La fase uno della corsa al vaccino, ossia lo sviluppo, è terminata nella giornata dell’11 agosto, quando il governo russo ha registrato il primo vaccino anti-Covid19 del mondo, lo Sputnik V. Da quella data in avanti è cominciata la fase due, ovvero la promozione, tuttora in corso e sempre più intensa per via della concorrenza tra le grandi potenze.
Una campagna promozionale pianificata nel dettaglio
Promuovere il vaccino che promette di facilitare il debellamento della pandemia del 21esimo secolo si rivelerà più arduo del previsto per ogni potenza, al di là della sua effettiva efficacia, perché gli interessi di salute pubblica rivestono un’importanza secondaria a quelli della sfera geopolitica, come dimostra il caso del contenzioso tra Ungheria e Unione Europea riguardante l’acquisto dello Sputnik V.
La natura intrinsecamente (geo)politica della corsa al vaccino sta avendo dei riflessi ovvi e naturali sul modus operandi dei produttori-esportatori, a partire dallo stabilimento del prezzo e dal ricorso alla disinformazione per screditare l’efficacia della scoperta della concorrenza.
La Russia, che oltre allo Sputnik V ha registrato l’EpiVacCorona ed è in procinto di finalizzare lo sviluppo di un terzo vaccino anti-Covid19, nel tentativo di resistere all'”accerchiamento sanitario” messo in moto dalla comunità euroatlantica, ha elaborato una campagna pubblicitaria basata sull’utilizzo strumentale dei numeri, su un ottimo rapporto qualità-prezzo e sulla diplomazia scientifica.
Il paragrafo dei numeri riguarda la presunta efficacia del vaccino. La Russia ha atteso saggiamente che la Pfizer comunicasse i dati sul proprio vaccino, efficace al 90%, in maniera tale da oscurare la concorrenza con le proprie cifre e approfittare della rinnovata visibilità. Lo Sputnik V, infatti, avrebbe un’efficacia superiore alla controparte euroamericana di due punti percentuali dopo la prima dose, che salgono a cinque dopo la seconda inoculazione – ovvero un’effettività del 95%.
Vinta la concorrenza, quantomeno dal punto di vista delle percentuali, il governo russo ha avviato una nuova fase della campagna promozionale che, forse, è persino più importante della precedente: il prezzo. Anche in questo caso, il Cremlino ha optato magistralmente per la linea del temporeggiamento tattico: il prezzo dello Sputnik V, infatti, è stato preannunciato dopo che Pfizer e Moderna hanno comunicato il loro listino prezzi, rispettivamente di 19.5 e 25-37 dollari a dose. Essendo che il prezzo reale è legato alla doppia inoculazione, ovvero due dosi a persona, il costo finale per gli importatori oscillerebbe tra i 39 e i 50-74 dollari a persona.
Ponendo l’enfasi sulla natura elevata del prezzo proposto da Pfizer e Moderna, nella giornata del 22 è stato comunicato dal Cremlino che “il prezzo dello Sputnik sarà molto più basso” e che verrà comunicato entro fine novembre.
La diplomazia scientifica
Un punto centrale dell’intera strategia promozionale dello Sputnik V riguarda la collaborazione scientifica interstatale. La Russia, infatti, ha inviato campioni da analizzare e/o da utilizzare per la produzione di dosi destinate al mercato globale a numerosi centri di ricerca, alcuni dei quali localizzati in Paesi appartenenti all’orbita occidentale, come Corea del Sud, Turchia e Israele. Quest’ultimo, inoltre, dopo aver ricevuto i campioni, ha effettuato un ordine di 1,5 milioni di dosi che prevede la facoltà di poterne ottenere il doppio.
È sul cosiddetto Sud Globale, però, che il Cremlino ha scommesso sin dagli albori, oltre che, naturalmente, sul proprio Estero Vicino, ossia lo spazio postsovietico. Dopo i primi accordi di approvvigionamento siglati con Bielorussia e Kazakistan, sono arrivate richieste dal resto dell’Asia, dall’Africa e dall’America Latina; in ogni caso le ordinazioni sono state precedute dall’invio di campioni o dallo stabilimento di collaborazioni tra centri di ricerca.
Nel subcontinente latinoamericano, lo storico “cortile di casa” degli Stati Uniti sin dall’epoca della dottrina Monroe, il Cremlino è riuscito a siglare accordi per la vendita dello Sputnik V con le principali potenze regionali, ossia Brasile, Argentina e Messico. L’ordine più consistente è stato effettuato dal Ministero della Salute del Brasile, che il 23 novembre ha dato notizia dell’esito positivo dei negoziati con il Fondo di Investimento Diretto Russo (RDIF) per l’acquisto di 143 milioni di dosi di vaccino, utili a coprire un terzo dell’intera popolazione, e per l’inizio di una produzione in loco di ulteriori 110 milioni di dosi.