La vittoria dell’Azerbaigian nella guerra del Karabakh Superiore è stata possibile per tre fattori: la complicità di fondo del Cremlino in chiave anti-Nikol Pashinyan, il supporto esterno della Turchia sotto forma di armamenti e combattenti irregolari, e la tecnologia militare israeliana.

Dei tre giocatori, però, è Ankara ad aver contribuito maggiormente a determinare l’esito del conflitto e questo è il motivo per cui l’asse con Baku sta rafforzandosi tanto celermente quanto eccezionalmente, come dimostrano l’appalto per la costruzione della linea ferroviaria Nakhchivan-Baku e un recente memorandum d’intesa per la realizzazione di un parco tecnologico nel Karabakh Superiore.

Un parco tecnologico nel Nagorno Karabakh

Nella giornata del 2 dicembre è stato siglato un memorandum d’intesa tra i governi di Turchia e Azerbaigian relativamente alla “trasformazione del Nagorno Karabakh in una regione dell’alta tecnologia e dell’innovazione [per mezzo] dell’apertura di parchi tecnologici e centri di innovazione”. La notizia è stata diffusa dall’Agenzia per l’Innovazione dell’Azerbaigian, l’ente che ha reso possibile tale traguardo, ed è l’ulteriore conferma del riallineamento geopolitico – e, quindi, anche culturale ed economico – che sta avendo luogo a Baku in direzione di Ankara, un processo iniziato da alcuni anni ma che la guerra nel Nagorno Karabakh ha contribuito ad accelerare enormemente.

La responsabilità di trasformare quella parte di Nagorno Karabakh passata sotto la sovranità azera in un laboratorio di innovazione ed esperimenti imprenditoriali sarà delle grandi firme operanti nella Zona Industriale Organizzata Gebze (GOSB, Gebze Organized Industrial Zone), all’interno della quale si trova un omonimo maxi-parco tecnologico composto da 130 compagnie.

Il memorandum prevede, oltre allo stabilimento del parco tecnologico, una più stretta collaborazione bilaterale nel settore dell’innovazione, della cultura e della ricerca. Nel parco tecnologico si organizzeranno regolarmente “seminari congiunti, programmi di formazione e conferenze” e si condurranno “ricerche avanzate di natura morbida e dura, così come la produzione di dispositivi dell’alta tecnologia”.

Inoltre, nel parco verrà creata “una piattaforma speciale per il dialogo reciproco tra i giovani e gli specialisti delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, [per] lo scambio di esperienze e [per] l’implementazione di nuove idee”. Il parco, oltre ad aspirare alla creazione di benessere e prosperità nella regione martoriata, perseguirà anche un altro obiettivo, ovvero il miglioramento “del livello della conoscenza tecnica e della preparazione dei giovani specialisti dell’Azerbaigian”.

La Turchia, in breve, attraverso questo memorandum, si farà carico della formazione delle generazioni future di esperti azeri nell’alta tecnologia, consolidando ulteriormente l’immagine di madrina della grande nazione turca estesa dall’Anatolia all’Asia Centrale. Le firme del Gosb, del resto, stanno giocando un ruolo-chiave nell’espansione di Ankara nel mondo turcico per mezzo della “diplomazia dei tecno-parchi”: nel 2021 sarà il turno di Baku, nel 2019 è stato il turno di Tashkent.

Gli altri sviluppi

Il memorandum d’intesa sulla costruzione di un tecno-parco nel Nagorno Karabakh viene siglato sullo sfondo di altri eventi importanti. Il primo dicembre sono stati finalizzati i colloqui tecnici tra i governi russo e turco per lo stabilimento del centro di monitoraggio nella regione contesa; e lo stesso giorno il presidente azero, Ilham Aliyev, ha manifestato pubblicamente l’interesse di estendere la sovranità di Baku sul corridoio di Lachin – previa costruzione di un nuovo canale di collegamento tra Yerevan e Stepanakert.

Il fatto più importante, però, è avvenuto a soli tre giorni dalla cessazione delle ostilità, ossia il 12 novembre. Quel giorno Adil Karaismailoglu, il ministro dei trasporti e delle infrastrutture turco, ha comunicato che Ankara si occuperà della costruzione della Nakhchivan-Baku, la linea ferroviaria che connetterà l’exclave all’Azerbaigian. Le autorità dei due Paesi avevano già in mente di connettere l’exclave a Baku via treno, e avevano siglato un memorandum di intesa a tal proposito lo scorso febbraio, ma il via libera definitivo è arrivato soltanto all’indomani della fine della guerra nel Nagorno Karabakh.

Le autorità turche e azere hanno in serbo grandi piani: la tratta, infatti, verrà collegata alla già esistente Baku-Tbilisi-Kars, rientrando in un quadro infrastrutturale molto più ampio, a proiezione regionale, che incrementerà l’interdipendenza tra le economie e i mercati di Turchia e Azerbaigian.

Nel medio e lungo periodo la maggiore interconnessione tra Anatolia e Caucaso meridionale avrà implicazioni considerevoli in un’area geografica molto più vasta e corrispondente alla periferia orientale del Medio Oriente, ossia all’Iran, e all’Asia centrale. In breve, se la Turchia dovesse riuscire a sfruttare la propria influenza ascendentale sull’Azerbaigian, potrebbe riuscire ad avviare i lavori per la costruzione del cosiddetto corridoio panturco, un ambizioso progetto geopolitico e infrastrutturale con il quale Recep Tayyip Erdogan vorrebbe creare un tutt’uno tra l’Anatolia e il Turkestan.





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