Una recente visita a Mosca di Gedu Andargachew, ministro degli Esteri di Addis Abeba, ha aperto nuove prospettive sulle relazioni tra Russia ed Etiopia. Andargachew ha incontrato il suo omologo Sergey Lavrov ed i due hanno avuto modo di discutere dell’implementazione di piani di investimento congiunto nel settore dell’energia nucleare ed idroelettrica, ricordando inoltre l’importante ruolo svolto da compagnie come Russian Railways e Rosatom nel Paese africano. Nel mese di aprile il ministro etiope della Tecnologia ed Alexey Likhachev, amministratore delegato di Rosatom, avevano siglato un accordo triennale che dovrebbe portare, come risultato finale, alla costruzione di una centrale nucleare in Etiopia.
Gli scambi economici tra i due Paesi sono, al momento, poco consistenti ma hanno un grande potenziale di crescita, grazie anche all’interesse in tal senso mostrato da Addis Abeba. Andargachew ha anche posto l’accento sulla volontà di intensificare la cooperazione militare con Mosca, che attualmente ha programmi di addestramento per le forze armate etiopi e le rifornisce di armi. La Federazione Russa sembra sempre più intenzionata ad espandere la propria influenza politica in Africa, cercando di riprendersi quello spazio che un tempo fu dell’Unione Sovietica. Il rinnovato interesse di Mosca è però destinato a scontrarsi con due avversari di peso: Stati Uniti e Cina.
L’importanza strategica del Corno d’Africa
Negli ultimi mesi la Federazione Russa ha cercato di rinforzare le proprie relazioni anche con la Somalia, una nazione chiave dal punto di vista strategico e dove da anni continua ad operare il gruppo radicale islamico degli Al-Shabaab. Mohamed Abdullahi Mohamed, il capo dello Stato somalo, visiterà Sochi a ottobre, dove prenderà parte al primo summit commerciale tra Russia ed Africa. In questa occasione ci saranno incontri con gli alti vertici del Cremlino ed è già stata anticipata l’aspettativa per un deciso miglioramento dei rapporti diplomatici tra Mosca e Mogadiscio. Il summit di Sochi sarà inoltre un’importante occasione per cercare di approfondire i rapporti economici con molte altre nazioni africane desiderose di diversificare i propri partner commerciali.
La rimozione da parte delle comunità internazionale delle sanzioni contro l’Eritrea, determinata dall’accordo di pace firmato tra Addis Abeba ed Asmara, apre nuovi spazi alla penetrazione russa nella regione del Corno d’Africa. Il governo eritreo, retto sin dall’indipendenza avvenuta nel 1993 dal Presidente Isaias Afewerki, potrebbe essere interessato a potenziare i propri scambi con il resto del mondo. Dalla Repubblica di Gibuti potrebbero però giungere i tentativi di disturbo più significativi al rinnovato attivismo moscovita. La piccola nazione ospita l’importante base militare americana di Camp Lemmonier, considerata di importanza strategica da parte di Washington per monitorare ciò che accade nell’area del Mar Rosso. Gli americani, però, non sono soli in quanto Gibuti è anche sede della prima base costruita dalla Cina al di fuori dei confini nazionali.
Le strategie
La Russia ha iniziato ad interessarsi all’Africa con un certo ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina, che hanno avuto modo, nel tempo, di rinsaldare i propri interessi politico-economici nel continente. Le prospettive del Cremlino sono comunque buone, tenendo conto della necessità di molte nazioni di diversificare le proprie entrate per migliorare le possibilità di sviluppo. Mosca, inoltre, ha due vantaggi nei confronti dei propri competitor. A differenza di Washington non imposta le proprie relazioni con i molti regimi autocratici africani insistendo sui fattori della democratizzazione e del rispetto dei diritti umani.
Questo garantisce alla Russia una più estesa rete di partner ed una maggiore disponibilità, da parte di questi ultimi, a stipulare accordi commerciali bilaterali. Mosca ha infine una tradizione storica, risalente ai tempi dell’Unione Sovietica, di relazioni cordiali con Somalia ed Etiopia che, sino al 1991, erano rette da regimi marxisti. Il futuro diplomatico del Corno d’Africa potrebbe così non essere quello di legarsi al solo duopolio formato da Cina e Stati Uniti (con la Francia sullo sfondo) ma, piuttosto, di sviluppare relazioni con tutte e tre le superpotenze mondiali. Questo stato di cose beneficerebbe in primis le economie impoverite della regione ed andrebbe a generare un mosaico di influenze tattiche e strategiche divergenti in un’area chiave per la sicurezza del continente africano e delle rotte commerciali che attraversano il Mar Rosso. La grande corsa all’Africa si arricchisce così di un nuovo ed agguerrito partecipante.