Generali in uniforme tengono in mano un foglio di carta dove appare disegnato un progetto edilizio e lui, questa volta senza divisa ma in abiti civili, firma e illustra ai presenti in che modo le opere saranno realizzate. È un generale Haftar quasi inedito quello apparso ad aprile davanti ai cronisti di Bengasi. Sembra essersi spogliato della divisa per parlare di progetti e di rilancio dell’economia locale. Discorsi più politici che militari, un fatto non inedito ma nemmeno così usuale per l’uomo forte dell’est della Libia. Un segnale che qualcosa sta cambiando: possibile che Haftar stia pensando adesso a un ruolo più marcatamente politico?
Cosa sta succedendo nell’est della Libia
A marzo a Tripoli si è insediato un nuovo governo. Questa volta l’esecutivo, guidato da Abdul Hamid Ddeibah, ha anche la fiducia da parte della Camera dei Rappresentanti insediata a Bengasi. A contribuire al via libera sarebbe stato lo stesso Khalifa Haftar. Il generale non si è opposto al nuovo esecutivo e questo ha permesso un passaggio di poteri inaspettatamente tranquillo. Tuttavia parlare di Libia unita è ancora molto presto. Il premier Ddeibah materialmente non può mettere piede nell’est del Paese, non è ben gradito nonostante l’appoggio dato alla sua compagine governativa. Lo stesso parlamento, dopo aver approvato la fiducia, da settimane sta negando il disco verde al bilancio statale. É il segno di una situazione in continuo divenire, dove a tenere buona parte delle redini del gioco è ancora Haftar. Quest’ultimo ha il controllo di una fetta importante della sua regione di riferimento, nonostante alcune difficoltà accusate negli ultimi mesi.
Le sue milizie, inquadrate all’interno del Libyan National Army, sono ben presenti in tutto l’est del Paese e sono quindi i suoi ordini a determinare l’andamento della situazione. Se Haftar dovesse decidere, come già accaduto poche settimane dopo l’insediamento del nuovo governo, di non far atterrare a Bengasi l’aereo con il premier a bordo, allora Ddeibah sarebbe costretto a rimanere a Tripoli. Ma ad un forte potere militare, non corrisponde tuttavia un forte potere politico. Né tanto meno il generale può contare sulla stessa popolarità riscontrata negli anni passati. Per questo il suo entourage sta cercando di correre frettolosamente ai ripari: le immagini di Haftar che valuta e approva progetti edilizi attorniato dai fedelissimi rispondono proprio a questo obiettivo. Mostrare cioè la volontà dell’uomo forte dell’est della Libia di adoperarsi sotto il fronte politico prima ancora che militare.
La possibile candidatura di Saddam Haftar
Per la cronaca, quei progetti edilizi riguardano la costruzione di nuovi quartieri attorno a Bengasi. Sono stati illustrati nel dettaglio sul quotidiano Al Arab e si parla di migliaia di nuovi alloggi, da destinare soprattutto ai familiari dei soldati caduti in questi anni di intense battaglie. Anche questo un segnale volto a dare di Haftar un’immagine più da uomo politico e meno da militare. La domanda sorge quindi spontanea: il generale toglierà per sempre la divisa a favore di una sua candidatura? I margini, sotto il profilo prettamente tecnico, ci sarebbero. L’attuale governo di Ddeibah è stato chiamato unicamente a gestire la fase di transizione che dovrebbe portare (il condizionale è d’obbligo) a nuove elezioni entro il 25 dicembre 2021. Dunque Haftar potrebbe candidarsi quale nuovo leader e avere un’investitura popolare fra sei mesi. Tuttavia c’è un altro discorso di cui dover tenere conto ed è quello di natura prettamente anagrafica: il generale ha 78 anni, in passato ha sofferto di gravi problemi di salute e questo ovviamente non dona necessarie garanzie nemmeno tra i suoi sostenitori.
Da qui un’idea sempre più in voga in ambito diplomatico: Khalifa Haftar starebbe lavorando per far avanzare la candidatura del primogenito Saddam. Le indiscrezioni sono state per la prima volta rivelate dal sito statunitense The Washington Free Beacon, secondo cui il figlio del generale avrebbe avuto nei mesi scorsi un incontro con funzionari dell’intelligence israeliana. Una circostanza non confermata dalle parti, ma nemmeno smentita. Secondo il periodico americano, i servizi di sicurezza dello Stato ebraico potrebbero appoggiare Saddam Haftar nell’ottica di un riavvicinamento futuro tra Libia e Israele. Dal canto suo, il primogenito del generale vorrebbe garantirsi il sostegno occidentale in vista delle consultazioni. Solo indiscrezioni per l’appunto, ma che nello scacchiere libico hanno un peso non indifferente. E c’è chi già immagina una sfida elettorale tra figli d’arte: da un lato potrebbe esserci Saddam Haftar, dall’altro invece Saif Al Islam Gheddafi.
Dal canto suo Saddam non sembra avere lo stesso peso carismatico del padre. Attualmente è inquadrato tra i ranghi del Libyan National Army, è generale di una delle più importanti brigate ma in pubblico è apparso poche volte e di lui si è sempre saputo molto poco. Ma nell’ottica di un passaggio di consegne tutto interno alla famiglia, come spesso avviene nel contesto libico, il suo sarebbe il nome “prediletto”.