La campagna elettorale per le presidenziali americane è appena iniziata ed il candidato alla guida del partito democratico Michael Bloomberg è già incappato nella prima gaffe. Per la campagna elettorale dello stato dell’Oklahoma il titolare dell’omonima agenzia di stampa si sarebbe servito di una società di call center, la ProCom. Nulla di strano, non fosse che la società, per lo svolgimento del servizio, si serve di due agenzie all’interno di due differenti carceri femminili dello Stato, con le detenute in riabilitazione.

Con la notizia divenuta di dominio pubblico grazie al lavoro della testata americana The Intercept, il magnate americano ha dichiarato di aver rescisso immediatamente il rapporto di lavoro in essere con la società di call center. Troppo tardi però per salvare la sua reputazione, gravemente compromessa nell’elettorato dell’Oklahoma, nonostante la promessa di scegliere in futuro con maggior accuratezza le proprie partnership. Bloomberg ha comunicato inoltre di non essere precedentemente a conoscenza degli strumenti utilizzati dalla casa di call center americana.

La difesa di Bloomberg

Nonostante la rescissione della collaborazione, in un comunicato del portavoce ufficiale del miliardario Stu Loeser, è stata ribadita la bontà dell’operato della casa di call center, che ogni anno permette la riabilitazione di decine di detenute nelle carceri del Paese. Sebbene il salario si limiti a soli 1,45 dollari orari, alle lavoratrici è permesso di imparare a svolgere il lavoro di centraliniste per essere pronte al mercato del lavoro una volta dismesse, potendo contare già su un piccolo gruzzolo una volta lasciato il carcere. Le parole del portavoce  appaiono comunque in netto contrasto con la contestuale decisione di abbandonare la collaborazione, dovuta non al modus operandi bensì alla mancanza di idonea comunicazione dei metodi di lavoro. Basteranno però le sommarie giustificazioni del proprietario di Bloomberg Tv per riguadagnarsi la fiducia dell’elettorato americano?

Il danno d’immagine

Il fatto che tra tutti in questa gaffe sia incappato il proprietario di un’agenzia di stampa ha reso particolarmente ironica la situazione, ha gravemente danneggiato l’immagine del candidato democratico in corsa per la nomination. Rappresentando in sé già una figura border line dell’ambiente democratico, provenendo dalla stessa estrazione culturale dell’alter ego repubblicano Donald Trump, la caduta di stile rischia di diventare ancora più fragorosa. Gli stessi vertici del partito democratico adesso non sono più così convinti che, se arrivasse al ballottaggio con il presidente in carica, Bloomberg possieda tutte le carte in regola per poter strappare la vittoria. Se il volto pulito e compagnone alla Bernie Sanders già non era una sua qualità originaria, adesso anche i metodi utilizzati per raggiungere la vittoria sembrano rassomigliare più ad una sinistra repubblicana rispetto ad una destra democratica. Particolare che potrebbe influire sull’astensionismo delle correnti più tradizionaliste del suo partito. E se già negli ultimi sondaggi dell’agenzia YouGov  soltanto un elettore su 16 si rispecchia nel magnate americano, le sue preferenze rischiano di crollare ulteriormente a picco, spianando la strada alla corsa incontrastata di Joe Biden.

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