Raffreddata la via occidentale, Mohammad Bin Salman (noto internazionalmente con l’acronimo Mbs) riscalda adesso quella orientale. Il tour in Asia del principe ereditario saudita, conclusosi nei giorni scorsi, viene descritto come un vero e proprio trionfo. Ed in effetti a guardare ai contratti firmati ed all’accoglienza ricevuta tra Islamabad, News Delhi e Pechino, il rampollo di casa Saud ha di che rallegrarsi dopo i mesi passati, sotto il profilo diplomatico, in “apnea” a seguito del casa Kashoggi. 

Petrolio in cambio in infrastrutture 

La prima tappa di Mbs è ad Islamabad. Qui il primo ministro Imran Khan, che non nasconde simpatie per la Cina, va a prenderlo direttamente in aeroporto e guida l’auto che porta il principe ereditario nel palazzo del governo. Un’accoglienza molto più che calorosa e degna del rapporto tra due amici prima ancora tra due leader politici. L’attenzione è tutta rivolta al porto di Gawdar: qui la Cina sta costruendo uno degli scali più grandi di questa parte di Asia, destinato a diventare un terminal di fondamentale importanza nell’ambito della “Nuova via della Seta”. E qui l’Arabia Saudita ha promesso la costruzione di una grande raffineria con importanti investimenti da parte dell’Aramco, la società di Riad che si occupa di petrolio. Inoltre, Mbs stacca un assegno da venti miliardi di Dollari essenziali per dare ossigeno alle disastrate casse pakistane. Per tutta risposta, Khan fa un regalo personale al rampollo saudita: una mitraglietta Heckler&Koch in oro. Ma, al di là degli aspetti quasi folkloristici dell’accoglienza, il forte legame tra Riad e ed Islamabad non sorprende. Esso è in vigore da anni, i due paesi aspirano ad essere un riferimento per i sunniti ed i rispettivi servizi segreti collaborano da anni. 

Il tour di Mbs riesce a far superare gli steccati tra Pakistan ed India, peraltro in un momento in cui non mancano le consuete provocazioni da entrambe le parti del confine. Dopo aver lasciato Islamabad infatti, il principe ereditario vola a New Delhi e, anche in questo caso, l’accoglienza è molto calorosa. Vengono siglati contratti economici importanti, compreso quello inerente la più grande raffineria del mondo, almeno così viene definita in un comunicato successivo all’incontro. L’India ha un ritmo di crescita importante, ha più di un miliardo di abitanti ed ha estremo bisogno di petrolio. Quello saudita è ben accetto, così come Riad è ben contenta di trovare nuove strade verso oriente dopo il raffreddamento con l’occidente. 

Ed infine Mbs riesce ad arrivare fin sotto la muraglia cinese, lì dove prima dell’atterraggio a Pechino chiede di andare. Con la Cina il discorso è molto serio. Anche in questo caso la strategia è la stessa: petrolio ad un gigante che ne ha estrema necessità, in cambio di infrastrutture. Xi Jinping sigla infatti accordi che prevedono la costruzione di centrali nucleari e di grandi opere in grado di rilanciare il progetto “Vision 2030“, il programma voluto da Mbs per diversificare l’economia saudita. Anzi, il presidente cinese parla espressamente di un piano di “armonizzazione tra nuova via della Seta e Vision 2030“. Pechino si erge anche a garante di alcuni equilibri mediorientali: la Cina ha ottimi rapporti sia con il Qatar che con l’Iran, i due nemici regionali dei Saud. Pochi giorni fa nella capitale cinese Xi riceve l’emiro di Doha Al Thani, lanciando un invito al risanamento delle divergenze, con chiara allusione al braccio di ferro tra le due petromonarchie. Gli affari con i Saud, non pregiudicano quelli con Doha e Teheran, la Cina può per questo esercitare importanti ruoli politici in questa turbolenta area.

Raffreddamento definitivo con l’occidente? 

L’elezione di Trump sembra segnare una fase ancora più importante dei rapporti tra Usa ed Arabia Saudita. I due paesi sono alleati storici, il petrolio saudita per decenni alimenta l’economia americana e le armi statunitensi giungono con estrema puntualità alla corte dei Saud. Ma l’esuberanza di Mbs non piace più dalle parti di Washington e dopo il caso Kashoggi inizia una fase di raffreddamento delle relazioni. Trump in realtà prova a salvare Mohammad Bin Salman ma deve fare i conti con un Congresso e con una parte del suo staff che preme per un ridimensionamento dei rapporti con Riad. Lo stesso principio vale per l’Europa. Occorre sottolineare che gli affari tra occidente e Saud non sono mai affatto finiti, lungo l’asse con l’Arabia Saudita petrolio ed armi continuano a scorrere. Ma in un certo qual modo alcune questioni prima indiscutibili adesso potrebbero essere messe in discussione. 

Ed allora ecco perchè da Riad si guarda verso oriente. Un cambiamento non da poco e che potrebbe portare a nuovi scenari in tutto il medio oriente. Il tour “trionfale” di Mbs potrebbe essere solo il primo passo di un’Arabia Saudita che prova a sopravvivere ridimensionando storiche alleanza per rivolgersi di più ai partner asiatici. 

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