Dalla Grecia non emerge un clima da campagna elettorale agguerrita, a dispetto di quanto ci si possa aspettare. Forse il paese oramai è abituato alle urne, alle consultazioni ed alla chiamata al voto: al di lĂ  del fatto che queste dal 2007 ad oggi risultano le seste elezioni legislative anticipate, la popolazione ellenica di recente esce anche dalle consultazioni europee e tra amministrative e referendum l’elettorato greco è oramai abituato alle campagne per il voto. Ma c’è anche da considerare un’altra circostanza: in tanti oramai sono convinti della fine dell’esperienza politica di Alexis Tsipras e della sua Syriza e l’unico dubbio in vista delle elezioni del 7 luglio riguarda l’ottenimento o meno della maggioranza assoluta da parte di Nuova Democrazia, il partito di centro – destra guidato da Kyriakos Mitsotakis.

Gli ultimi sondaggi

La distanza tra Nuova Democrazia e Syriza alle scorse europee è di undici punti percentuali, troppi secondo lo stesso Tsipras per poter proseguire fino alla fine naturale della legislatura prevista per il mese di ottobre di quest’anno. Da qui la decisione del voto anticipato e della data scelta dal premier uscente ed approvata dal presidente della Repubblica, ossia il prossimo 7 luglio. Una data che è forse la prima vera fonte di polemica tra Tsipras e Mitsotakis: secondo quest’ultimo, fissando le consultazioni dopo il 30 giugno il governo ha la possibilitĂ  di assegnare diverse nomine soprattutto alla corte costituzionale previste per fine mese.

Una polemica che non sembra però smuovere di molto la situazione, sul fronte dei sondaggi, rispetto agli esiti delle europee. In particolare, Nuova Democrazia appare in testa con una percentuale attorno al 35%, Syriza invece è indietro ed è attestata tra il 25 ed il 27%. Un contesto quindi simile a quello dello scorso 26 maggio. Difficilmente questo quadro è destinato a variare. Anche perchĂ© sui temi principali, inerenti ovviamente l’economia ed il rapporto con l’Europa a seguito dei dieci anni di disastrosi piani di salvataggio imposti dalla troika, i due principali partiti sembrano avere le idee chiare: non emergono infatti volontĂ  di uscita dall’Euro o di scontri con Bruxelles.

I possibili scenari

Come detto ad inizio articolo, l’unico vero dubbio a questo punto rimane sulla questione della possibile maggioranza assoluta di Nuova Democrazia. Una circostanza non del tutto impossibile per via delle legge elettorale greca. Il parlamento infatti è composto da 300 deputati ed i seggi sono assegnati da un proporzionale semplice con sbarramento al 3%. Ma, per meglio dire, ad essere assegnati con tale metodo sono 250 dei 300 seggi, i restanti 50 vengono invece attribuiti automaticamente al partito con maggioranza relativa. Un particolare premio di maggioranza che quindi potrebbe dare i numeri per governare in solitaria ad un partito che si avvicina grossomodo al 38%. Un obiettivo alla portata di Nuova Democrazia.

In tal modo Mitsotakis, che in qualitĂ  di leader del primo partito si vedrebbe assegnato l’incarico di formare un nuovo governo, potrebbe evitare esecutivi di coalizione e formare un governo con le sole proprie forze. Una situazione che non si verifica dal governo del Pasok guidato da George Papandreu dal 2009 al 2012. Dal canto suo, Tsipras confida nella rivendicazione della fine del piano di salvataggio della troika ottenuta durante il proprio mandato, affermando a piĂą riprese di credere in una rimonta post europee.

Dietro Nuova Democrazia e Syriza, vi è di fatto il vuoto: nessun terzo partito appare in grado di competere per la maggioranza relativa. Ma sono diverse le formazioni che scalpitano per entrare in parlamento ed essere decisive in caso di necessitĂ  di attuare un governo di coalizione. L’ex Pasok, oggi ridenominato Kinal, dovrebbe avere l’8% e potrebbe fungere da ancora di salvataggio sia in caso di vittoria di Mitsotakis che di Tsipras. Alle loro spalle nei sondaggi si attestano i comunisti del Kke con il 5%, mentre a destra il partito Alba Dorata vede erosi i propri consensi dalla nuova formazione Soluzione Ellenica, a destra anch’essa ma piĂą vicina alla Chiesa ortodossa e considerata filo russa. Con il suo 4%, questo nuovo partito potrebbe entrare in parlamento.

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