É partito tutto il 22 maggio scorso. Alcuni uomini a bordo di una motocicletta hanno freddato a pochi passi dalla propria abitazione Sayad Khodayari. Non proprio uno qualunque. Secondo le stesse fonti di Teheran, si trattava di uno dei membri delle “Quds Force” dei guardiani della rivoluzione. Un pasdaran quindi tra i più importanti. L’unità in questione è quella che si occupa delle attività all’estero dei guardiani. Ma l’uccisione di Khodayari ha rappresentato soltanto il primo di una lunga serie di episodi di sangue. Una scia proseguita anche a giugno e che sta gettando non poche ombre sulla turbolenta situazione in medio oriente.

La lunga scia di sangue

La modalità dell’omicidio di Khodayari ha subito fatto pensare alla mano del Mossad, il potente servizio segreto israeliano. Anche perché già in altre occasioni, in anni passati, i servizi dello Stato ebraico sono riusciti a colpire nel centro di Teheran. Operazioni mai confermate da Israele e accuse, da parte iraniana, poco più che silenti per non dare troppo l’idea di essere vulnerabili anche a casa propria. In passato tuttavia gli “omicidi eccellenti” in Iran hanno riguardato persone direttamente coinvolte nel programma di arricchimento nucleare. Il cruccio principale cioè di Israele, preoccupato dalla possibilità un giorno che gli ayatollah possano avere in mano armi atomiche. Khodayari, pur se membro di spicco dei pasdaran, non sembrava direttamente coinvolto nei progetti di arricchimento dell’uranio.

Se la sua morte ha destato non pochi sospetti, con gli stessi pasdaran che hanno parlato dell’omicidio come di “atto di affiliati all’arroganza globale”, quanto avvenuto in seguito ha ulteriormente destabilizzato il quadro. Pochi giorni dopo infatti, si è avuta la notizia del decesso di Ali Esmailzadeh, un colonello molto vicino, secondo diverse fonti iraniane, a Khodayari. A darne comunicazione è stato Iran International, testata collegata all’opposizione iraniana all’estero. Un sito quindi che potrebbe avere tutto l’interesse a mettere in cattiva luce il governo di Teheran. Tuttavia la ricostruzione fatta sembrerebbe poggiare su fonti interne alle autorità della Repubblica Islamica. In particolare, la morte di Esmailzadeh sarebbe da ricollegare a un “incidente domestico“. La vittima sarebbe caduta dal tetto della propria abitazione. Ma secondo Iran International, l’intelligence dei pasdaran avrebbe indicato nel suicidio la causa ufficiale della morte. Alla famiglia le autorità avrebbero parlato di un bigliettino lasciato da Esmailzadeh, in cui si parlava del suo stato di depressione dopo la recente separazione dalla moglie.

Cadute accidentali o suicidi in medio oriente non sempre sono apparsi in passato “casuali”. Tra molti gruppi dell’opposizione iraniana si è iniziato a parlare di un’uccisione voluta dagli stessi guardiani della rivoluzione per via di presunti coinvolgimenti di Esmailzadeh nella morte di Khodayari. A giugno la situazione è poi letteralmente precipitata. Nel giro di pochi giorni sono stati trovati morti Ali Kamani e Mohammad Abdous, altri due membri dei pasdaran impegnati però nella divisione aerospaziale. Il 15 giugno la stessa sorte è toccata a un terzo guardiano della medesima divisione, Wahab Premarzian. Tre pasdaran morti in circostanze non chiare in pochi giorni, dopo i decessi di due comandanti delle guardie della rivoluzioni, costituiscono molto più di un campanello d’allarme. Ma negli ultimi giorni a morire non sono stati soltanto pasdaran. Il 4 giugno infatti, è stato trovato senza vita Ayoob Entezari, uno scienziato impegnato nello sviluppo di droni e missili in uno dei centri di ricerca più importanti del Paese.

I sospetti di Teheran sulla morte dello scienziato

Dall’Iran non sono filtrati commenti dei pasdaran o del governo sulla morte dei militari. Lunedì però dalla capitale iraniana qualcosa si è mosso in relazione al decesso di Ayoob Entezari. “Non si è trattato di un incidente”, ha dichiarato il comandante dei guardiani della rivoluzione, Hassani Ahangar. Un’ammissione quindi che qualcuno, probabilmente dall’esterno, ha colpito. “Lui però non era il vero obiettivo di chi lo ha ucciso – ha aggiunto il comandante – lo scienziato è stato colpito da un sabotaggio industriale. Noi dobbiamo prevenire tali minacce con metodi di intelligenza artificiale”. Dopo le tante vittime di giugno, tra militari e scienziati, quello di Ahangar è stato il primo vero commento ufficiale da parte di Teheran.

L’accordo sul nucleare sullo sfondo?

La scia di sangue ha contribuito ad acuire la tensione tra Iran e Israele. Le autorità dello Stato ebraico hanno emesso nei giorni scorsi un avviso ai propri connazionali in Turchia, esortandoli alla massima attenzione per possibili ritorsioni iraniane. Sono stati anche sconsigliati i viaggi verso il Paese anatolico, visto come possibile sede di attacchi contro obiettivi o cittadini israeliani. Che tra Israele e Iran emerga una certa tensione non è certo una novità. Sul perché però proprio adesso si sta arrivando a un’escalation, la risposta potrebbe essere ricercata nelle trattative in corso per il Jcpoa, l’accordo cioè sul nucleare di Teheran. Siglato nel 2016 dopo lunghe trattative al termine delle quali era stato previsto, tra le altre cose, la fine delle sanzioni contro l’Iran, il trattato è stato poi strappato dall’ex presidente Usa Donald Trump. Il suo successore Joe Biden ha riavviato le trattative che prevedono il formato 5+1: ossia i cinque Paesi con il seggio permanente al consiglio di sicurezza dell’Onu (Usa, Regno Unito, Francia, Russia e Cina), più la Germania.

Israele si oppone a questo accordo o, quanto meno, non vuole vengano inserite condizioni in grado di porre l’Iran nelle giuste condizioni per realizzare l’atomica. Le autorità dello Stato ebraico hanno visto con sospetto le ultime mosse di Washington, non ultima la possibilità di togliere proprio i pasdaran dalla lista delle organizzazioni terroristiche. La scia di sangue a Teheran potrebbe quindi essere figlia di un avvertimento. Se i sospetti sul Mossad fossero confermati, Israele potrebbe aver lanciato agli Usa e all’Iran il segnale di poter colpire i principali esponenti dei pasdaran e i principali artefici dei piani di armamento di Teheran. Ma non sono da escludere nemmeno regolamenti di conti interni agli apparati iraniani, in vista delle fasi decisive delle trattative.





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