Non ha parlato soltanto di Taiwan ma, inevitabilmente, il passaggio sulla questione taiwanese risulterà alla fine essere uno dei temi più caldi toccati da Xi Jinping. Se non altro per la tensione che, ormai da mesi, si respira lungo lo Stretto di Taiwan tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese. In ogni caso, con un discorso durato un’ora e 45 minuti, il presidente cinese ha ufficialmente aperto il XX Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC).
Nel suo intervento, decisamente ridotto rispetto alle tre ore e mezza dell’ultimo Congresso di cinque anni fa, Xi ha tracciato la road map futura del Dragone, elencato i traguardi raggiunti dal partito nel quinquennio appena trascorso, affrontato punti ideologici, parlato della sicurezza e della difesa nazionale, fatto riferimento al concetto di comunità umana dal futuro condiviso, a Hong Kong e Taiwan.
Per quanto riguarda la “riunificazione nazionale“, Xi ha sottolineato che la questione taiwanese è un “problema dei cinesi che sarà risolto dai cinesi”. Più nello specifico, il leader cinese ha dichiarato quanto segue: “Noi continueremo a puntare ad una riunificazione pacifica con la massima sincerità ed impegno ma non prometteremo mai di rinunciare all’uso della forza e ci riserviamo l’opzione di adottare tutte le misure necessarie”.
Pechino ha sostanzialmente ripetuto quanto ripete da anni. Ovvero, che la Cina si impegnerà con determinazione ad ottenere “con tutti i mezzi necessari” la riunificazione con Taiwan. “Le ruote della storia stanno marciando verso la riunificazione e il ringiovanimento della grande nazione cinese, a completa riunificazione deve essere realizzata e può essere senza dubbio raggiunta”, ha aggiunto il presidente cinese raccogliendo il più forte applauso dai circa 2300 delegati riuniti nella Grande Sala del Popolo di Pechino.
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Il monito su Taiwan
In realtà, quello di Xi su Taiwan, più che ad un monito assomiglia ad un promemoria: indipendentemente dalle mosse degli Stati Uniti, la Cina prima o poi completerà la riunificazione con Taiwan. A quel punto, quando e se ciò accadra, Xi Jinping diventerebbe un vero e proprio eroe della storiografia comunista cinese.
Il leader ha tuttavia chiarito che il passaggio sul futuro dell’isola è rivolto “unicamente alle forze esterne ed ai pochi separatisti che vogliono l’indipendenza, in nessun modo si intende prendere di mira i nostri compatrioti di Taiwan” verso i quali, afferma, “abbiamo sempre mostrato rispetto ed attenzione, lavorando per il reciproco beneficio”.
Il messaggio di Xi, pronto ad essere incoronato per la terza volta segretario generale del PCC, e presto presidente della Cina, è chiaro: il gigante asiatico farà di tutto per raggiungere il suo obiettivo. È lecito supporre che tra qualche mese, archiviato il Congresso e una volta che sarà riconfermato presidente, Xi Jinping possa cambiare registro su Taiwan.
Attenzione: non significa che la Cina si lancerà, come sostengono alcuni media, in improbabili offensive militari volte a conquistare l’isola con missili e munizioni. Semmai, il Dragone potrebbe intanto rispondere colpo su colpo alle eventuali mosse degli Stati Uniti, oltre che ad alzare l’asticella della pressione diplomatica sul governo taiwanese.
Prima di ricorrere ai cannoni la Cina ricorrerà, all’occorrenza, ad altri espedienti, in primis al tentativo di soffocare l’economia dell’isola. Le parole di Xi, dunque, indicano che la Repubblica Popolare Cinese, presto o tardi, farà uno o più tentativi espliciti per recuperare Taiwan.
Gli altri temi toccati
Sarebbe però fuorviante ridurre l’intervento di Xi al solo passaggio su Taiwan. Il presidente cinese, ad esempio, ha utilizzato almeno 50 volte la parola “sicurezza” (17 nella variante “sicurezza nazionale”), 142 “partito”, 105 “persone”, 29 “democrazia”, 9 “Hong Kong”, così come “scienza/scientifico”, 5 “pandemia/epidemia”, 2 “Covid” e 2 “Zero Covid”. Insomma, la parte su Taiwan è solo la punta dell’iceberg.
Xi Jinping ha concluso il suo intervento lanciando un appello all’unità: “Manteniamo la ferma fiducia, restiamo uniti come una sola persona e andiamo avanti con determinazione”, ha affermato il presidente cinese, ribadendo ancora una volta che il concetto dell’unità è di fondamentale importanza per “costruire un Paese socialista e moderno in tutti gli aspetti e far avanzare il ringiovanimento nazionale su tutti i fronti”.
Immediata la replica di Taiwan. Il portavoce dell’Ufficio presidenziale di Taipei, Chang Tun Han, ha affermato che secondo popolo di Taiwan “la sovranità territoriale, la democrazia e la libertà non possono essere compromesse”.