Il Krylov State Research Center di San Pietroburgo sta sviluppando il progetto di una nuova classe di portaerei leggere per sostituire l’unico vettore attualmente in servizio, la Admiral Kuznetsov di epoca sovietica. La nuova proposta della Krylov è ben più modesta e molto meno costosa del Progetto 23000E da centomila tonnellate. Secondo le ultime stime, il primo vettore classe Shtorm potrebbe superare (comprese le voci di ricerca e sviluppo) i 12 miliardi di dollari.

Il vettore leggero proposto dal Krylov State Research Center avrebbe un dislocamento di 30/40.000 tonnellate, di poco inferiore alla Charles de Gaulle francese. Secondo l’istituto di ricerca, il vettore leggero sarebbe in grado di trasportare fino a quaranta velivoli tra Sukhoi Su-33 e MiG-29KR. Mosca ha annunciato che nel 2024 (data ipotetica) dovrebbe iniziare la produzione di un qualche tipo di nuovo vettore, anche se vi è un certo scetticismo. Nella nuova dottrina navale firmata da Putin il mese scorso, non vi è alcun riferimento alle portaerei (diverso il ruolo delle portaelicotteri che potrebbero avere ancora senso nella strategia russa). In ogni caso, la produzione delle nuove unità dipenderà dalla salute dell’economia russa negli anni a venire.

Progetto 23000E Shtorm

Il Progetto 23000E Shtorm, vettore da centomila tonnellate a propulsione nucleare, è stato rivelato al pubblico nel giugno del 2012. Lunga 330 metri e larga 40 con un pescaggio di 11 metri, la Shtorm è stata progettata per navigare ad una velocità massima di 30 nodi (oltre 55 km/h). Secondo le Krylov State Research Center e Nevskoye Planning and Design Bureau, il vettore potrebbe trasportare scorte per l’equipaggio composto da 5000 marinai, per una massimo di 120 giorni. La classe Shtorm, infine, potrebbe imbarcare fino a 100 aerei. Per il vettore i russi prevedono sia lo ski-jump che le catapulte elettromagnetiche basate su nuovi reattori (in via di sviluppo) in grado di produrre 300 MW di elettricità. I costi esorbitanti stimati per il primo vettore della classe Shtorm, hanno spinto la leadership russa a rivedere i progetti avanzati e tutte le specifiche. Il Progetto 23000E Shtorm è destinato a non ottenere il via libera dal Cremlino.

I lavori sulla Admiral Kuznetsov

Costruita presso il Cantiere Mykolaiv Sud (oggi Ucraina) a metà degli anni ‘80, la Admiral Kuznetsov è divenuta pienamente operativa solo nel 1995, a causa dei drastici tagli al bilancio della Difesa russo a seguito del crollo dell’Unione sovietica. La nave, progettata per colpire grandi bersagli di superficie e proteggere le rotte marittime dagli attacchi nemici, è in grado di trasportare un massimo di 52 velivoli ad ala fissa e rotante ed è l’unica al mondo a poter operare anche alle latitudini polari. Il gruppo di volo della Kuznetsov è stato schierato in supporto alla forza aerea di stanza nella base siriana di Hmeimim. Alle operazioni in Siria hanno preso parte quindici velivoli ad ala fissa imbarcati, tra Su-33 e MiG-29K/KUB, e dieci elicotteri Ka-52K, Ka-27 e Ka-31. L’incrociatore pesante portaeromobili missilistico, utilizza il sistema Short Take Off But Arrested Recovery o STOBAR per il decollo e l’atterraggio dei velivoli. In due mesi di attività in Siria, Mosca ha perso due velivoli imbarcati sulla Admiral Kuznetsov per guasti tecnici.

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Lo scorso quindici novembre, un MIG-29K della Marina russa si è schiantato nel Mediterraneo, mentre era in avvicinamento per l’atterraggio sul ponte della Kuznetsov. Incolume il pilota che è riuscito ad eiettarsi. L’incidente è avvenuto a diversi chilometri di distanza dall’incrociatore pesante portaeromobili missilistico, durante la fase di discesa del MiG-29K. Il pilota si è espulso dal velivolo ed è stato immediatamente messo in salvo dal servizio di ricerca e salvataggio decollato dalla portaerei. Il Mig-29K precipitato avrebbe fatto parte di una formazione di tre velivoli decollati dalla Kuznetsov per un volo di addestramento sulla Siria. Riscontrati problemi tecnici, uno dei caccia avrebbe tentato di fare ritorno sulla portaerei, precipitando a pochi chilometri durante la fase di discesa. La seconda perdita il 5 dicembre scorso quando un Su-33 russo in fase di appontaggio è precipitato in mare dopo aver spezzato il cavo di arresto sulla Kuznetsov. Il caccia Su-33, dopo aver completato un’operazione di combattimento nel cielo siriano, è slittato fuori dal ponte di volo a causa della rottura del cavo del dispositivo di arresto. Il pilota è riuscito a lanciarsi, non ha riportato ferite. Il gruppo aereo imbarcato è stato abilitato un anno fa dopo aver concluso il suo periodo di addestramento a terra presso la struttura di Novofedrorovka. È la prima volta che il centro di formazione viene utilizzato dopo gli aggiornamenti relativi alle operazioni di regolamentazione e di certificazione.

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Il centro di formazione in Crimea è stato per anni unico nel suo genere per i piloti della Flotta del Nord. Un nuovo centro di addestramento è stato allestito a Yeysk, nel territorio di Krasnodar. La base di Yeysk, sulla riva del Mar d’Azov, diverrà la principale struttura di abilitazione per i gruppi aerei imbarcati russi. L’ammiragliato russo conferma che entro il primo trimestre del 2018, sulla Kuznetsov inizieranno gli interventi di ammodernamento (i costi non dovrebbero superare il miliardo di dollari). La nave resterà in cantiere per tre anni: soltanto nel 2021 ritornerà in mare. Previsti lavori di rifacimento dell’intero ponte di volo, con sostituzione del rivestimento e del sistema di decollo ed atterraggio. Durante il suo rischieramento in Siria, la Kuznetsov ha lanciato 420 sortite, distruggendo 1.252 obiettivi terroristici confermati.

La nuova dottrina strategica per le forze navali

Il documento mette in luce obiettivi, lacune e minacce che la Marina, la seconda a livello mondiale, dovrà sostenere a protezione degli interessi economici, politici e strategici della Russia. “In tempi di pace, sulla scia di una minaccia o di un’aggressione immediata, la Marina dovrà essere in grado di impedire qualsiasi pressione e aggressione contro la Russia ed i suoi alleati sia lungo le rotte oceaniche che marittime e di schierare truppe nelle zone più remote. In caso di guerra, la Marina dovrà essere in grado di infliggere danni inaccettabili ad un avversario allo scopo di costringerlo a porre fine alle ostilità. La Marina dovrà sfruttare il potenziale tecnologico in suo possesso, comprese le armi di precisioni a lungo raggio”.

La dottrina del 2001 mancava di un qualsiasi rapporto reale con gli altri documenti di pianificazione strategica. Erano dei desideri più che una serie di obiettivi realizzabili. Diverso il contenuto della versione del 2015 che corrisponde ad una ripresa della pianificazione strategica, forte anche una crescita economica sostanziale, in settori chiave della politica nazionale ed estera. Da rilevare che proprio dal 2010, in Russia è stato avviato un ambizioso piano di riarmo, ancora in corso, che si dovrebbe concludere nel 2020.

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Il nuovo documento definisce i compiti fondamentali della Marina per la prevenzione dei conflitti militari e la dissuasione strategica al fine di “valutare costantemente e prevedere la situazione militare e politica, mantenendo le forze navali pronte contro qualsiasi potenziale nemico”. La dottrina aggiornata delinea il ruolo delle autorità statali nella formulazione e nell’attuazione della politica marittima. Definisce, inoltre, i piani per la creazione di ulteriori capacità istituzionali per promuovere una futura politica navale coerente.

Gli interessi strategici russi

In linea con le altre strategie di sicurezza e di politica estera pubblicate negli ultimi anni, gran parte delle minacce militari alla Russia provengono dall’Occidente, in particolare nei pressi del Mar Nero e del Mar Mediterraneo. La regione artica è altresì individuata come un’area in cui “il conflitto militare potrebbe diventare probabile in futuro”.

L’Oceano Indiano, l’Antartide e parte del Pacifico ricevono meno attenzione nella dottrina. E’ il punto focale del documento che si concentra sulla protezione delle aree costiere territoriali e sull’Artico. E’ quindi corretto affermare che la nuova dottrina non persegue la proiezione di potenza globale come obiettivo primario, ma si concentra sugli interessi russi su una doppia flotta composta dalle grandi unità ereditate dall’Unione Sovietica e da piccole e moderne navi equipaggiate con missili a lungo raggio.

L’importanza dell’Artico

Dal dicembre del 2012, Mosca ha avviato un’attività sistematica volta a rafforzare la propria presenza militare nella regione. Qualsiasi scenario strategico riguarderà l’Artico (considerato il principale settore strategico aerospaziale), dal momento che è il percorso di volo più breve tra Usa e Russia. La militarizzazione dell’Artico, con la costruzione di nuove basi o il riutilizzo dei vecchi impianti sovietici, rimarrà una delle priorità della leadership russa nei prossimi anni mentre il riscaldamento della calotta polare rivelerà grandi risorse naturali non ancora sfruttate. Il fondo marino dell’Artico dovrebbe custodire il 15% del petrolio rimanente del mondo, fino al 30% dei suoi giacimenti di gas naturale e circa il 20% del suo gas naturale liquefatto.

A causa del fenomeno dell’amplificazione artica, la regione si surriscalda in tempi molto più brevi rispetto a quanto avviene in qualsiasi altra parte del globo. La scomparsa del ghiaccio marino è stimata al 2030, con rotte del Mare del Nord che diverranno percorribili per nove mesi all’anno. Ciò si traduce in una riduzione del tempo di viaggio, pari al 60%, tra Europa ed Asia orientale rispetto a quelle attuali attraverso Panama ed il Canale di Suez. La Russia dispone attualmente di una flotta di 40 rompighiaccio in servizio attivo mentre undici sono in produzione. Lo scorso anno, Mosca ha varato la rompighiaccio a propulsione Arktika, la più potente al mondo appartenente alla nuova classe LK-60Ya, Progetto 22220. Con i suoi 567 piedi di lunghezza ed un dislocamento di 33.500 tonnellate, l’Arktika può spezzare lastre di ghiaccio spesse tre metri.

Negli ultimi trent’anni, Mosca ha semplicemente investito maggiori risorse finanziarie nella regione rispetto a qualsiasi altra nazione. Sarebbe corretto rilevare che attualmente, la flotta rompighiaccio russa è in grado di creare, incontrastata, nuove rotte commerciali nella regione artica. Per legge, le navi della Guardia Costiera statunitense devono essere costruite in patria, a meno che non vi sia un ordine presidenziale che autorizzi un impegno di spesa fuori dai confini nazionali. Tuttavia, i due cantieri che costruivano le rompighiaccio per gli Stati Uniti sono chiusi. Il gap tra Russia e Stati Uniti è stimato in almeno dieci anni a causa della miopia delle precedenti amministrazioni che hanno concentrato le principali risorse verso il Medio Oriente.

Le nuove minacce

Nell’elenco delle minacce “l’ambizione di una serie di stati nel dominare i mari, Artico compreso”. Altre minacce includono le “rivendicazioni territoriali sulle zone marittime e costiere, gli sforzi per limitare l’accesso russo alle risorse ed i tentativi di indebolire il controllo di Mosca sulla rotta del Mare del Nord”. Sono tre le potenziali minacce specifiche per la Russia elencate nel documento. La prima prevede un crollo improvviso della situazione politico-militare che porterà all’uso della forza militare nelle aree marittime che hanno un interesse strategico per la Russia. La seconda è lo schieramento di armi strategiche non nucleari di precisione e difese missilistiche nei territori e nelle zone marittime adiacenti alla Russia. La terza prevede l’uso della forza militare da parte di altri stati per minacciare gli interessi nazionali russi. Oltre all’Artico, la dottrina sottolinea l’importanza di proteggere l’accesso alle risorse energetiche del Medio Oriente e del Mar Caspio. Nel documento di riferimento si esprimono preoccupazione per l’impatto negativo dei conflitti regionali in Medio Oriente, Asia meridionale ed Africa. La dottrina rileva il pericolo causato dalla crescita della pirateria nel Golfo di Guinea e nell’oceano Indiano e Pacifico. Il rafforzamento della flotta del Mar Nero e delle forze russe in Crimea, nonché il mantenimento di una presenza navale costante nel Mediterraneo, sono individuate come le priorità geografiche più critiche per il futuro sviluppo della Marina russa. C’è una sezione relativamente lunga sulle priorità navali non militari, incluse le sezioni sul ruolo della marina nel garantire la sicurezza economica russa, la scienza, l’istruzione e la protezione dell’ambiente.

La seconda forza navale più potente del mondo

La dottrina descrive le aree prioritarie per lo sviluppo navale russo così da garantire il suo posto come seconda forza più potente del mondo. “La Russia dovrà rafforzare ulteriormente la capacità di proiezione con missili convenzionali e nucleari. Inoltre cercherà di migliorare la sostenibilità delle sue forze navali al fine di assicurare la presenza continua in regioni marittime strategicamente importanti, indipendentemente dalla distanza dalle basi”. In caso di guerra, la dottrina rileva che la Marina russa “dovrà essere in grado di difendere se stessa ed il territorio da avversari equipaggiati con sistemi d’arma ad alta precisione”. La leadership della Russia continua ad essere particolarmente preoccupata dal Prompt Global Strike americano.

Contrastare il Prompt Global Strike

La Russia teme particolarmente il programma Prompt Global Strike in fase di sviluppo negli Stati Uniti. Si tratta di un sistema d’arma convenzionale in grado di colpire obiettivi in tutto il mondo in meno di un’ora con precisione micidiale. Asset ipersonici “che sarebbero utilizzati per neutralizzare la deterrenza nucleare della Russia. Il Prompt Global Strike rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza internazionale e alla Russia”. Nella dottrina di riferimento si rileva che “la Marina è uno strumento potenzialmente efficace per dissuadere tali attacchi convenzionali di precisione di portata globale. L’efficacia della Marina dovrà essere strutturata su una combinazione di prontezza, capacità e persistenza. Utilizzando le armi convenzionali a lungo raggio ad elevata precisione, la Marina russa può minacciare bersagli militari dal mare”. Secondo la dottrina, tale capacità consentirà alla Russia di dissuadere il ricorso all’asset Prompt Global Strike. Al fine di svolgere questa missione, la Marina dovrà costruire sottomarini nucleari e convenzionali multifunzionali, navi da combattimento, una potente aeronautica navale e sistemi di difesa costiera a lungo raggio. “La Marina Militare russa è uno degli strumenti più efficaci per il contenimento strategico. Le future armi di precisione dovranno essere in grado di distruggere il potenziale militare ed economico di un nemico colpendo le sue strutture vitali dal mare”. La dottrina rileva che nel 2025 l’armamento convenzionale principale della Marina sarà costituito da missili da crociera ad alta precisione a lungo raggio. Tali asset saranno poi integrati con missili ipersonici e vari sistemi automatizzati come i droni subacquei.

La dottrina navale: addio alle portaerei

Il documento è stato considerato come non realistico da alcuni analisti occidentali. La dottrina strategica è considerata dall’Occidente come l’ennesimo tentativo della Marina russa di assicurarsi i finanziamenti a lungo termine in documenti ufficiali vincolanti. Tuttavia vi sono due aspetti da considerare: la dottrina rileva l’importanza delle aree territoriali russe e le capacità materiali per raggiungere gli obiettivi. La ambizioni globali e la concorrenza con la US Navy, presenti nei precedenti documenti, nella nuova dottrina lasciano il posto al controllo delle aree territoriali russe ed alla natura essenzialmente difensiva delle missioni primarie della Marina. Le ambizioni globali, nella strategia di riferimento fino al 2030, lasciano il posto al controllo delle aree strategiche limitrofe, negando l’accesso nelle zone vitali e di pertinenza. Le navi di eredità sovietica continueranno ad essere gradualmente ritirare dal servizio attivo, rendendo difficile le ambizioni globali, soprattutto se dovessero persistere problemi nello sviluppo delle nuove unità.

La Kuznetsov resterà l’unica portaerei in servizio

Le aree strategiche del Mar Mediterraneo, Mar Baltico, Mar Caspio, Mar Nero ed Artico, non necessariamente richiedono la costruzione di una grande flotta. Di conseguenza, le forze navali russe (probabilmente non progettate per tale ruolo primario) dovrebbero essere sufficienti per le finalità descritte nella dottrina navale. La nuova dottrina andrebbe incastonata in tale ottica e studiata con particolare attenzione. Impossibile, infine, stabilire oggi la reale potenza ed efficacia della Marina russa nel 2030, complice anche l’attuale contesto economico.

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