplomazia, non ha potuto fare altro che approvare questo riavvicinamento turco, poiché da un lato si garantisce una maggiore libertà di manovra in Siria e, dall’altro lato, viene tranquillizzata sia sotto il profilo dello spazio navale del Mar Nero sia sul fronte caucasico. Grazie a questa fornitura, inoltre, la Russia avrebbe il terzo Paese nel mondo ad aver comprato il suo sistema anti-missile. Prima della Turchia, infatti, anche India e Cina hanno approvato l’acquisto di questo sistema. A riprova del fatto che l’Eurasia stia sempre più trasformandosi in un sistema politico e militare di più ampio respiro rispetto all’arretramento dell’Alleanza Atlantica.