Euroscetticismo contro europeismo, sovranismo contro globalismo, Trump e Putin contro Merkel e Juncker. La politica estera ha assunto un ruolo fondamentale nel dibattito elettorale francese. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. I problemi sono comuni, i confini sono labili, i fenomeni sono globali, e la Francia non è esclusa da tutti i grandi temi al centro della politica mondiale.In primo piano è sicuramente da inserire il dibattito sull’Europa e l’appartenenza della Francia all’Unione Europea. Ogni candidato ha propria visione peculiare che va analizzata per comprendere come potrebbe essere l’Europa del prossimo futuro. Emmanuel Macron è sicuramente il candidato presidente più europeista fra i quattro maggiori indiziati ad arrivare al ballottaggio. In lui è riposta la speranza di tutto il fronte europeista francese così come di quello europeo, che lo considera il baluardo all’effetto domino che si potrebbe creare se vincesse un euroscettico. Macron è amico di Bruxelles e alleato della Merkel, come dimostra il suo viaggio a Berlino ed ha intenzione di applicare in Francia tutte le politiche liberali e liberiste che saranno imposte, in futuro, dall’Europa.Fillon, il candidato del centrodestra francese, si pone su una posizione filo-europea ma senza troppo amore nei confronti dell’impianto europeo. Amico dell’Europa, sì, ma con i dovuti distinguo. Fillon rappresenta quel sentimento gaullista che mai si è sopito in Francia, in cui l’appartenenza all’Europa unita non ha mai soppiantato il nazionalismo tipico del popolo francese. Perciò l’idea del candidato dei Republicains è un europeismo moderato ma sempre inserito nelle logiche del Partito Popolare Europeo.Benoit Hamon è invece perfettamente in linea con il Partito Socialista europeo. Hamon cerca più Europa, più integrazione. Un rafforzamento che, secondo il candidato socialista, deve essere la base su cui costruire un eventuale successivo allargamento dell’UE nei prossimi anni.Sul fronte euroscettico, naturalmente, ci sono poi Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen. Il candidato di France Insoumise fa parte di tutta quell’area di sinistra radicale che vede nell’Unione Europea un grave ostacolo alle libertà civili e ai diritti dei lavoratori. Per Mélenchon, l’Europa va cambiata. Per fare questo cambio, chiede che si sciolgano alcuni trattati o che la Francia ne esca; in caso di risposte negative a queste richieste, non esclude un’uscita della Francia dall’Unione Europea, avendo più volte parlato di un “piano B” al posto dell’Euro.Marine Le Pen è chiaramente da tutti considerata la candidata euroscettica per eccellenza. In realtà, negli ultimi tempi ha un po’ ammorbidito i toni della sfida a Bruxelles, anche per cercare il tanto agognato voto moderato che le possa permettere di sperare nel ballottaggio. Ma è chiaro che, comunque, lei e il Front National rappresentano la Francia sovranista e contraria alle politiche europee. Il suo attacco a Hollande e alla Merkel al Parlamento Europeo, quando definì Hollande presidente della provincia di Francia, è ancora oggi un simbolo della sua lotta all’Unione Europea. In caso di sua elezione, ha detto di voler proporre un referendum popolare come quello della Brexit: una Frexit, che però dovrebbe poi passare per la riforma della Costituzione.Ma non è solo l’Europa il punto centrale del dibattito sulla politica estera francese. Anche l’appartenenza alla NATO, la Russia e la Siria sono stati temi fondamentali di queste elezioni.Per quanto riguarda la NATO, Mélenchon e Le Pen sono favorevoli all’uscita dall’Alleanza Atlantica, ritenuta ormai un retaggio obsoleto del Novecento. Mélenchon guarda al Mediterraneo, all’America Latina e alle ex colonie francesi. Marine Le Pen invece guarda più in casa, alla Francia isolazionista e non nasconde il suo ideale di avvicinamento alla Russia di Vladimir Putin, che ha visitato a Mosca poche settimane fa innescando una feroce discussione in tutta Europa. Ma non è solo Marine Le Pen a guardare con un certo favore in direzione del Cremlino. François Fillon ha ricevuto aspre critiche per la sua amicizia con Putin ai tempi di quando era ministro con Nicolas Sarkozy e non ha mai nascosto di voler farla finita con le sanzioni alla Russia. Macron al contrario si pone in un’ottica anche qui totalmente europeista, in cui l’Unione Europea dovrebbe essere il contrappeso sia alla Russia sia agli Stati Uniti d’America di Donald Trump. Di fronte alle spinte antiglobalizzazione e sovraniste dell’America e alla politica di Putin durante questi ultimi anni, Macron vuole mettere l’Europa di Bruxelles.Anche la Siria è entrata con forza in queste elezioni. In particolare, l’attacco siriano a Idlib e il presunto uso di gas tossici hanno diviso i candidati francesi, cos come la risposta rappresentata dall’attacco americano alla base dell’aviazione di Damasco. Le Pen si è dichiarata contraria all’attacco missilistico voluto da Trump e sostiene che Assad possa ancora rappresentare insieme alla Russia il miglior alleato nella guerra al Daesh. Fillon ritiene l’uscita di scena di Assad un dato su cui riflettere, ma pesa anche la sua attenzione alle politiche russe. Hamon e Macron si allineano invece a idee dell’Europa e chiedono la fine di Assad e l’intervento dell’ONU con un cambio di regime in Siria. Mélenchon invece si unisce al coro di chi ritiene Assad un criminale, ma nello stesso tempo non tollera né le ingerenze americane né un eccessivo interventismo dell’Occidente.





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