Dopo l’esito inatteso del referendum inglese sull’uscita dall’Unione Europea, con tutti i nefasti proclami del movimento Remain, Londra si è svegliata con un Primo Ministro in meno, rivelatosi inabile e incoerente nel portare avanti il suo piano politico. Uno dei principali esponenti dei Tories, il Partito Conservatore inglese, è stato forse l’emblema di questo referendum, che lo ha consacrato come nuovo leader della fazione: Boris Johnson, ex sindaco della capitale britannica, è il vincitore effettivo di questa consultazione, grazie ai suoi proclami un po’ politicamente scorretti, ma pregni comunque di comunicatività politica, un po’ populista, ma con una solida base intellettuale. Avevamo riscoperto il suo pensiero liberale incline a Margaret Tatcher, sufficientemente conservatore da ricordare quanto uno zelo solidale e distratto delle politiche europee aveva dimenticato il benessere dei suoi figli, a vantaggio di artificiali soggetti giuridici, i signori dell’alta finanza.Per approfondire: Brexit, gli Usa dicono addio all’UeOggi il populismo va a riempire quegli interstizi politici che all’inizio del millennio avevano occupato i promotori della cosiddetta Third Way, i liberal-socialisti che si sono professati difensori della giustizia sociale, dell’egualitarismo, oggi hanno lasciato il posto a leader ispiratisi a tale tendenza, ma che hanno dimenticato tutto ciò che di socialmente sostenibile potesse esserci. Oggi gli interessi primari del cittadino sono richiamati da quel populismo conservatore, un po’ nazionalista, sicuramente patriottico. Ed ecco che i biondi, per spezzare un luogo comune che li vede sfavoriti negli ambiti nobili della vita, perché definiti stupidi, oggi nella politica globale propongono dei modelli che si rivelano efficaci e apprezzati dall’elettorato; un elettorato fatto di lavoratori, facendo leva sul malcontento riguardo all’attuale establishment politico. Parallelamente all’effetto Brexit che ha consacrato il biondo albionico che porta il nome di un gentile signore russo incontrato sulla via di New York, altri due “pallidi” colleghi condividono con lui la stessa sorte politica, oltre al colore dei capelli. Il populismo trumpiano oltreoceano fa proseliti, a colpi di nazionalismo in pillole, tra i delusi cittadini schiacciati dal gigante neoliberista, rancorosi verso un sistema che li impoverisce e li trascura. Il magnate newyorkese era in Scozia per l’inaugurazione di un suo nuovo resort, e ha approfittato per complimentarsi con gli inglesi per la forte responsabilità assuntasi. A novembre si voterà per il nuovo inquilino della Casa Bianca, Sarà necessario capire quanto l’elettorato americano abbia visto di buon occhio la mossa albionica. Alcuni sondaggi – da prendere per quello che sono, vista l’affidabilità degli exit poll britannici -, asseriscono un balzo in avanti della Clinton, che ora ha un vantaggio di 13 punti percentuali su “The Donald”.Altrettanto si può dire dell’evoluzione popolare del Front National in Francia: le due bionde, zia e nipote, Marine e Marion Le Pen hanno sdoganato lo snobbismo intellettuale del “primo fronte” di Jean-Marie, per aprirsi alla lotta di classe dei francesi localisti, delusi dalle politiche promesse e mai ottemperate da un socialismo che di sociale ha poco o nulla. Oggi sull’onda della Brexit si è inaugurata la stagione dell’individualismo, con Trump che sorride a Johnson e elogia la scelta del popolo inglese, seppur con qualche gaffe legata alla geografia; Marine Le Pen ora lancia la provocazione per la Frexit, inaugurando di fatto la campagna elettorale per le presidenziali francesi del 2017, nella cui corsa i risvolti di questo referendum contribuirà a consacrarne la bontà o depotenziare i mezzi a disposizione del leader del Front National.Per approfondire: Brexit, così può cambiare il mondoQuel che sia il pay off di lungo periodo di questo referendum, quello che si denota è la scossa che il “biondo populismo” ha dato alla politica occidentale: è successo per davvero, che la politica “colta” perdesse terreno nei confronti della sana ignoranza, forse perché troppo narcisa e autoreferenziale, ha finito per innamorarsi della sua stessa immagine riflessa, che non riflette però i bisogni del cittadino. Da “Make America great again” a “Britain First”, il popolo sente di aver smarrito una propria identità, e la ricerca in chi li rassicura di restituir loro ciò che il nichilismo globlale, parafrasando Bauman, ha loro negato.





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