Un aspirapolvere come metafora di sicurezza e di contrasto alla criminalità organizzata. Valérie Pécresse, candidata alle elezioni presidenziali di aprile per il partito di centrodestra Les Republicains, ama parlare chiaro ed ha scelto di mettere la lotta al degrado, che minaccia banlieu e periferie urbane, al centro della sua campagna elettorale. “Bisogna tirar fuori il kärcher (una nota marca di aspirapolveri tedeschi) dalla cantina dove è stato riposto da dieci anni da Hollande e Macron” ha detto la Pécresse in un’intervista a La Provence, il grande quotidiano regionale di Marsiglia per poi aggiungere che “È tempo di ripulire quei quartieri che sono diventati delle zone di non diritto. Darò la caccia ai boss, perseguiterò i delinquenti e punirò i criminali”.
Le bande tengono sotto assedio le periferie e minacciano la popolazione, schiacciata tra violenza e miseria, ma gli interventi dello Stato latitano e così il tema della sicurezza è tornato ad essere centrale nella sfida tra gli aspiranti Capi di Stato. La Pécresse, già ministro dell’Educazione e poi del Bilancio durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, ha annunciato che, se verrà eletta, creerà 20mila nuovi posti nelle prigioni, aprirà centri di detenzione provvisoria e riaprirà il carcere a chi è stato condannato a meno di un anno di detenzione. Questi ultimi beneficiano di una sospensione della pena decisa durante la presidenza Hollande per lottare contro il sovrappopolamento delle carceri ed il rischio di recidiva.
I sondaggi elettorali
Valérie Pécresse è un’avversaria dura per Emmanuel Macron. Intelligente, capace, europeista, schierata a fianco delle attività e dei ceti produttivi francesi è stimata al secondo posto dai sondaggi che sono stati realizzati in vista delle elezioni presidenziali. Le ultime rilevazioni, pubblicate nei primi giorni di gennaio, le attribuiscono una percentuale di voti al primi turno oscillante tra il 16 ed il 17%, sostanzialmente appaiata con Marine Le Pen ma distanziata da Macron che dovrebbe raccogliere il 25% delle preferenze. Segue Éric Zemmour, il giornalista sovranista, che potrebbe raccogliere il 14% dei voti e poi ci sono i tanti candidati di una sinistra debole e frammentata.
Le cose potrebbero mutare al ballottaggio qualora la Pécresse riesca ad accedervi. In questo caso la distanza da Macron si riduce a due-tre punti percentuali. Si tratta di un pareggio sostanziale, tenendo conto del margine di errore. Tutti gli scenari, insomma, sono ancora aperti. Sposata e con tre figli, la Pécresse è dipinta dai suoi avversari come una borghese residente in un ricco quartiere di Parigi (parla correntemente giapponese e russo) e lontana dalle radici provinciali che tanto sono apprezzate in Francia. A metterla in difficoltà, paradossalmente, potrebbe essere un elettorato bianco sempre più pugnace, ostile nei confronti degli immigrati e desideroso di leggi più severe.
L’offensiva contro Macron
La Francia ha appena assunto la presidenza semestrale dell’Unione europea, in un momento che non poteva essere più propizio per Macron. Tra i punti programmatici che la Francia vuole promuovere ci sono il salario minimo, la carbon tax, una maggiore regolamentazione del settore big tech. Digitalizzazione e protezione dell’ambiente sono, dunque, i due cavalli di battaglia su cui Parigi intende scommettere senza trascurare altri elementi, come ricordato da Macron in un discorso riportato da Deutsche Welle, quali “il rapporto con l’Africa” e “l’autonomia strategica” nei confronti della Cina e degli Stati Uniti.
Il trionfalismo che Macron intende sbandierare potrebbe rivelarsi prematuro dato che gli effetti della pandemia e del lockdown provocati dal coronavirus sono ancora molto sentiti in Francia e la gestione della crisi da parte dell’esecutivo verrà giudicata con estrema attenzione dagli elettori, sempre più stanchi ed esasperati dopo quasi due anni di emergenza sanitaria. La Pécresse ha accusato Macron di “aver fatto razzia” dei soldi dei contribuenti durante la pandemia ed ha preso l’impegno di tagliare 200mila posti di lavoro dalla poco efficiente amministrazione pubblica, una promessa già fatta ma poi non rispettata da Macron. “Emmanuel Macron ha un’ossessione: quella di compiacere gli altri mentre io ho un’ossessione diversa: quella di fare” ha spiegato ai suoi sostenitori in un discorso citato dal Financial Times.