Gli Stati Uniti potrebbero presto non condividere più alcuna notizia d’intelligence con quei Paesi che in futuro dovessero scegliere di utilizzare apparecchiature o strumenti collegati o collegabili i qualche modo all’azienda cinese di telecomunicazioni Huawei Technologies.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, tutto è nato da un disegno di legge proposto ieri dal senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton. Il provvedimento, nel caso in cui dovesse essere approvato dal Congresso, impedirebbe a Washington di spartire informazioni sensibili con i governi che consentono al colosso di Shenzen di utilizzare la tecnologia di rete 5G all’interno dei propri confini o che adottano strumenti marchiati Huawei.
Gli Stati Uniti stanno portando avanti una campagna globale contro la società fondata da Ren Zhengfei in quanto, secondo le autorità americane, Huawei potrebbe spiare i clienti per conto di Pechino. E se tra i clienti dovessero esserci anche Paesi partner della Casa Bianca, per l’amministrazione Trump sarebbe un problema non da poco continuare a passare notizie sensibili ad alleati ambigui.
L’anno scorso, dopo un provvedimento firmato dal presidente Donald Trump in persona, Washington ha inserito Huawei in una lista nera commerciale a causa di “problemi di sicurezza nazionale”. Va da sé che la Cina ha sempre negato ogni coinvolgimento con l’azienda, ma le giustificazioni di Pechino non sono ancora riuscite a convincere il Congresso Usa.
Gli alleati di Washington devono scegliere
La tempistica della presentazione del disegno di legge non è casuale. Tra pochi giorni, infatti, il Regno Unito dovrà decidere come aggiornare la propria rete di telecomunicazioni. Non è esclusa l’eventualità che Londra possa affidarsi alla tecnologia Huawei, anche se, dopo l’ammonimento americano, lo scenario potrebbe radicalmente cambiare.
Il premier britannico Boris Johnson, molto accondiscendente nei confronti dell’amico Trump, dovrà fare una scelta complicata: è meglio regalare al Paese le migliori tecnologie in circolazione (e sul mercato quelle di Huawei sono per certi punti di vista le top di gamma) oppure poter contare ancora sulla condivisione delle notizie di intelligence con gli Usa?
Scelta complicata, che potrebbe tuttavia riguardare anche tanti altri Paesi europei, Italia compresa. Il senatore Cotton, da tempo critico di Huawei, non intende fare alcuno sconto. “Gli Stati uniti non dovrebbero condividere informazioni d’intelligence di valore con paesi che consentono a un braccio della raccolta d’intelligence del Partito comunista cinese di operare liberamente entro i loro confini”, ha sostenuto in un comunicato lo stesso Cotton, come riferito dall’agenzia Askanews.
A rischio i rapporti di intelligence
Al momento la proposta di Cotton è soltanto una bozza di legge, ma intanto è bene interrogarsi su cosa potrebbe succedere in caso di terremoto. In altre parole, si frantumerebbero i rapporti di intelligence esistenti tra gli Stati Uniti e un discreto numero di alleati tradizionalmente fedeli a Washington, tra cui molti Paesi europei. Nel peggiore dei casi, nessuno condividerebbe più notizie sensibili con nessuno; comprese quelle informazioni riguardanti eventuali minacce terroristiche.
Washington, in pratica, mette tutti con le spalle al muro: o scegliete noi o Huawei. “Chiedo a tutti i nostri alleati nel mondo di considerare con cura le conseguenze del fare affari con Huawei per i loro interessi nazionali”, ha concluso Cotton.
La situazione è altamente frammentata. Australia e Giappone hanno subito messo fuori dal mercato Huawei. Lo stesso non hanno però fatto numerosi governi dell’Unione Europea. Germania, Francia e Italia non hanno fin qui appoggiato le richieste americane: molto presto dovranno scegliere da che parte stare.