Prosegue lo strano rapporto tra la Francia, il paese della rivoluzione francese e della laicità a tutti i costi e la monarchia Saudita, cuore pulsante nel mondo della corrente wahabita, una delle più oscurantiste del mondo islamico.Nei giorni scorso il presidente francese Hollande ha premiato, non senza polemiche in patria, con la Legione D’onore, il principe saudita e ministro dell’Interno di Riad, Mohamed Ben Nayef.Il premio è stato dato per l’impegno nella lotta contro il terrorismo che la monarchia saudita avrebbe portato avanti. Molti osservatori hanno però fatto notare come tale premio sia stato dato, nonostante l’Arabia Saudita sia accusata, da alcuni osservatori, di avere legami sotto banco con molti movimenti sospettati di terrorismo. Inoltre, il paese è in prima fila nel conflitto generalizzato nel mondo musulmano e di solito, è schierato con i movimenti sunniti più conservatori che non vedono di buon occhio né le minoranze sciite, cristiane, druse, alawite, né i sunniti con idee moderate.L’Arabia Saudita, il Qatar, la Turchia, l’Iran e gruppi fondamentalisti giocano alla guerra, ma non lo fanno attaccandosi a vicenda, ma creando tensioni e facendo fallire stati terzi che hanno una forte presenza di minoranze religiose, culturali o tribali. Ogni debolezza è buona per creare opportunisticamente le condizione per far collassare nel caos un nuovo paese e portarlo verso la propria sfera di influenza, magari dopo averlo svuotato di minoranze scomode.Il conflitto generale nasconde tre guerre minori che si intrecciano tra di loro. La parte più conosciuta di questo conflitto è quella tra sciiti e sunniti, con l’Arabia Saudita che si scontra, con le armi o politicamente, contro l’Iran in Yemen, Iraq, Siria e Libano “per stroncare la cosiddetta “mezza luna sciita” che dalla Persia, passando per l’Iraq, parte della Siria e Libano, taglia in due la fascia di paesi sunniti nel Mediterraneo. Ma vi è poi una guerra per procura molto meno conosciuta che coinvolge le tre maggiori potenze sunnite del Medio Oriente. L’Arabia Saudita che appoggia i Salafiti e il governo laico egiziano, contro la Turchia e il Qatar che appoggiano i Fratelli Musulmani.Queste tre potenze, pur essendo tutte alleate degli Stati Uniti e dell’occidente in generale, e nonostante il tentativo di questi giorni di formare un governo di unità nazionale, si combattono in Libia, dove il governo di Tobruk è appoggiato dai sauditi e dagli egiziani, mentre quello di Tripoli, formato dai Fratelli Musulmani, è finanziato da Turchia e Qatar. Le stesse forze hanno tentato in passato di replicare questi scontri in Egitto, Tunisia e Palestina e altri paesi africani per la supremazia nel mondo sunnita. Questo spiega come i governi come quello egiziano o tunisino, che con formule ben diverse, sono riusciti a mettere in sicurezza i loro paesi, godono di un certo supporto popolare e internazionale. Vi sono poi altre fratture nel mondo sunnita, per esempio quella tra curdi e turchi.Il terzo è un conflitto tra i fondamentalisti islamici e i musulmani che credono ancora nella tradizionale libertà di interpretazione, guerra che travolge anche tutti i laici e le minoranze religiose come i cristiani. Gruppi come l’Isis, pur non avendo eserciti in grado di sconfiggere quelli delle maggiori potenze mondiali , approfittano del caos imperante negli stati falliti, come Siria, Iraq e Libia per controllare ampie porzioni di territorio, sapendo che tanto le potenze mondiali, Russia a parte, per non scontentare nessuno dei fronti in guerra, sciita o sunnita, o pro Arabia Saudita o Quatar e Turchia, non interverranno via terra contro l’Isis.Anche in questo terzo conflitto L’Arabia Saudita ha responsabilità notevoli. L’Arabia Saudita è formalmente schierata contro l’Isis, pur essendo sospettata di averla aiutata in una prima fase. Ma dal punto di vista religioso e ideologico il pensiero saudita è più vicino a quello dell’Isis che alle correnti liberali del mondo islamico. Infatti, il wahabitismo praticato in Arabia Saudita, è stato uno dei primi movimenti di riforma del mondo islamico che ha incominciato a predicare che il Corano non potesse essere interpretato, come fatto per secoli dalle varie correnti dell’Islam, religione che non ha un papa, ma dovesse essere letto letteralmente. Quindi se Maometto nel 600 d.c. viveva in un certo modo, l’Islamico moderno deve tentare di non discostarsene troppo.L’Islam wahabita ha una forte tendenza a considerare come impuri perfino quei musulmani turchi, egiziani o libanesi che hanno visioni moderne della religione islamica, o i sufisti o le correnti africane che hanno mantenuto una certa tolleranza e apertura a culture e tradizioni antecedenti all’arrivo dell’Islam. Il wahabitismo poi non ha un buon rapporto con gli sciiti e le altre tantissime minoranze religiose presenti in Medio Oriente. Basti pensare che in Arabia Saudita non si può costruire una chiesa o un tempio di un’altra religione, quando il resto del Medio Oriente era, e in parte ancora è, pieno di chiese, luoghi di culto alawiti, drusi, zoroastriani, yazidi e perfino di sinagoghe che testimoniano l’antica presenza ebraica nella regione.È stata proprio l’Arabia Saudita, grazie ai soldi del petrolio, a finanziare, dal sub continente indiano, fino alla Nigeria scuole e movimenti religiosi che offrivano istruzione, sanità e lavoro, in cambio della semplice adesione alla forma wahabita dell’Islam. Il tutto a scapito delle correnti più liberali, ma povere del mondo musulmano.Perfino gli Stati Uniti, storici alleati del paese, negli ultimi anni hanno preferito controbilanciare il potere saudita con quello iraniano, proprio perché si sono resi conto di quanto l’Arabia Saudita seguisse logiche divisive e settarie.Molti sostengono che ci vorranno decenni per far capire che l’Islam wahabita, predicato in mezzo mondo grazie ai soldi del petrolio, è il mandante ideologico di molti estremismi, in quanto ha una visione del tutto chiusa della società.Per quanto molti analisti sostengano che la monarchia saudita sia debole, perché vittima di gruppi, che figli della sua stessa ideologia, sono diventati ancora più estremisti di lei, e che quindi non vada marginalizzata troppo, altri sostengono che l’Occidente e, in modo particolare la Francia, dovrebbero capire che non basta combattere l’Isis con le bombe, ma bisogna contrastare quei gruppi che hanno predicato negli ultimi cinquant’anni una visione dell’Islam basata sulla lettura letterale del Corano. L’Arabia Saudita è sicuramente l’attore che più ha combattuto ogni visione islamica aperta alla libera interpretazione dei testi sacri. Ecco perché molti trovano indigesta l’alleanza tra un paese come la Francia, che obbliga le proprie cittadine islamiche ad andare a scuola senza velo, con l’Arabia Saudita, nazione che più di tutte ha reso la regola del velo, non presente nel Corano, un’ideologia.
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