Non sono tempi facili per Angela Merkel. L’annuncio del lockdown duro arriva come un macigno su una Germania già ferita da una pandemia da cui non sembra in grado di uscire. L’infallibilità tedesca, mito su cui si Berlino si è costruita l’immagine di capitale morale dell’Unione europea, vacilla sotto i colpi del coronavirus e di una gestione che ha lasciato perplessi molti cittadini e governatori locali. La crisi c’è, ed è evidente. La Germania ha smosso miliardi, è vero. Ma le crepe di questa crisi rimarranno indelebili sul cancellierato di Frau Merkel. Che adesso attende la sua fine con una serie di flop che rischiano di mettere seriamente in pericolo quanto fatto in questi anni.

Ma alla sconfitta interna, si aggiunge forse la débâcle peggiore che avrebbero potuto immaginare a Berlino: il sorpasso di Londra. La traditrice, la nazione che ha rinnegato il sogno dell’Ue a trazione tedesca, si ritrova in questo momento a trainare tutta l’Europa. Quasi a dimostrare che esiste un continente che può sopravvivere (e bene) anche senza la struttura dell’Unione. Pachidermica e senza alcuna capacità di reazione di fronte alla crisi del coronavirus.

I numeri parlano chiaro: nel Regno Unito le vaccinazioni procedono a ritmi vertiginosi e il numero dei decessi crolla. La cancelliera, per giustificare la nuova chiusura del Paese, ha parlato addirittura di una nuova pandemia dovuta anche alla variante “inglese”. Sta di fatto che però in Gran Bretagna, grazie semplicemente al vaccino, di questa nuova presunta pandemia causata dalla loro variante non se ne vede ombra. Misteri della comunicazione politica che però ci ricordano l’enorme crisi in cui si ritrova inghiottita la Germania (e quindi l’Europa) a dispetto proprio del Regno.

Le armi spuntate dell’Ue

L’affaire Astrazeneca è certamente simbolico. Non solo l’Europa, per motivi economici e logistici, si è dovuta impegnare a ricevere la maggior parte delle dosi di vaccino dal “nemico” britannico. Ma adesso si trova anche in balia di un colosso farmaceutico che decide della sorte di milioni di cittadini europei. E tutto questo anche grazie all’incapacità di Bruxelles di firmare contratti che garantissero un blocco che sogna da superpotenza. Niente di tutto questo. Non solo Astrazeneca continua – perché lo può fare – a gestire come vuole la distribuzione delle fiale. Ma adesso rischia anche di avere un ulteriore asso nella manica: perché le manovre minacciate dall’Europa in realtà si riveleranno a dir poco sotto le aspettative.

Lo spiega bene Italia Oggi, che cita German Foreign Policy. La rivista tedesca pone infatti un problema che forse in tanti sottovalutano: se l’Ue fa scattare il protezionismo sui vaccini, la prima a subirne le conseguenze sarà proprio l’Europa, perché altri Stati potrebbero bloccare la vendita di componenti essenziali per la produzione stessa del vaccino Astrazeneca. La questione infatti va letta alla luce di un problema che in molti, tra gli ultrà di Ursula von der Leyen dimenticano: l’Europa non produce da sola i vaccini. Nella maggior parte dei casi riceviamo elementi essenziali dall’esterno e li lavoriamo sul suolo europeo. Puoi bloccare la vendita di fiale: ma nel giro di qualche settimane si fermerebbe in ogni caso la produzione.

Il circuito messo in piedi dal Regno Unito, in questo caso, si rivela quindi perfetto. Altro che Europa protezionista: il libero mercato continuerà in ogni caso a dettare legge. Con Londra che sorride di fronte a uno smacco totale. Mentre l’Europa prova a blindare i mercati rimettendo in piedi un protezionismo che fino a qualche anno fa era considerato il peggiore incubo di stampo sovranista, ora è Londra – proprio la Londra sovranista di Johnson – a tutelare il rispetto della globalizzazione e dei diritti del mondo libero.

Le mosse per un Regno Unito globale

Uno scherzo del destino? Non proprio. In realtà Londra ha sempre voluto questo: sganciarsi dal Vecchio Continente per diventare di nuovo quella potenza internazionale che ha fatto dei mercati liberi e globalizzati la propria forza. Certo, non c’è più l’impero britannico. E Londra da sola non può certamente definirsi una potenza globale come lo era ai tempi della regina Vittoria. Ma il segnale arrivato nel corso di questi ultimi anni è cristallino. E forse molti, in Europa, non se ne sono resi conto perché troppo impegnati a difendere l’indifendibile invece di rafforzare, davvero, le strutture europee. Il Regno Unito, negli ultimi 20 anni, ha fatto crollare l’interscambio commerciale con Ue e Germania raggiungendo livelli drammatici. Gli analisti parlano addirittura del crollo di un terzo entro il 2030.

Berlino soffre e lo sa benissimo. E questi colpi di coda contro Astrazeneca sembrano più vendette contro Londra che segnali di forza. E la Brexit non ha fatto che accentuare questo sganciamento molto pericoloso per l’industria europea e in particolare per quella legata a Berlino.

Non solo. Mentre l’Unione europea si trova costretta a muoversi in blocco con risultati ben al di sotto delle aspettative, il Regno Unito si muove da battitore libero, diventando di fatto la vera potenza di riferimento per gli Stati Uniti e anche un interlocutore naturale per le grandi potenze. Ci si aspettava che l’Ue accelerasse diventando un soggetto unico, potente e capace di muoversi tra le superpotenze. Il risultato è che invece che il Regno Unito post-Brexit continua a fare affari e a muovere le sue forze armate in giro per il mondo, fino al Pacifico. L’Ue riceve addirittura la condanna a morte da Mosca. “I rapporti con l’Ue sono distrutti” ha detto Sergei Lavrov. E Joe Biden ora pretende risposte non dall’Ue, ma dai suoi partner europei.

Questo cosa significa? Significa che quando Johnson veniva etichettato come un pericoloso sovversivo, uno che l’Europa l’avrebbe rafforzata proprio grazie alla Brexit, adesso sembra l’unico leader europeo che negli ultimi anni ha capito gli indirizzo mondiali. Lui come gli inglesi. Il focus del pianeta si sta spostando sull’Indo-Pacifico e sull’Asia. E Londra l’ha intuito prima di tutti (almeno in Europa). Tanto più che addirittura la Russia, che intrattiene con l’Europa ottimi rapporti sul fronte energetico, ha sentenziato che i rapporti con Bruxelles sono interrotti, mentre si girava verso Oriente, direzione Cina. Segnali inequivocabili: America e Russia iniziano proprio a disinteressarsi dell’Europa come attore geopolitico, ma lo considerano un confine da tutelare. L’Ue, ciecamente, ha fatto di tutto per far scivolare Mosca verso le braccia di Pechino. Mentre gli Stati Uniti gestiscono tramite Londra il nodo atlantico e la nuova Europa che sembra delinearsi a furia di crisi.

L’Ue a trazione tedesca ne esce con le ossa rotta. I suoi piani, da Nord Stream a Sputnik V fino alla vendetta contro Londra, sembrano sempre più lontani ricordi. Si è ritrovata in una crisi mondiale e l’ha gestita malissimo, costringendo i propri Stati a pensare di fare da soli. Sui mercati, gli accordi di libero commercio sposano perfettamente la linea inglese, sostenitrice e sponsor dell’ordine liberale internazionale. E sul fronte militare, il Regno Unito sa che nella Nato del presente (E del futuro) avrà sempre un ruolo di primo piano. Anche alla luce dei tentennamenti europei. La Germania e la Francia seguono a ruota, ma con risultati decisamente sotto la media.