La Russia ha saputo trasformare la sfida della pandemia del 21esimo secolo in un’opportunità per aggirare le pressioni provenienti dalla campagna di accerchiamento dell’Occidente e trovare una nuova entrata, estremamente redditizia: le produzioni farmaceutiche contro il Covid19, dagli antivirali ai vaccini.

Peculiarità strutturali, come l’aver ereditato dall’Unione Sovietica un settore della ricerca medico-scientifica di alto livello, e interessi contingenti, ossia l’impellente necessità di concludere la corsa al vaccino in prima posizione, hanno permesso alla Russia di diventare il primo Paese al mondo a registrare un vaccino contro il Covid19, lo Sputnik V.

Dall’11 agosto, giorno in cui il presidente russo Vladimir Putin ha messo l’opinione pubblica nazionale a conoscenza del traguardo, il Cremlino ha iniziato a promuovere lo Sputnik V in ogni continente ma dando una preferenza strategica alle capitali del Sud globale, il vero obiettivo sin dagli albori. La competizione, però, non è finita quel pomeriggio di estate: progressivamente sono terminate le ricerche di altre case farmaceutiche, come Pfizer e AstraZeneca, e Mosca, per trasformare la vittoria di misura in una vittoria totale, ha iniziato ad investire nella realizzazione di nuovi vaccini con l’obiettivo di dominare l’intero mercato.

Lo Sputnik V

Il Cremlino ha affidato l’onere-onore di realizzare un vaccino efficace per il Covid19 in tempi brevi ad uno dei più antichi e rinomati centri di ricerca del Paese, l’Istituto di Ricerca Epidemiologica e Microbiologica N. F. Gamaleja (Национальный исследовательский центр эпидемиологии и микробиологии имени почётного академика Н. Ф. Гамалеи), la cui fondazione risale al lontano 1891, in epoca zarista.

L’istituto Gamaleja opera sotto la supervisione del Ministero della Salute e ha potuto condurre una ricerca celere, approfondita e all’altezza della competizione internazionale, grazie agli investimenti del Fondo di Ricchezza Nazionale della Russia (Фонд национального благосостояния России), rivelatisi fondamentali.

Lo Sputnik V è stato annunciato nel mese di maggio, ha superato le prime due fasi di sperimentazione tra giugno e luglio, ed è stato registrato ufficialmente nella giornata dell’11 agosto. Le evidenze preliminari sono state corroborate dai risultati eccellenti ottenuti durante la terza ed ultima fase, durante il quale il vaccino ha mostrato un tasso di efficacia del 95%. Le conclusioni sono state ritenute abbastanza solide da spingere il Cremlino a presentare lo Sputnik V alle Nazioni Unite nella giornata del 2 dicembre.

L’EpiVacCorona

Mentre i riflettori sono puntati sullo Sputnik V, che sta venendo pubblicizzato e venduto in diversi Paesi dell’America Latina, dell’Africa e dello spazio postsovietico – e persino all’interno dell’Unione Europea, dove è stato acquistato dall’Ungheria – il centro di ricerca Vector sta finalizzando la sperimentazione di un secondo vaccino, ribattezzato EpiVacCorona, a base di peptidi.

L’istituto Vector, il cui nome completo è Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia Vector (Государственный научный центр вирусологии и биотехнологии Вектор), ha svolto le fasi uno e due di studio e sperimentazione nel mese di agosto e ha ottenuto l’approvazione ufficiale il 13 ottobre, diventando il secondo vaccino contro il Covid19 ad essere registrato in Russia. 

Ugualmente allo Sputnik V, anche l’EpiVacCorona è stato registrato prima di essere sottoposto agli accertamenti finali della terza fase, che hanno avuto inizio nel mese di novembre e sono ancora in corso. I dati preliminari, comunque, sono promettenti, ragion per cui è stata ordinata una produzione iniziale di 50mila dosi entro la fine dell’anno.

Il terzo vaccino

Il 6 ottobre ha avuto inizio la sperimentazione clinica di un terzo potenziale vaccino contro il Covid19, di natura inattivata, presso i laboratori del Centro Chumakov di Novosibirsk. Le informazioni sul possibile successore e concorrente di Sputnik V ed EpiVacCorona scarseggiano, ma le autorità ne stanno parlando in termini ottimistici.

Putin ha accennato alle ricerche del centro Chumakov durante il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai del 10 novembre, continuando a mantenere il più stretto riserbo e limitandosi ad anticipare ai presenti che i risultati preliminari sarebbero eccellenti anche in questo caso e che, perciò, il conseguimento della registrazione è previsto a breve.

Una prova di forza

Realizzare un vaccino salvavita a pandemia in corso equivale a conquistare uno status simbolo destinato a durare nel tempo, ma registrare tre vaccini, tanto efficaci quanto attraenti per il rapporto qualità-prezzo, è una prova di forza. La Russia, infatti, producendo e commercializzando simultaneamente farmaci antivirali come l’Avifavir e una selezione di vaccini, sta mostrando a concorrenti e rivali che, oltre a non essere un attore di serie B, possiede delle specializzazioni di alto livello e delle carte da giocare nella competizione tra grandi potenze.

La Cina ha sfruttato la pandemia per promuovere il proprio modo di produzione, il proprio modello di gestione delle emergenze e, soprattutto, la direttrice sanitaria della Nuova Via della Seta. La Turchia, invece, ha guidato una diplomazia degli aiuti umanitari nel mondo islamico, turcico ed ex ottomano. La Russia, invece, ha scommesso sull’eredità sovietica nel settore dell’innovazione e della ricerca medico-scientifica per vincere la corsa al vaccino e dominare l’ultima fase della pandemia, quella della commercializzazione delle cure.

Cina, Turchia e Russia; strategie differenti, ma un obiettivo comune: trasformare una minaccia esistenziale in un’opportunità di espansione. Le tre potenze hanno potuto vincere le rispettive partite, paradossalmente, grazie all’inaspettata impreparazione del polo di potere più influente del pianeta, l’Occidente, rappresentante del mondo libero, delle società avanzate e delle economie sviluppate.

La situazione per e nella comunità euroatlantica, infatti, si è rivelata complicata e tragica sin dai primordi della pandemia. Antagonismi nazionali e indifferenza hanno ritardato le tempistiche inerenti l’elaborazione di un piano d’azione comune, mentre globalizzazione e liberismo, le principali fonti della ricchezza, del benessere e della prosperità dell’Occidente, hanno completato il quadro, impedendo sia la conduzione di diplomazie sanitarie di spessore che la produzione rapida e su larga scala di beni essenziali, dai prodotti igienico-sanitari alle apparecchiature ospedaliere.

Alcune potenze hanno perduto terreno, come l’Italia, altre hanno combattuto per mantenere inalterata la propria posizione, come la Francia e gli Stati Uniti, mentre una cerchia incredibilmente ristretta, alla quale appartiene la Russia, uscirà considerevolmente rafforzata dalla pandemia e potrà approfittare delle nuove sfere di influenza ottenute nel mondo per espandere la propria presenza dalla sanità ad altri settori.

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