Da quando Xi Jinping, nel 2013, ha lanciato la Belt and Road Initiative (Bri), tanti altri Paesi hanno provato ad emulare il piano infrastrutturale della Cina proponendo alternative alla Via della Seta del Dragone. L’obiettivo di questa tendenza è di facile intuizione: fare concorrenza a Pechino, ammaccare l’immagine della Bri e, al tempo stesso, cercare nuove occasioni commerciali.

Possiamo inserire nell’elenco la ribattezzata “Via della Seta europea”, la B3W americana lanciata da Joe Biden nel corso del G7 in Cornovaglia, nel 2021, e la Free and Open Indo-Pacific Strategy (Foip) capitanata da Giappone e, ancora una volta, Stati Uniti. In principio, dunque, Washington aveva messo sul tavolo la Build Back Better World (B3W). L’iniziativa non è mai del tutto decollata ma, adesso, il focus Usa si è spostato su un altro piano.

In occasione della visita in Arabia Saudita effettuata dal consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense, Jake Sullivan, l’inviato di Biden avrebbe organizzato un incontro tra alti funzionari sauditi, emiratini e indiani per promuovere un maxi progetto infrastrutturale capace di collegare India, Golfo Persico e Israele attraverso linee commerciali marittime e ferroviarie.

La proposta degli Usa

L’iniziativa potrebbe portare evidenti benefici economici ai Paesi coinvolti. In primis perchĂ© collegherebbe alcuni dei maggiori esportatori di petrolio a livello mondiale, e cioè Arabia Saudita ed Emirati Arabi, a quello che da quest’anno diventerĂ  il mercato piĂą popoloso del mondo, ovvero l’India

Poi perché, in questo modo, e grazie a una rete del genere, gli Stati Uniti potrebbero convincere Delhi a fare a meno del greggio russo (lo scorso aprile gli indiani hanno importato oltre due milioni di barili al giorno), dare un impulso alla normalizzazione dei rapporti tra Tel Aviv e Riyadh e, last but not least, garantire agli alleati del Golfo una valida alternativa alla Bri cinese, con Pechino che, ricordiamolo, punta con decisione sulla regione mediorientale per incrementare la propria influenza internazionale.

In realtĂ , l’idea di un grande progetto infrastrutturale è nata al forum I2U2 (India, Israele, Emirati, USA) , organizzato lo scorso febbraio ad Abu Dhabi, ma è tornato a prendere forma adesso.

La partecipazione di Israele potrebbe essere decisiva per il successo dell’iniziativa promossa dagli Usa, poichĂ© consentirebbe anche all’India di trovare uno sbocco importante per le sue esportazioni. Tel Aviv ha giĂ  riallacciato le relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi Uniti nel 2020, con la firma dei cosiddetti Accordi di Abramo, e ora è sul tavolo la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita. 

Il piano infrastrutturale

La costruzione di una rete ferroviaria tra i tre Paesi consentirebbe all’India di spedire le sue merci via mare negli Emirati Arabi Uniti e poi di farle arrivare su rotaia al porto israeliano di Haifa, sul Mediterraneo, attraverso il valico di frontiera di Beit She’an. Da lì le esportazioni indiane potrebbero raggiungere il porto del Pireo, in Grecia, e quindi il mercato europeo. 

L’India, che considera la Bri una minaccia al proprio sviluppo economico e alle relazioni commerciali, aveva giĂ  tentato di raggiungere l’Europa sponsorizzando il North-South International Transit Corridor, un’iniziativa che avrebbe coinvolto l’India. Un anno fa, le aziende degli Emirati Arabi Uniti hanno investito miliardi di dollari nel Corridoio alimentare India-Medio Oriente, un progetto che ha giĂ  evidenziato la necessitĂ  di una ridefinizione delle catene di distribuzione globali dopo la crisi ucraina.

Due sono però le grandi incognite relative a questa indiscrezione. La prima riguarda l’Arabia Saudita. Riyadh si è avvicinata alla Cina – che, dal canto suo, ha mediato un accordo con l’Iran per ristabilire le relazioni diplomatiche tra sauditi e iraniani – ma Washington ha ancora molte leve a disposizione per convincere il Paese a sostenere il progetto, tra cui gli interessi economici comuni e i legami in materia di difesa. 

La seconda incognita coincide invece con gli Emirati Arabi dove, secondo alcune indiscrezioni, Pechino starebbe costruendo una base militare in gran segreto. In attesa di saperne di piĂą, vedremo quando, come e se il maxi progetto sponsorizzato dagli Stati Uniti – del quale si hanno pochissime indiscrezioni – prenderĂ  forma.

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