Sogni di diventare fotografo?
ENTRA NELL'ACADEMY

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, il 15 ottobre, durante un video-vertice della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), ha dichiarato che il suo Paese è pronto a fornire all’Azerbaigian quelle connessioni autostradali e ferroviarie che, traversando i territori meridionali dell’Armenia, collegherebbero l’entroterra azerbaigiano con l’exclave della Repubblica autonoma di Nakhchivan.

Baku si riferisce solitamente a questo passaggio terrestre come al corridoio di Zangezur, un richiamo al nome storico di quella che, oggi, è la provincia armena di Syunik. Sebbene Pashinyan, in passato, abbia confermato dei piani per la costruzione di un collegamento ferroviario tra le due parti dell’Azerbaigian, attraverso la regione Meghri della provincia di Syunik, ha rigettato la richiesta di Baku inerente la realizzazione di una strada automobilistica lungo lo stesso tragitto. Quest’ultimo rifiuto ha rappresentato una delle maggiori fonti di disaccordo tra Baku ed Erevan da quando è terminata la seconda guerra del Karabakh, durata dal 27 settembre al 9 novembre dell’anno scorso.

Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, il 14 agosto, in un’intervista per il canale CNN Turk Tv, aveva protestato contro il rifiuto dell’Armenia reiterando l’ostinazione dell’Azerbaigian nel volere un’autostrada attraversante la regione armena del Mehri: “È necessario che ci siano sia una ferrovia sia un’autostrada affinché il corridoio di Zangezur diventi pienamente operativo. Noi dovremmo poter essere in grado di andare comodamente in auto da Baku a Nakhchivan e in Turchia”.

I commenti di Pashinyan al vertice della CSI, alla luce di tutto ciò, sono stati ampiamente interpretati dagli esperti azerbaigiani in termini di consenso dell’Armenia allo stabilimento del corridoio di Zangezur. È importante notare che il leader armeno abbia menzionato l’apertura di una linea ferroviaria e di un’autostrada tra l’entroterra azerbaigiano e il Nakhchivan nel quadro dello sblocco dei più grandi progetti di trasporto della regione previsti dall’accordo trilaterale del 10 novembre 2020. Progetti che doteranno l’Armenia di una connessione ferroviaria ed autostradale con la Russia, via l’entroterra azerbaigiano, e di un collegamento su rotaia con l’Iran, attraverso la regione del Nakhchivan.

Sebbene tra alcuni armeni persista la preoccupazione in merito ai potenziali pericoli derivanti dal corridoio di Zangezur, la dirigenza armena è generalmente emozionata all’idea dei potenziali benefici che la riapertura dei confini chiusi e lo sblocco delle rotte di trasporto regionali potrebbero procurare al Paese. Il ministro dell’economia armeno Vahan Kerobyan, ad esempio, ha anticipato che lo sblocco delle connessioni economiche e di trasporto aumenterebbe il pil dell’Armenia del 30% nell’arco di due anni. E un simile ottimismo viene spesso espresso anche da altri membri del governo, incluso il primo ministro Pashinyan.

Tutto ciò sta accadendo nel mezzo dei recenti sviluppi positivi tra l’Armenia e i suoi vicini turchici, Turchia e Azerbaigian. Nel corso delle ultime settimane, Turchia e Armenia si sono scambiate dei messaggi positivi l’una con l’altra a proposito di nuove opportunità per la normalizzazione delle loro relazioni bilaterali e per l’apertura dei confini. Tuttavia, mentre la parte armena chiede che il processo di normalizzazione avvenga senza precondizioni, la Turchia lo vincola al consenso dell’Armenia all’apertura dei corridoi di trasporto nella regione.

Il 19 settembre, parlando a dei giornalisti, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha detto che Pashinyan stava cercando di avere un incontro con lui, per discutere di relazioni bilaterali, e che la proposta era stata fatta pervenire alla parte turca attraverso il primo ministro della Georgia, Irakli Garibashvili. Secondo Erdoğan, un accordo sull’apertura dei corridoi dovrebbe avere la precedenza, anticipando il suo incontro con Pashinyan.

I leader di Armenia e Azerbaigian stanno negoziando un vertice per il prossimo futuro. Entrambe le parti hanno manifestato la volontà di organizzare un incontro mediato dal Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Una novità giunta sullo sfondo di rapporti e indiscrezioni, provenienti da ambo le parti, concernenti la firma di un trattato di pace tra i due Paesi nel vicino futuro.

A metà settembre, l’armeno Hraparak Daily, citando proprie fonti, riportava: “Sembra che un accordo sia stato raggiunto [tra Baku ed Erevan, a Mosca] per iniziare il processo di demarcazione e delimitazione dei confini, ma senza specificare lo status dell’Artsakh [Karabakh] all’interno del quadro delle mappe dell’Unione Sovietica”. E una dichiarazione sui negoziati per un accordo di pace è stata fatta dal nuovo ambasciatore della Franciafrancese in Armenia, Anne Louyout, che, senza svelare dettagli, ha detto: “Stiamo lavorando con i nostri partner statunitensi e russi sulla firma di un accordo di lungo termine per il Karabakh”.

Nonostante non sia certo che Baku e Erevan saranno in grado di raggiungere un accordo di pace nel breve termine, gli ultimi sviluppi avvenuti tra loro, accompagnati dai sopramenzionati commenti di Pashinyan sul corridoio di Zangezur, sollevano speranze in questa direzione. A inizio ottobre, in una mossa nel senso della riconciliazione, Azerbaigian e Armenia hanno raggiunto un accordo per l’utilizzo dei loro spazi aerei per i voli civili. E Azerbaijani Airlines, il 6, ha cominciato a volare sul territorio armeno per le connessioni Baku-Nakhchivan. Il giorno successivo l’Azerbaigian ha restituito un altro prigioniero all’Armenia, che era stato catturato durante la seconda guerra del Karabakh. Il 13, infine, i capi religiosi di Armenia, Azerbaigian e Russia si sono incontrati per la prima volta dalla fine della guerra per inviare dei messaggi di pace.

I due Paesi sudcaucasici pianificano anche di riaprire i cantieri del gruppo di lavoro trilaterale Russia-Armenia-Azerbaigian, costituito durante il vertice dei tre leader dell’11 gennaio e adibito alla presentazione di piani d’azione ai rispettivi governi in merito ai progetti autostradali e ferroviari regionali e alla loro implementazione. Il presidente Aliyev, in un’intervista all’agenzia di stampa turca Anadolu, aveva detto che il gruppo si sarebbe incontrato nuovamente a ottobre.

Minacce e sfide al processo al pace continuano ad esserci, comunque, nonostante tutte queste tendenze positive. I recenti scontri a fuoco tra le forze armate azerbaigiane e le truppe armene stazionanti nel Karabakh in violazione dell’accordo trilaterale del 10 novembre, ad esempio, compromettono il delicato equilibrio regionale postguerra. Ad ogni modo, come ha dichiarato di recente Aliyev, la situazione è generalmente stabile nella regione e sta creando un ambiente favorevole all’implementazione di progetti politici e di trasporto.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.