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Domani, venerdì 8 novembre, è previsto l’arrivo in Serbia di Thomas Zarzecki, inviato del Dipartimento di Stato americano alla guida della Task Force 231 che ha l’incarico di applicare sanzioni al settore Difesa della Russia e a tutti i Paesi che cooperano con esso.

A riportare la notizia, rilanciata da Agenzia Nova, è stato il quotidiano Vecernje Novosti, che cita fonti riservate. Il viaggio in Serbia di Zarzecki si è reso necessario in seguito al diffondersi della notizia dell’ordine di acquisto, da parte di Belgrado, del sistema da difesa area di punto di fabbricazione russa Pantsir S1.

La scure del Caatsa

L’eventuale acquisto di armamenti russi da parte della Serbia farebbe diventare Belgrado un obiettivo della scure del Caatsa (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act), il provvedimento americano entrato in vigore nel 2017 che impone sanzioni a chiunque sia in affari con la Russia (ma anche con Iran e Corea del Nord) con particolare attenzione alla vendita di armi di ogni tipo.

Secondo Vecernje Novosti, numerose società russe comprese nella “black list” del Caatsa hanno cooperato con la Serbia. Fra loro vi sarebbero anche quelle che hanno progettato il Pantsir e i Mig-29 ordinati da Belgrado.

Russi e serbi sono però ottimisti. La Russia consegnerà alla Serbia il sistema missilistico Panstir-S “entro i prossimi mesi”, secondo quanto ha confermato il direttore dell’agenzia russa per l’import-export di produzione bellica Rosoboronexport, Aleksander Mikheyev. In una dichiarazione riportata dall’agenzia di stampa russa Tass, Mikheyev ha precisato che la consegna avverrà in linea con l’accordo firmato tra i due Paesi. “Tutto sta procedendo secondo i piani” ha aggiunto, e non sono dunque previsti ritardi sulla consegna.

Da parte serba è stato lo stesso ministro degli Esteri Dacic a sottolineare come non ci sia motivo di introdurre sanzioni verso Belgrado per le armi russe.

La questione S-400

Gli Stati Uniti sono già stati messi in allerta per l’interessamento della Serbia per il sistema da difesa aerea S-400, ben noto ormai per essere stato al centro di una lunga querelle con la Turchia. Il rappresentante speciale per i Balcani della Casa Bianca, Matthew Palmer, ha avvisato Belgrado, durante un’intervista rilasciata alla Tv macedone mentre era in visita a Skopje, che in caso di acquisto degli S-400 la Serbia incapperebbe nelle sanzioni Usa come definito dal Caatsa.

Belgrado però sembra aver rinunciato a procedere all’acquisto del moderno sistema da difesa aerea made in Russia. Ieri la Tass ha riportato la decisione del presidente serbo Vucic di rinunciare – per il momento – a voler procedere nell’impegno con Mosca, ufficialmente per una questione di mancanza di fondi.

Durante la recente esercitazione Slavic Shield 2019 Vucic ha potuto visionare personalmente l’S-400 e ha affermato che “Quello che ho visto è un’arma impressionante. Non abbiamo intenzione di acquistare gli S-400 perché non abbiamo soldi per pagarli, considerando la costruzione di autostrade e altri numerosi progetti (infrastrutturali n.d.r.)”.

Ha però affermato, sempre nella stessa occasione, la volontà della Serbia di procedere all’acquisto dei Pantsir S1. “Abbiamo un’aviazione che è più forte di prima. Rinforzeremo la difesa aerea coi sistemi Pantsir e con altre cose, che non sono nella lista delle sanzioni”.

La Serbia sempre più nell’orbita di Mosca

Anche senza considerare la recente, e crediamo momentanea, rinuncia di Belgrado ad acquisire gli S-400, la Serbia resta saldamente nella sfera di influenza russa, unico caso in Europa. I legami, di carattere culturale e storico, sono andati via via rinforzandosi proprio a causa dell’espansione della Nato nei Balcani.

Il recente ingresso del Montenegro nell’Alleanza Atlantica, insieme al futuro ingresso della Macedonia, preoccupa non poco la Serbia che si sente sola ed accerchiata (Croazia e Slovenia ne fanno parte da tempo ormai) e pertanto ha guardato all’unico Paese che le ha sempre fornito sostegno, sebbene non sempre in modo efficace: la Russia.

Le esercitazioni come Slavic Shield, la prima del suo genere, o Slavic Brotherhood, che si tiene dal 2014 ed è la più grande esercitazione congiunta di truppe aviotrasportate che coinvolge elementi di Russia, Serbia e Bielorussia,sono funzionali a saldare un fronte comune avverso alla Nato e agli Stati Uniti e soprattutto offrono occasione a Mosca di avere un, se pur piccolo, saliente geostrategico nel cuore del continente europeo a fronte di una sempre maggior pressione dell’Occidente ai suoi confini.





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