Quando Jean Marie Le Pen riuscì ad arrivare al ballottaggio era il 2002. Prese il 17,2%. Espulso dal partito nel 2015 per divergenze interne, oggi si dice sicuro che la figlia Marine non sia capace di governare la Francia. Eppure la candidata a queste presidenziali, espressione del Front National, ha di gran lunga superato il padre, riuscendo a prendere circa il 35 %. Per quanto il leader storico del Fn possa parlare ora di fallimento, infatti, la traversata nel deserto del sovranismo francese cominciata sotto la sua guida, solo oggi ha portato risultati concreti. Almeno in termini di consenso generale. Rispetto ai tempi di Jean Marie, Marine ha reso scientifica la strategia attorno al lepensimo: per mezzo del “Cabinet secret“, l’ufficio politico ombra del Fn, è riuscita ad aggregare un gruppo del tutto estraneo alla sua storia familiare e politica, trenta persone altamente preparate in materia d’economia. Enarques e polytechniciens capeggati da Florian Philippot e dal suo compagno Aliot.Marine ha immediatamente messo in campo un tentativo di dialogo con la comunità ebraica francese, storicamente opposta a suo padre. Ha condannato l’Olocausto, tessuto rapporti con Israele, si è distanziata dai Republikaner tedeschi e dai greci di Alba Dorata. Una normalizzazione lenta, passata per il tramite dell’ormai celebre dediabolisation. Marine ha esteso il bacino d’utenza elettorale del Front, lasciando da parte i nostalgici di Vichy e la destra più radicale, per buttarsi a braccia aperte nelle mani di coloro che hanno subito le conseguenze di quello che Alain de Benoist ha chiamato: ” Le grand retournement“, lo stravolgimento epocale che ha sostenuto, grazie ai devastanti effetti economici, la fine delle categorie tradizionali di “destra” e “sinistra”.Per quanto Emmanuel Macron non sia politicamente un alieno, infatti, proveniendo dalla grande scuola della sinistra francese di Michel Rocard, egli incarna, in parte come la Le Pen, una concettualizzazione di grammatica politica assolutamente liquida e priva di una specifica identità. Il suo trionfo, del resto, non sarebbe spiegabile se non passando attraverso l’interpretazione di una nuova tipologia di populismo, quello europeista.Tornando al Front National, però, diviene appassionante ripercorre la parabola dei consensi che ha permesso oggi di far sì che Marine arrivasse al 35 % . Jean Marie fu il più giovane deputato dell’Union et Fraternitè Francaise, erano i tempi della IV Repubblica. Il successo del movimento raggiunse il suo apice nel 1956, con 2,4 milioni di voti e 52 deputati. Poi il tracollo: il ritorno al potere di de Gaulle e la scomparsa della scena di Poujade, leader del partito e di Jean Marie. Dopo il maggio 68′, la famiglia Le Pen tornò sulla scena: dalle ceneri di “Ordine Nuovo” nacque il Front National. Nel 1973 il partito raccolse solo lo 0,52% dei voti, alle presidenziali del 1974, invece, Jean Marie prese lo 0.75% dei consensi. Due anni prima, venti chili di esplosivo fecero saltare in aria la casa a Parigi della famiglia Le Pen.Marine e le due altre figlie del leader si salvarono per miracolo, tanto che vennero ritrovate qualche ora dopo sotto le macerie. I primi successi arrivarono solo negli anni 80′, con l’incremento dei dati sulla disoccupazione e con l’11% preso nelle elezioni europee del 1983. Poi una lunga traversata nel nulla, sino al ballottaggio del 2002, quando Jean Marie ” l’impresentabile”, prese il 17% dei voti al secondo turno, poche settimane dopo aver negato l’accesso alla competizione al candidato socialista. Saltando passaggi fondamentali per esigenze di sintesi, si arriva al 2003, anno del congresso di Nizza, quello nel quale Marine Le Pen assume la guida del partito. Un passaggio di consegne dovuto all’incredibile successo del Front National nella regione di le Pas de Calais, un pezzo dell’esagono rosso francese da sempre legato alla sinistra, dove Marine riuscì ad affermarsi col 32,3% . Il resto è storia dei nostri giorni. Uno dei pochi casi in cui il Front National è riuscito ad arginare il ” patto repubblicano” è stato quello di Brignoles. Chiaro, il consenso raggiunto in questo secondo turno è soprattutto di Marine, non solamente del suo partito. Per verificare la tenuta dei territori ci saranno le legislative di giugno, certo è che in questi anni il Front National ha fatto molta strada tra le preferenze dei francesi. La percezione è che dopo questo turno elettorale per il Fn si apra una strada nuova, diversa, probabilmente distante dalle radici storiche del populismo nazionalista francese. L’annuncio di Marine Le Pen, dato subito dopo l’esito elettorale, sembra proprio direzionarsi in tal senso. Sarebbe la fine di una lunghissima traversata, distante dal potere, ma centrale nella storia politica francese ed europea.
Politica /
Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove?
Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare?
Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.