La crisi boliviana subisce l’ennesima ed improvvisa svolta. Il Cremlino ha infatti riconosciuto Jeanine Anez come presidente ad interim, una decisione che sorprende anche perché la Federazione Russa aveva simpatie politiche per l’ex presidente Evo Morales, costretto alla fuga dopo i disordini che hanno destabilizzato il Paese. La situazione è comunque in costante evoluzione ma la mossa di Mosca mira, probabilmente, ad aprire ad una possibile collaborazione con il nuovo esecutivo transitorio di Sucre. Posta di fronte al fatto compiuto della deposizione di Morales, infatti, la Federazione Russa ha preferito giocare d’astuzia per evitare di compromettere le relazioni future con il governo del Paese che, probabilmente, sarà guidato dall’opposizione anche dopo le consultazioni che verranno.
Lo scenario locale
La decisione di Mosca stupisce ancor di più se si tiene conto del comportamento tenuto in merito da un’altra importante nazione: l’Argentina. L’amministrazione di centrodestra uscente di Mauricio Macri, infatti, ha deciso di non riconoscere la Anez perché la sua investitura non è stata votata dal Senato dove il Movimento al Socialismo (MAS), lo schieramento politico di Morales, ha boicottato i lavori dell’organo legislativo. Il Mas ha una maggioranza corrispondente ai due terzi dei seggi dell’Assemblea ed il suo assenso risulta fondamentale affinché il processo di insediamento presidenziale risulti legittimo. La Anez si è invece autoproclamata, dopo la rinuncia di Morales, del vicepresidente Linera e dei presidenti di Camera e Senato, Capo di Stato.
Gli Stati Uniti, invece, si sono congratulati con il presidente ad interim per bocca del Segretario di Stato Mike Pompeo. Quest’ultimo ha lodato la Anez per aver deciso di guidare il Paese in un momento così difficile e durante la transizione democratica del Paese. Sono noti, infatti, i cattivi rapporti intercorsi tra la Casa Bianca ed il governo progressista di Morales, da sempre vicino al Venezuela, al Nicaragua ed agli altri Stati progressisti della regione.
Le prospettive
Dal Messico riecheggia, invece, l’appello lanciato da Evo Morales, che si trova nel Paese dopo essere fuggito dalla Bolivia. L’ex presidente si è rivolto alle Nazioni unite, alla Chiesa cattolica ed alle nazioni europee amiche affinché facilitino un dialogo che possa favorire la riconciliazione nello Stato andino, dove le contrapposizioni tra gli oppositori ed i sostenitori dell’ex cocalero sono molto forti e rischiano di causare fratture interne sempre più profonde. La crisi boliviana ha avuto inizio dopo il contestato primo turno delle elezioni presidenziali, vinto da Morales ma inficiato, secondo l’opposizione da brogli. L’Organizzazione degli Stati Americani, dopo aver condotto un’inchiesta sullo svolgimento del voto, aveva invitato ad annullare i risultati a causa di una manomissione degli stessi.
Non bisogna dunque sottovalutare il ruolo politico che potrà ancora giocare, nel prossimo futuro, Evo Morales. L’ex presidente gode di un radicato seguito popolare e non ha alcuna intenzione di gettare la spugna e rinunciare senza lottare. Certo la mossa di Mosca potrebbe far pensare che i vertici della Federazione russa ritengano improbabile questo sviluppi, al punto tale da sbilanciarsi nel riconoscere, seppur esprimendo scetticismo per la procedura, la Anez. I prossimi giorni e settimane si riveleranno decisivi per capire meglio come potrà evolvere il complesso scenario boliviano.