Gli Stati Uniti hanno da tempo avviato contro il movimento di Hezbollah un assedio mediatico e politico per cercare di scardinare l’asse iraniano che da Teheran arriva al Mediterraneo. Per farlo, gli Usa viaggiano su due binari: da una parte attraverso l’attacco diplomatico “assediando” il Partito di Dio anche attraverso le decisioni volute in sede Onu e cercando di isolarlo dai partner nazionali e regionali; dall’altra parte, attraverso l’attacco diretto a società iraniane e di tutto il mondo che, in qualche modo, supportano o aiutano Hezbollah a finanziare il proprio esercito. Le sanzioni all’Iran e alle aziende iraniane servono anche a questo, cioè intaccare quella rete di interessi che inevitabilmente conduce ad un rafforzamento delle finanze sia iraniane sia del movimento sciita libanese.

L’ultima notizia, in tal senso, è che la Enough Project, ong che vede tra i suoi finanziatori l’attore George Clooney e John Prendergast, attivista per i diritti umani, affiliata  al Center for American Progress, ha stilato un’indagine per i legami fra la Repubblica democratica del Congo e Hezbollah. Secondo il rapporto del centro studi di questa ong (centro fondato dallo stesso attore hollywoodiano), dal titolo già abbastanza eloquente sulla loro posizione nei confronti di Hezbollah, “The Terrorists’ Treasury”, una banca congolese avrebbe effettuato numerosi trasferimenti di denaro a tutta una serie di imprenditori e aziende che sono legate in modo più o meno chiaro alla rete d’interessi che fa capo ad Hezbollah. La banca in questione è la Bgfi-Bank Rdc, diretta dal fratello adottivo del presidente congolese Joseph Kabila. Il rapporto documenta cinque trasferimenti di denaro avvenuti nel 2001 ad opera della Bgfi-Bank a favore dei alcune imprese legate a Kassim Tajideen, l’uomo d’affari belga-libanese arrestato quest’anno ed estradato negli Stati Uniti con l’accusa di “cospirazione, frode e riciclaggio” e accusato di finanziare il movimento di Hezbollah. Questi trasferimenti, a detta dell’indagine svolta da Enough Project, sarebbero continuati grazie a questa prestigiosa banca dell’Africa centrale e sarebbero serviti a Hezbollah per aprire una breccia nel regime sanzionatorio con cui Usa, Israele, Australia e Stati partner hanno cinto il sistema di imprese collegate al movimenti libanese per evitare che potesse ottenere il sostentamento necessario.

Secondo l’inchiesta dell’ong, negli anni vi sarebbero state numerose denunce formali da parte dei dipendenti ai superiori e ai dirigenti della banca congolese, proprio per segnalare queste operazioni. Ma queste segnalazioni non avrebbero avuto alcun seguito. A destare i sospetti erano state soprattutto le operazioni riguardanti alcune imprese affiliate al gruppo Congo Futur, che gli Usa sanzionano dal 2010 e che è diretto dal fratello di Tajideen. Nonostante denunce e sanzioni Usa, la Congo Futur ha però continuato a lavorare e a crescere tanto che sembra che vi siano contratti milionari anche con il governo di Kinshasa.  La banca congolese ha già ampiamente smentito le accuse della Ong americana e con essa il governo di Kabila che da tempo si trova nell’occhio del ciclone per numerose inchieste tra cui i Panama Papers, il Passeportgate. Denunce e rivelazioni che hanno colpito non solo il presidente congolese ma anche parenti e amici stretti.

L’uscita del rapporto della ong americana è interessante soprattutto per il momento in cui essa è avvenuta. Proprio nelle ore in cui la denuncia di Enough Project veniva pubblicata, Nikki Haley, delegata di Donald Trump alle Nazioni Unite e ferrea nemica di Hezbollah e dell’Iran, arrivava a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo. Una curiosa coincidenza temporale che getta alcuni sospetti sulla portata politica di questa accusa. Nikki Haley ha da qualche tempo avviato una politica di ostilità nei confronti dell’Iran e nei confronti di Hezbollah, tanto da aver chiesto anche di modificare il mandato Onu della missione Unifil per riuscire a colpire meglio i traffici di armi del movimenti sciita libanese ed evitare che questo si possa collegare alla Siria. Adesso, proprio mentre la delegata Usa al Palazzo di Vetro arriva a Kinshasa per un vertice con Kabila, spunta un’indagine accurata di un’ong Usa sul ruolo della maggiore banca congolese (legata alla famiglia del presidente) nel finanziamento al peggior nemico della stessa Haley. Il tutto mentre il senato Usa chiede ufficialmente a Trump di porre sotto osservazione la mancanza di democrazia nella Repubblica democratica del Congo.

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