La Polonia di Diritto e Giustizia (PiS) sta tentando di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella nascente internazionale per la protezione dei cristiani perseguitati nel mondo. I rapporti fra il governo e il papato sono ottimi e lo scorso agosto è stato siglato un memorandum di cooperazione con l’Ungheria inerente l’attuazione congiunta di progetti ed iniziative in ogni parte del mondo in cui si abbia notizia di persecuzioni anticristiane.

In conformità all’aspirazione di fare di Varsavia il nuovo scutum saldissimum et antemurale Christianitatis, il governo polacco è intervenuto su un tremendo massacro di cristiani avvenuto di recente in Etiopia e passato incredibilmente in sordina nonostante le dimensioni: 750 morti.

Il massacro che ha turbato Varsavia

Il Ministero degli Esteri di Polonia ha pubblicato una nota ufficiale per denunciare una strage di cristiani avvenuta in Etiopia lo scorso 15 dicembre. La notizia del massacro, che sarebbe costato la vita a 750 fedeli della Chiesa ortodossa etiope, è stata confermata dallo Europe External Programme with Africa il 9 gennaio ma ha iniziato a circolare soltanto nei giorni scorsi.

La mattanza è avvenuta all’interno della Cattedrale di Nostra Signora Maria di Sion, uno dei siti più importanti dell’intera cristianità – non soltanto etiope – in quanto sarebbe ivi nascosta la leggendaria Arca dell’Alleanza, la cassa di legno contenente le Tavole della Legge date da Dio a Mosè. Non è la prima volta che il luogo di culto è oggetto di incursioni, spesso opera di ladri alla ricerca della reliquia, ma la carneficina sacrilega del 15 dicembre non ha precedenti storici.

Anche tu puoi aiutare i cristiani (Qui tutti i dettagli).

Per sostenere i cristiani che soffrono potete donare tramite Iban, inserendo questi dati:

Beneficiario: Aiuto alla Chiesa che Soffre ONLUS
Causale: ILGIORNALE PER I CRISTIANI CHE SOFFRONO
IBAN: IT23H0306909606100000077352
BIC/SWIFT: BCITITMM

Oppure tramite pagamento online a questo link

Secondo quanto ricostruito, la strage sarebbe stata consumata dalle forze armate etiopi e da milizie irregolari appartenenti all’etnia Amhara; paradossale il motivo: la loro irruzione nella cattedrale alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza, alla quale i fedeli ivi presenti – almeno mille – hanno opposto una tenace resistenza culminata nel martirio.

Nel comunicato del governo polacco si esprime una ferma condanna nei confronti “[de]gli autori di questo crimine barbaro compiuto in un luogo di culto” e vengono invitate “le autorità etiopi ad intraprendere immediatamente ogni iniziativa per chiarire le circostanze e punire i responsabili”. Varsavia, inoltre, richiama “le parti del conflitto alla cessazione delle violenze, al rispetto dei diritti umani, alla garanzia della sicurezza della popolazione civile e anche alla difesa dei luoghi di culto religioso” e auspica che venga consentito “l’accesso degli aiuti umanitari alla regione dei Tigrè”.

Cosa sta accadendo in Etiopia?

L’Etiopia è culla di una delle chiese più antiche dell’intera cristianità e la maggioranza della popolazione appartiene a confessioni cristiane. Malgrado ciò, le condizioni di vita dei cristiani hanno registrato un grave e repentino peggioramento negli anni recenti, in particolare a partire dal biennio 2019-20. Il deterioramento è dovuto principalmente all’aumento della conflittualità interna, palesata dall’esplosione della guerra del Tigrè ed aggravata dalla concomitante recrudescenza del fenomeno terroristico di stampo jihadista.

Tale è il livello delle violenze, compiute sia dai terroristi che nel contesto della guerra del Tigrè, che, nell’ultimo rapporto di Porte Aperte sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, l’Etiopia ha scalato tre posizioni in un anno, raggiungendo il 36esimo posto e consolidando il proprio status nella categoria dei Paesi “ad alto rischio”.

Avere delle stime sulle uccisioni, anche solo approssimative, è difficile per via del controllo capillare delle notizie da parte del governo ma, come si è visto con i fatti del 15 dicembre, l’eco dei massacri più gravi trova il modo di superare i confini nazionali. A questo proposito, secondo un’indagine dell’International Christian Concern, soltanto fra giugno ed agosto dell’anno scorso sarebbero morti almeno cinquecento cristiani per mano del terrorismo islamista.