Sembra tutto pronto per lo storico incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un. Il Presidente americano nei giorni scorsi si è infatti detto disposto ad incontrare l’omologo nordocoreano in un meeting bilaterale verso maggio.
L’incontro con Kim sarebbe un grande successo per Trump
Un cambio di rotta che è stato subito ben accolto dalla controparte nordcoreana, che per bocca dello stesso Kim Jong-un ha espresso la propria volontà di scendere a patti con l’amministrazione americana.Una svolta storica sulla scia del già notevole risultato diplomatico ottenuto da Seul, che la scorsa settimana ha inviato una delegazione a proprio a Pyongyang.
Dopo mesi di tensioni caratterizzate da minacce verbali reciproche e test militari intimidatori, ecco che finalmente sembra essersi aperta la porta del dialogo tra Washington e Pyongyang. Se l’incontro dovesse infine verificarsi rappresenterebbe un risultato diplomatico incredibile raggiunto dall’amministrazione Trump dopo nemmeno due anni dall’inizio del mandato.
I democratici criticano l’incontro
Se da una parte però c’è chi potrebbe vincere, dall’altra ci sono naturalmente gli sconfitti. Un simile successo di Trump non è infatti visto di buon occhio dal partito democratico americano, che punta a scardinare il tycoon dalla Casa Bianca nella prossima tornata elettorale. È sufficiente leggere la stampa affine ai democratici, ma anche a quei repubblicani che non sopportano Trump, per comprendere come l’incontro tra Trump e Kim non sia affatto gradito. Emblematico a riguardo è un editoriale uscito su Bloomberg a firma Eli Lake.
Il giornalista americano scrive con tono sarcastico che Trump può “imparare qualcosa da Madeleine Albright circa i negoziati con la Corea del Nord”. A cosa si riferisce? Eli Lake spiega che lui stesso fece parte della delegazione americana che nell’ottobre del 2000 si recò a Pyongyang nel tentativo di finalizzare un accordo di demilitarizzazione della Corea del Nord.
Allora si era al termine della presidenza Clinton e quel tentativo di mediazione rappresentava l’ultimo sforzo della Casa Bianca nel cercare di ottenere un risultato diplomatico tangibile in vista delle elezioni. A quell’incontro non seguirono in realtà fatti concreti, ma il motivo è da ricercarsi più nel cambio di vertice tra Clinton e Bush Jr e nella diversa interpretazione della politica estera da parte di quest’ultimo. Il giornalista di Bloomberg tuttavia non esita a descrivere quell’incontro come “un punto basso della storia diplomatica americana”. Sottolineando poi come i delegati americani abbiano “banchettato con i politici nordcoreani, che qualche mese prima avevano gestito una carestia”. Insomma il gornalista usa un episodio in realtà di secondaria importanza per delegittimare l’attuale iniziativa di Trump, commentando che “l’America pagherà un alto prezzo per aver legittimato il carceriere della prigione coreana”.
La giravolta del partito democratico sulla Corea del Nord
A rinforzare le critiche dell’eventuale incontro con Kim ci ha pensato poi Hillary Clinton. La candidata democratica sconfitta alle ultime presidenziali sostiene che il vertice sia in realtà pericoloso per Washington perché carente di “diplomatici d’esperienza”. Insieme a lei tutto il partito democratico americano ha espresso la propria contrarietà a quest’iniziativa.
Ben diversa era invece la posizione dei “democrats” quando Donald Trump sfidava Kim a colpi di tweet e insulti. Eliot Engel, capo del Comitato degli Affari Esteri del partito democratico americano, il 9 agosto del 2017 sosteneva che l’aggressività di Trump “minacciava la credibilità americana tracciando un’assurda linea rossa”.
Il New York Times, nello stesso periodo, parlava di “rischi inerenti all’uso della forza bruta nel suo (di Trump) approccio alla diplomazia”. Mentre ora è lo stesso giornale newyorkese a remare contro l’incontro: “Non è un reality show, è un affare molto serio (…)Trump lo ritiene un eccitante gioco d’azzardo”, così il New York Times in un recente articolo. La giravolta democratica è dunque completa. In sei mesi è avvenuta la trasformazione: da una prudente diplomazia ad una intransigente chiusura al dialogo. Il possibile accordo tra Trump e Kim manda in confusione l’opposizione americana e può diventare il primo grande successo storico del tycoon.